Formazione

Nata a Roma l’ équipe dei medici anti tortura.

Nell' ambulatorio sette medici visitano ogni giorno un numero crescente di disperati che sbarcano in Italia i volontari offrono assistenza e sostegno.

di Paolo Giovannelli

Malati per il male ricevuto. Sono le vittime delle pratiche di tortura, alcuni fra i tanti ?cristi? di questo secolo che sta per finire. Percossi sulle piante dei piedi (una tecnica di tortura tristemente nota come falaka), ustionati col fuoco e con la corrente elettrica, spesso agli organi genitali, sospesi ai soffitti con gli arti legati. Spaccati nelle ossa e distrutti nell?anima. La scienza medica non scommette sulla loro guarigione fisica né sulla loro liberazione dai violenti e persecutori fantasmi del passato.
lntanto, molti di loro, per l??accogliente? posizione geografica dell?Italia, vivono – ma più spesso sopravvivono – proprio nelle città della Penisola. Ma da quali Paesi provengono? L?associazione ?Medici contro la tortura?, organizzazione umanitaria con sede a Roma e unica in Italia nel suo genere perché composta da dottori che aiutano sotto il profilo psicologico chi ha subito tortura, stila una lista dei governi che usano massicciamente gli strumenti di tortura per ?annullare? i propri oppositori. Ecco, quindi, un?altra classifica della vergogna. Al primo posto c?è il regime della Tunisia del presidente Ben Ali, seguito da quello del Marocco (?cattivo soprattutto con i Saharawi del Sahara occidentale) Poi l?Iran, l?Iraq e la Turchia. «Tutti Paesi», afferma il presidente dell?associazione umanitaria ?Medici contro la tortura?, il dottor Ettore Zerbino, «per cui il Medioevo non è mai passato, anche se la tortura resta purtroppo una regola in oltre 60 Stati al mondo». Di certo è imbarazzante notare che almeno con Tunisia, Marocco e Turchia, l?Italia ha sempre intrattenuto cordialissimi rapporti diplomatici, oltre al fatto che si tratta di mete privilegiate proprio di una buona fetta del turismo tricolore.
I ?Medici contro la tortura? operano ormai da circa 10 anni, spesso in collaborazione con Amnesty International, la Casa dei diritti sociali-Focus, il Centro Astalli del Jesuit Refugee Service e il Consiglio italiano per i rifugiati (Cir), anche se solo da qualche mese si sono strutturati in associazione di volontariato. Ma, già dal gennaio scorso ad oggi, alle centinaia di uomini e donne torturate, visitate e curate in passato, si sono aggiunte oltre una sessantina di persone, giunte all?ambulatorio coordinato dai dottori Carlo Bracci, Mario Ferraro, Anteo Di Napoli, Andrea Paolo Taviani, Ettore Zerbino, Leili Khosravi e Patrizia Di Coccamo.
«In maggioranza si tratta di uomini e, quasi la metà, sono curdi provenienti dall?Iran, dall?Iraq e dalla Turchia», aggiunge il dottor Zerbino. «Accertata la presenza di segni di pratiche di tortura sui loro corpi e gli squilibri emotivi causati dalle violenze subite, stiliamo una relazione sanitaria utile alla Commissione centrale del ministero dell?Interno per rilasciare loro il riconoscimento relativo allo status di rifugiato». Piuttosto elevato è anche il numero dei torturati vittime della milizia della Repubblica democratica del Congo. Inoltre, negli ultimi tempi, stanno sbarcando sulle coste della Penisola i primi torturati kosovari albanesi e kosovari di etnia serba.
«Ma l?Italia è del tutto impreparata a ospitare, e quindi a comprendere, chi ha subito la persecuzione dei torturatori», conclude il dottor Zerbino. «E non riesce ancora a distinguere tra l?emigrante per motivi economici e chi invece non ha altra scelta che la fuga e l?esilio all?estero».
Per informazioni: Associazione Medici contro la tortura (ambulatorio), via dei Mille 6, 001S5 Roma. Tel:06.4464613; fax: O6I44700229. E-mail:anteo@pronet.it

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