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Nascite in aumento

+ 3% nelle gravidanze da fecondazione assistita. Ma ancora molti italiani "migrano" all'estero

di Antonio Sgobba

Più di un anno fa la Consulta dichiarava incostituzionali alcuni articoli della legge 40 sulla procreazione assistita. Ora si vedono i primi risultati di quelle modifiche: le gravidanze sono aumentate oltre il 3%. È uno dei dati diffusi dal convegno della Società Europea di riproduzione Umana e Embriologia (Eshre), in corso a Roma. Le decisioni della Corte «hanno avuto l’effetto di migliorare il tasso di gravidanza per ciclo iniziato dal 20,42% al 23,49%, un aumento del 3,7% che rappresenta un incremento totale del 15%», riferiscono dall’Eshre. Per Paolo Levi Setti, dell’Istituto clinico Humanitas di Milano, «il dato è destinato a crescere in futuro».

La legge 40 è stata approvata dal parlamento nel 2004. Pone rigidi divieti: no alla eterologa, no alla produzione di più di tre embrioni, no alla loro crioconservazione, accesso vietato per le coppie fertili. In più c’è l’obbligo di trasferire gli embrioni prodotti senza diagnosi preimpianto. Con il fallimento del referendum abrogativo dell’anno dopo, le norme sono state confermate.

«Una legge molto restrittiva», con «una serie di divieti tutti sul piano etico senza fondamento scientifico e giuridico», ha affermato nel corso del convegno l’avvocato Filomena Gallo, presidente di Amica Cicogna Onlus, da anni impegnata nella difesa dei diritti delle coppie italiane in materia di riproduzione assistita.

Gli effetti più visibili della legge sono stati il calo delle nascite e l’aumento delle gravidanze a rischio, secondo la Gallo. Ma non è arrivato nessun intervento politico. Sono stati i giudici della Consulta, nel maggio 2009, a dichiarare incostituzionali le norme sul limite di tre agli embrioni producibili e sull’obbligo di impianto, aprendo deroghe al divieto di crioconservazione. Per la Corte Costituzionale le norme «limitavano il diritto delle coppie al miglior trattamento medico possibile e a ridurre rischi e  complicazioni».

Lo studio retrospettivo dell’equipe di Levi Setti ha analizzato 3274 cicli effettuati prima e dopo le modifiche alla legge ed è stato rilevato un aumento di oltre il 3% per ciclo iniziato nella seconda fase. «Il numero di ovociti utilizzati, di embrioni disponibili per il trasferimento è stato significativamente più elevato dopo l’eliminazione delle precedenti restrizioni» ha osservato Levi Setti. Inoltre l’opportunità di congelare gli embrioni ha portato ad un aumento degli impianti e sono diminuiti i parti gemellari. Secondo i ricercatori «questi dati preliminari mostrano che è possibile ottenere un tasso di gravidanza uguale a quella che si riscontrava prima dell’introduzione della legge 40».

Accanto a questi dati positivi il convegno ha registrato anche il record di fughe all’estero per la fecondazione assistita. Gli italiani sono circa un terzo del totale europeo. Su questo punto sono arrivate anche le reazioni della politica. Per il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella il dato è dovuto alla «falsa propaganda» che genera nell’opinone pubblica «l’idea sbagliata che in Italia la legge impedisca una buona applicazione delle tecniche e che quindi per avere bambini sia necessario andare all’estero». Il riferimento è al 60% di famiglie che vanno oltre confine per trattamenti che sarebbero comunque leciti in Italia. Ma per il presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale, il senatore Pd Ignazio Marino, «non è l’opinione pubblica a essere vittima di una campagna di delegittimazione contro la legge 40, è proprio il testo che non funziona e scoraggia».

Rimane il 40% di coppie che si rivolge all’estero per trattamenti illegali in Italia, come la fecondazione eterologa. Le cose potrebbero cambiare anche per loro. Come ha ricordato l’avvocato Gallo, la Corte Europea dei diritti dell’uomo ha dichiarato il 1 aprile l’incompatibilità con la Convenzione europea del divieto assoluto per l’eterologa. «Poiché in base alla nostra Costituzione la sentenza di Strasburgo diventa parte del nostro ordinamento, si apre la strada alla rimozione di un altro divieto», ha affermato la Gallo.

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