Economia

Nasce il colosso cooperativo

Si chiama «Alleanza delle Cooperative Italiane». Agci, Confcooperative e Lagacoop sono il 90% del settore

di Redazione

Si chiama «Alleanza delle Cooperative Italiane» il cordinamento nazionale che nasce oggi a Roma voluto dalle componenti più rappresentative della cooperazione italiana. Agci, Confcooperative e Lagacoop assieme rappresentano oltre il 90% del settore per persone occupate (1.100.000) e un fatturato realizzato (127 miliardi di euro) con ben 43 mila imprese rappresentate e oltre 12 milioni di soci.

Le tre centrali cooperative promuovono un coordinamento stabile, ma senza strutture permanenti che si esprimerà attraverso il portavoce unico, rinnovabile annualmente, la cui individuazione avviene ad opera dei presidenti delle tre centrali. Il primo mandato va al presidente di Confcooperative, Luigi Marino. Nella prima fase l’attività dell’alleanza punterà a consolidare il progetto a livello nazionale. Nel giro di tre anni l’obiettivo è quello di estendere l’attività e il coordinamento ai settori e ai territori.

«So che non è molto di moda ammetterlo, ma oggi io devo dire sentirmi felice». Parole di Giuliano Poletti, presidente di Legacoop, dal palco dove è stata presentata la nuova Alleanza delle cooperative italiane. Un passo storico che raccoglie sotto un’unica sigla di rappresentanza Legacoop, Confcooperative e Agci. La relazione di  apertura della giornata è stata tenuta da Luigi Marino, presidente di Confcoop, e primo portavoce dell’Alleanza  (resterà in carica un anno). «Un coordinamento stabile fra le nostre Associazioni», l’ha definito. «Alleanza è un nome che definisce con immediatezza quello che vogliamo essere e fare. L’Alleanza delle cooperative italiane non è un’improvisazione. Non è una scelta avventata e temeraria. Non è una di quelle storie in cui si butta il cuore oltre l’ostacolo? Con l’Alleanza decidiamo di dare sistematicità e regole ad una pratica di coordinamento». Marino ha dato anche i numeri di un sistema che negli ultimi dieci anni ha visto aumentare l’occupazione del 51%, e il fatturato del 65%. Il patrimonio netto è più che raddoppiato.

Nel corso della sua relazione Marino ha dato atto al Governo Berlusconi di aver avuto comportamenti “leali nella difesa dell’ordinamento cooperativo italiano», in particolare dagli attacchi che sono venuti da Bruxelles. Anche in conferenza stampa Marino ha ribadito la sua posizione: «la relazione non è stata una relazione antigoverno perché il governo ha difeso la cooperazione la dove andava difesa. Inoltre Tremonti ha più volte fatto richiamo alla cooperazione come strumento per affrontare certe situazioni, come la banca del Sud.

Sia Poletti che Marino poi hanno condiviso che l’obiettivo dell’Alleanza non è quello di difendere gli interessi spiccioli del mondo cooperativo, ma di spingere verso una crescita complessiva del paese. Dentro l’orizzonte della crescita le cooperative poi si guadagneranno il loro spazio.

«Abbiamo detto due cose che ci premono: che bisogna fare i conti con il debito pubblico perché è un dramma per i deboli non per i ricchi. E un problema sociale del paese. E abbiamo detto no a politiche di sviluppo contando su fondi pubblici», ha riferito Marino. «Un tema quello della  crescita, che è sostanziale», ha sottolineato Poletti. «La stagnazione rende tutto irresolvibile. Ci vuole invece un’apertura del mercato non c’e una altra scelta economica che permetta di risolvere i problemi aperti. La questione non è più la spesa pubblica. Ma decidere che ci sono alcuni ambiti su cui investire. Aprire il mercato, scegliere dove investire, ad esempio sulla formazione, e poi stare al fianco di quelli che ci provano».

I presidenti si riuniranno periodicamente e utilizzeranno due formule di partecipazione una con 24, l’altra con 90 dirigenti scelti dalle tre centrali. Sarà costantemente aggiornata l’agenda degli impegni comuni, definendo le priorità e le decisioni da assumere. I presidenti saranno affiancati da un gruppo di lavoro che si avvarrà di informazioni e di dati di natura economica e sociale, forniti dalle organizzazioni, utili per valutare l’andamento delle imprese cooperative aderenti, simulare impatti delle normative di riferimento ed elaborare proposte. È prevista anche la costituzione di singoli ‘tavolì specialistici, per i quali potranno essere nominati relativi portavoce unici.

L’Alleanza delle Cooperative Italiane produrrà un Rapporto annuale sulla cooperazione italiana che faccia chiarezza sugli aspetti qualitativi e quantitativi e mette a fuoco evoluzioni e tendenze del comparto. »Perchè senza conoscenze dirette -precisano Alteri, Marino e Poletti- non c’è buona politica cooperativa. A noi interessa un’operazione verità».

Nel coordinamento saranno coinvolti anche gli organismi collegiali nazionali delle organizzazioni: formeranno l’Assemblea dell’Alleanza, che si riunirà una volta l’anno per discutere le principali questioni ed azioni di interesse comune.


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