Welfare

Nasce la nuova social card

Fino a 404 euro al mese per le famiglie con figli minori. Per un anno andrà alle famiglie più povere delle 12 maggiori città italiane e (novità) della Sicilia. Il decreto è firmato, ma la sperimentazione partirà solo in primavera. Tutti i dettagli dal sottosegretario Guerra

di Sara De Carli

La gestazione è arrivata a termine. La nuova social card è pronta per vedere la luce. Il Governo Berlusconi aveva già autorizzato una copertura di 50 milioni di euro per il finanziamento di una Social card sperimentale, da realizzare per un anno nelle 12 città italiane più grandi: Bari, Bologna, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino, Venezia e Verona. A lavorarci è stato il sottosegretario al welfare Maria Cecilia Guerra, che rispetto all'iniziale impostazione ha cambiato profondamente sia la configurazione di questa nuova social card sia il profilo della sperimentazione.

Sottosegretario, ci sono novità sull'avvio della sperimentazione?
Il decreto per la social card sperimentale nelle 12 grandi città è stato firmato da entrambi i ministri (Fornero e Grilli, ndr) ed entro la settimana lo invieremo alla Corte dei Conti. Diciamo che l'iter è arrivato a termine. Io quindi porterò a casa il risultato politico, ma l’attuazione della sperimentazione avverrà sotto il prossimo Governo: non partirà prima di aprile-maggio.
Nei mesi scorsi si è parlato dell’ipotesi di estendere la sperimentazione – e quindi la nuova social card – alle quattro regioni del Sud dell’obiettivo convergenza, Campania, Calabria, Sicilia e Puglia. A inizio dicembre lei diceva che tre regioni su quattro erano d’accordo. Conferma che sarà così?
All’inizio le Regioni erano favorevoli, poi sono insorte difficoltà. La sperimentazione quindi sarà allargata alla sola Sicilia, finanziata dai fondi europei che il ministro Barca ha reindirizzato. Quindi sarà nelle 12 grandi città e in tutti i Comuni della Sicilia.
Su che platea?
Abbiamo stimato che raggiungeremo 13mila nuclei nelle 12 città. Sulla Sicilia non so quantificarlo, ma l’impatto sarà analogo negli effetti. È una misura mirata sulla povertà estrema, che cambia la filosofia rispetto alla social card tradizionale: non è solo un trasferimento passivo di denaro ma è uno strumento intergrato con le politiche di inclusione dei Comuni, collegata alle politiche attive e rivolta non la singolo ma al nucleo familiare. Pensiamo ad esempio, come minimo, alla frequenza scolastica, ai contatti con il centro per l'impiego, alle visite pediatriche… Ovvio che le grandi città sono più abituate a lavorare in quest'ottico, per i piccoli comuni sarà più complesso.
Chi avrà la nuova carta e che cifra avrà?
La social card andrà ai nuclei familiari, con due requisiti: famiglie con minori e disoccupazione degli adulti. Proprio perché ci si rivolge alla povertà estrema la condizione economica certificata dall’Isee sarà accompagnata anche da soglie patrimoniali. I Comuni poi aggiungeranno altri criteri, individuati da loro, proprio in considerazione delle politiche che già attuano o delle aree di intervento su cui sono più scoperti. La cifra andrà dai 281 euro al mese per il nucleo di tre persone ai 404 delle famiglie di 5 o più persone. Sappiamo benissimo che non tutti i nuclei potranno essere presi in carico e che per alcuni invece sarà possibile solo un trasferimento monetario: anche questo però ci servirà a capire, nell'ottica della sperimentazione, se la nostra scelta di puntare sull'attivazione delle persone è confermata.
Che ne è della social card tradizionale? I finanziamenti arrivavano solo fino al 31 dicembre 2012… È morta?
No, sono stati trovati dei finanziamenti che fanno capo ai fondi dell’Eni, con cui la social card era partita. Un elemento di aleatorietà c’è ancora. Diciamo che i fondi – circa 180 milioni di euro – dovrebbero arrivare a coprire anche il 2013. Anzi, a dire la verità non proprio tutto…
Nuovo Isee e nuova social card sono stati i suoi cavalli di battaglia. Ha visto che Monti li cita nella sua Agenda come le colonne per ridisegnare il welfare?
Ho visto e mi ha fatto piacere. Però ho notato che l’Agenda Monti definisce la sperimentazione della social card come “reddito di sostentamento minimo”, che è un’altra cosa rispetto all’inclusione attiva di cui dicevo prima.
Lei ora è candidata con il Pd, nella sua Emilia Romagna. Bersani che ne pensa di questa nuova social card e del nuovo Isee?
Con Bersani in quanto sottosegretario di un Governo tecnico non ho mantenuto rapporti. Dai parlamentari Pd ho sempre avuto riscontri positivi.
Come nasce la sua candidatura?
Era nel mio percorso, quasi fisiologica. Io sono da sempre nella segreteria provinciale del Pd, quando si è deciso per le primarie sono stato un candidato naturale. Modena me lo chiedeva. Le primarie sono state una grande soddisfazione, con 8.557 preferenze, stando praticamente sempre qui a Roma a presidiare la legge di stabilità.
Che ne pensa della piattaforma di VITA in vista delle elezioni? Si sente di sottoscriverla?
Come principi sì, anche se vorrei approfondirla meglio. Sono tanti temi importanti, a cominciare dall’importanza di valorizzare le esperienze di volontariato nel proprio curriculum formativo. Sul 5 per mille i tempi sono maturi, lo volevamo aggiungere alla delega fiscale, poi quella non è passata ed è saltato tutto. Sotto tutte le vostre proposte vedo un filo conduttore molto importante: la richiesta che ci sia attenzione alla specificità del non profit. La mia esperienza di questo anno è che le ricadute negative sul non profit (penso ad esempio alla spending review) non siano volute come un attacco deliberato a questo mondo, ma piuttosto accadano come "effetti collaterali" dovuti al fatto che non si considera e non si tiene conto delle specificità di questo mondo. Per questo credo sia importante un presidio specifico di competenze. Ad esempio è stata mia l’iniziativa di osteggiare quella revisione dell’impresa sociale di cui si accennava nella spending review.


 


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