Cultura

Nasce il primo museo Rom

Nel campo di via Impastato un'innovativa struttura intitolata a Fabrizio De André

di Silvano Rubino

   La scena. Una scolaresca va in visita all’interno di un campo rom, tra  le strade, le casette prefabbricate, con una guida rom che racconta usi  e costumi, tradizioni e cultura. Scoprendo in un piccolo museo foto, scritti,  materiali audiovisivi. Conoscendo e parlando con gli abitanti del campo.  E chiudendo con un pranzo a base di piatti gitani. Un sogno per inguaribili  idealisti? Una chimera per instancabili fautori dell’integrazione? Non  proprio. Anzi, un progetto concreto, pronto per l’inaugurazione.

 Si chiama Museo del Viaggio Fabrizio De André e sorge  all’interno del campo autorizzato di via Impastato, periferia sud di Milano.  Sarà un centro di documentazione sulla cultura rom e sinti in un locale  (prefabbricato, ovviamente) appositamente ristrutturato. Sarà, inoltre,  un centro di ricerca e di studi, darà origine ad eventi e manifestazioni,  sarà sede di un corso di lingua e cultura gitana con la docenza di Giorgio  Bezzecchi, avvierà una scuola di musica ad opera del maestro Yovic Yovica,  ospiterà scolaresche, studenti liceali e universitari, ricercatori e sarà  aperto, alcuni giorni della settimana, alla cittadinanza. Sarà un piccolo  museo a cielo aperto, con un percorso che inizierà da una tipica “carovanina”  di primo Novecento (debitamente ristrutturata e arredata con mappe, vestiti  tipici, stufa, pentole di rame e oggetti della tradizione).

   Un’idea un  po’ folle, in una città come Milano dove, come dice Maurizio Pagani, presidente  dell’Opera Nomadi, uno dei promotori del progetto, «si è costruita per  anni l’idea del campo come qualcosa da cancellare dalla città». Una città,  aggiunge Umberto Zandrini, presidente del consorzio Sir, altro soggetto  promotore del progetto, dove sulla cultura rom «sappiamo poco o niente.  Ma crediamo di sapere. Al posto della conoscenza mettiamo uno stigma» L’idea  di intitolare a Fabrizio De André il museo (con il via libera della fondazione  a lui dedicata) è proprio di Bezzecchi, che con il cantautore aveva collaborato  all’epoca di Anime Salve, per la stesura di Khorakanè, canzone dedicata  al popolo rom. Bezzecchi lo aveva accompagnato nei campi milanesi, gli  aveva fornito materiale sulla cultura rom e aveva tradotto in romanes alcuni  versi della canzone: «Fabrizio De André è stato un grande amico. E quest’idea  del museo a lui sarebbe piaciuta molto, perché è una difesa e una valorizzazione  della diversità».

I lavori al campo si sono svolti sotto la supervisione  dell’architetto Daniele Brandolino. Un’esperienza che anche per lui ha  significato vivere in diretta il superamento dello stereotipo: «La mia  idea iniziale era puntare su un container che mostrasse la lamiera, una  sorta di simbolo dell’idea del viaggio, dell’eterno movimento», racconta.  «Poi gli abitanti del campo mi hanno chiesto: “Perché non lo ricopri di  un rivestimento di finti mattoni?”. E lì ho capito che il nomadismo in  realtà è uno dei tanti pregiudizi, che invece nella maggior parte dei casi  il sogno dei rom è la stanzialità». Alla fine il muro è stato intonacato,  con i colori della bandiera rom.

Vicino al museo troverà spazio un “autonegozio”  attrezzato per la preparazione dei pasti per i visitatori. Con l’obiettivo  di creare un percorso di formazione professionale e inserimento per rom  del campo di via Impastato e di altri campi e di farne una struttura di  “catering etnico” pronta a muoversi per la città per eventi, feste manifestazioni.

Non  è la prima volta che il sociale si muove in maniera innovativa sul fronte  dell’integrazione di rom e sinti. La novità, questa volta, è che l’idea  un po’ folle ha la benedizione della nuova amministrazione comunale di  Milano attraverso le parole di Marco Granelli, neo assessore alla Coesione  sociale: «La comunità, la storia, la cultura rom e sinti fanno parte di  questa città. È una cultura che ha saputo mantenere la sua vitalità, nonostante  le grandi difficoltà. Bisogna lavorare per abbattere gli stereotipi: e  questa iniziativa va nella direzione giusta». Probabilmente una  «direzione  ostinata e contraria», per dirla con De André, rispetto allo spirito dei  tempi. Ma l’unica capace di far uscire dalla logica della paura.

 

L’inaugurazione del Museo è a partire dalle ore 18 di venerdì 7 ottobre.

Ore 18.00: apertura  al pubblico, proiezione di interviste con Fabrizio De Andrè, proiezione di un documento del 1958   a cura di Taddeo Nazzareni, intervento a cura di Mirko Bezzecchi
 ore 19.00: rinfresco a base di specialità gitane
 ore 20.00: spettacolo di musica, canti e balli con: Jovic  Jovica e I Muzikanti di Balval, Dijana Pavlovic, La Fonomeccanica, Maurizio Dehò, Roberto Durkovic, Federico Sanesi e Nuria Sala, Paolo Ciarchi, Alessio Lega, Marco Rovelli, Claudio Cormio, Andrea Labanca, Guido Rolando, Redelnoir  e tanti altri ospiti ancora.
 

Il Museo del viaggio, gestito da Opera Nomadi Milano e dalla Cooperativa Romano Drom, è stato co finanziato da Fondazione Cariplo. Sarà aperto il mercoledì pomeriggio dalle 14.30 alle 18.00 e il giovedì mattina dalle 9.30 alle 12.30.
È consigliato prenotare la visita inviando una mail di richiesta a:
museodelviaggio@gmail.com

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