Welfare

Narrare lo sviluppo

di Flaviano Zandonai

Passa il tempo ma di sviluppo si continua a discutere. Si susseguono i modelli, si confrontano i paradigmi ma la questione rimane. Anche per l’impresa sociale è una categoria centrale. Tanto che, come scrivevo qualche post fa, è un fiorire di piani e strumenti che ne definiscono, monitorano e valutano le traiettorie. Oggi dovevo parlare con l’ex presidente di un consorzio di cooperative sociali. L’intervista è andata buca ma non demordo. Perché mi serve per uno studio di caso dove lo sviluppo verrà ricostruito non come una funzione organizzativa tra le altre, ma facendolo corrispondere al ciclo di vita dell’organizzazione consortile nel suo complesso (come è ben emerso da un precedente colloquio). Insomma è uno studio su un soggetto specializzato, dove lo sviluppo è consapevolmente agito come elemento centrale della mission. Compito improbo. E, pensa un pò, con risorse limitate. Scelgo quindi un approccio azzardato, contando sul fatto che l’organizzazione la conosco ma ne sono sufficientemente distaccato per non farmi irretire nelle sue dinamiche odierne e non farmi “assordare” da troppi stimoli, dati, aspettative, ecc. L’ipotesi è che una così forte centralità assegnata allo sviluppo debba alimentarsi ad una costante produzione di senso: significati, direzioni, motivazioni che “scaldano” i motori dello sviluppo con adeguati investimenti di risorse, competenze, ecc. Dal punto di vista metodologico, opto per la narrazione. Che dovrebbe aiutarmi a destrutturare le conoscenze codificate e formali della pianificazione per giungere così alla fonte, a quel discorso generativo che rappresenta un must degli imprenditori sociali. Un crogiolo di riflessività, visioning, metafore, tempi dilatati e pure qualche decisione sparsa qua e là. Spero di farcela.

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