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Napolitano, parole al vento
Cade nel vuoto l'appello del presidente al rispetto reciproco fra le istituzioni
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano prova a calmare gli animi e a riportare un po’ di saggezza nei rapporti fra le istituzioni dello Stato, ma il suo appello cade nel vuoto, e tutti interpretano a proprio uso e consumo le sue parole, a cominciare dal presidente del consiglio Berlusconi. Un altro strappo nei rapporti fra il premier e il Colle.
- In rassegna stampa anche:
- CASO CUCCHI
- ABORTO
- SANITA’ USA
- DONNE
- DERIVATI
- EDILIZIA PRIVATA SOCIALE
- TORTURE
- RIFIUTI
- RAI
Il messaggio del Colle che Napolitano ha diffuso prima di partire per Damasco «ha prodotto i prevedibili effetti» ancor prima dell’arrivo del presidente a Damasco. Con questa premessa Marzio Breda sul CORRIERE DELLA SERA fa la cronaca del dietro le quinte del messaggio di Napolitano nel pezzo “Il richiamo alle regole e la difesa del Consiglio: Ha agito correttamente”. «Lui il suo passo l’ha fatto (ciò spiega l’atteggiamento sereno)» scrive Breda «magari senza illudersi più di tanto, visto la piega presa dal dibattito politico». Il Pezzo del CORRIERE riconosce al presidente di aver trovato le parole giuste «per spegnere l’incendio divampato sull’inchiesta di Trani, come gli era stato chiesto dai fedelissimi di Berlusconi. E con la sottolineatura di aver concepito anche nelle vesti di presidente del Csm, e nello spirito di riproporre la necessità di corretti rapporti tra istituzioni». Un messaggio bilanciato e un presidente imparziale ed equilibrato sia prima della partenza per la Siria e dopo il suo arrivo a Damasco. «Nessun commento sulle diverse prese di posizione. La nota del presidente è chiara e netta, va considerata nella sua interezza come un appello a tutti i responsabili per evitare contrapposizioni» hanno detto i consiglieri del presidente dopo che le dichiarazioni di Berlusconi sono arrivate al Four Seasons di Damasco dove alloggia il presidente della Repubblica.
Per Carlo Maria Capristo, capo della procura di Trani non c’è nessuna irregolarità. Lo dice in un’intervista “Non siamo una Procura rossa” rilasciata al CORRIERE. Il diretto interessato usa una comunicazione che non lascia spazio ad interpretazioni:« Se trovo chi è stato a raccontare queste cose, giuro che…».Ancora Capristo: «Il gioco politico che fanno altri non mi interessa. Resta l’amarezza nel vedere che nostro malgrado qualcuno cerca di usarci».Oltre a sottolineare che c’è stata una fuga di notizie che ha contribuito a complicare una situazione e «a dettare tempi diversi da quelli che sarebbero stati normali», Capristo, riferendosi agli ispettori, sostiene che si è trattato di un colloquio caratterizzato da «una serenità e lealtà ammirevole». Per quanto riguarda le parole e le intercettazioni del premier, nel pezzo “Il Cavaliere chiamò i carabinieri «Santoro vi offende, fate un esposto»” il CORRIERE pubblica spezzoni di conversazioni e «sfuriate» tra Berlusconi e il commissario dell’Agcom Giancarlo Innocenzi. Ma anche pezzi di conversazione tra Innocenzi e Letta e quella tra Innocenzi e Masi dove il commissario dell’Agcom si lamenta di Berlusconi: «Mi manda a quel paese ogni tre ore. Mi insulta. Mi dice che l’Agcom si deve vergognare, che è una barzelletta».
LA REPUBBLICA riserva il titolo al premier (“Berlusconi all’attacco del Csm”) e l’occhiello al presidente: “`Napolitano l’ha sconfessato», gelo del Colle. Rai, bufera su Masi”. Giornata infuocata quella di ieri, inaugurata dall’appello del capo dello Stato (aveva chiesto di abbassare i toni e più «equilibrio e rispetto»). Parole rivolte a tutti che il premier ha voluto interpretare come fossero solo per alcuni in una apparizione al Tg2. Gli alcuni sono ovviamente i magistrati «scesi in campo per dettare tempi e modi della campagna elettorale». Interpretazione che ha colto di sorpresa Napolitano, in visita ufficiale in Siria. Ieri sera durante una cena ufficiale la notizia dell’intervento televisivo di Berlusconi. Nessun commento ufficiale. Ma certo si profila un altro strappo. Francesco Bei traccia il retroscena: “Il Cavaliere e le parole del Quirinale «Era obbligato a difendere il governo»”. «Cossiga mandò i carabinieri dal Csm, da Napolitano non potevamo pretendere tanto. Ma va bene così»: sarebbero queste le parole con cui il premier ha accolto l’invito del presidente. Berlusconi rimanda al dopo elezioni la questione: pensa che nell’ultima settimana si giochi tutto e siccome i sondaggi non sono rassicuranti, eccolo in attività. «Sarebbe bastato che Tremonti c’avesse dato 500 milioni di euro e avremmo tolto l’Irap a un milione e mezzo di microimprese, lamenta con tono da grande statista. Due i commenti entrambi dal titolo inequivocabile. Il primo del vicedirettore Massimo Giannini (“Il cinismo assoluto”: per difendere le sue posizioni Berlusconi non ha esitato a «piegare a suo uso e consumo le parole misurate del capo dello Stato»), il secondo di Nadia Urbinati ancor più esplicito: “L’arte di strisciare”: «si resta allibiti dalla mancanza totale di dignità di uomini che, adulti e spesso anziani, si fanno come bambini o servitori per accontentare i desideri del capo: dicono sempre di sì e temono di essere redarguiti».
La copertina del GIORNALE apre con il titolo “Silvio: volevano uccidermi” che induce a leggere subito oltre l’occhiello «Nelle telefonate intercettate fra Silvio Berlusconi e Innocenzi il premier rivela: Volevano farmi un attentato accostando una macchina alla mia nel percorso casa-palazzo Chigi. Oggi Ghedini ha ricevuto una cosa con 5 pallottole in cui gli dicono che lo aspetta un caricatore intero che sarà per lui, su moglie, sua sorella e suo figlio, che sanno dove va a scuola, dove va a giocare a pallone». A pagina 2 “Il csm attacca Alfano ma Napolitano lo stoppa: no a giudizi preventivi” è il titolo scelto per stare sul monito di Napolitano con la cronaca di ieri. Vittorio Feltri non nasconde le sue perplessità nell’editoriale accanto alla vignetta di Forattini dal titolo “Trani a gogò” con un magistrato stella rossa che tracanna da un bottiglia di vino rosso che non è Brunello, ma Intercettazioni. «Sento che qualcosa non gira per il verso giusto. Forse la prima volta in 15 anni c’è gente che storce il naso e non ha voglia di andare votare PdL stanca di polemiche e perfino di vedere Berlusconi nei panni della vittima perenne di ogni sopruso giudiziario», scrive il direttore. Che continua: «Il non voto è un voto per chi ha impedito al Governo, con mezzucci e colpi bassi di essere all’altezza delle aspettative popolari. Allora dobbiamo appoggiare ancora il PdL che è un pollaio con due galli in eterno conflitto e un governo claudicante per i calci che gli rifila l’opposizione? L’interrogativo sta in piedi. Alla destra non occorre dargli una delega in bianco, ma solo una spinta, fargli recuperare lo stallo e offrigli opportunità di terminare la legislatura. Poi fra tre anni alle consultazioni politiche giudicheremo». Alle pagine 9 e 10 i 15 buoni motivi per scendere in piazza sabato a Roma. Fra questi sono sottolineate due fra le attività di Governo: la lotta alle mafie con leggi più severe e il sequestro dei beni, e l’introduzione del reato di clandestinità.
Lanci in prima de IL SOLE 24 ORE e commento dell’inesauribile Stefano Folli. Servizi a pagina 18. “Napolitano: basta contrapposizioni”: didascalico il titolo del pezzo a firma Dino Pesole, inviato a Damasco, dove il presidente Napolitano sta svolgendo una visita ufficiale. E che ricostruisce la giornata del presidente con annessa visita in albergo – e fuori protocollo – del presidente siriano Bashar al-Asad. Un Napolitano vigile e attento – lo definisce il giornalista – su quanto sta accadendo in Italia e pronto a mettere un punto a capo sulla vicenda Csm-Alfano. Tutti stiano al proprio posto, sembra essere il messaggio della prima carica dello Stato, nessuno interferisca sulle attività degli altri: «In sostanza, vanno rispettate sia l’autonomia delle indagini che quella degli interventi ispettivi».
Donatella Stasio firma invece un articolo sulle reazioni alle parole del Colle e stigmatizza il batti e ribatti fra il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, e il Csm. Tutti d’accordo sulla sensatezza delle parole di Napolitano, ma ognuno pro domo propria. Intanto Vito Giannoccaro, inviato a Trani, informa della richiesta di «trasferimento a Roma dell’inchiesta sulle presunte pressione del presidente del Consiglio per imbavagliare i programmi di approfondimento giornalistici», avanzata da parte dei legali del premier. E veniamo al commento di Folli. «Una base (elettorale, ndr) al tempo stesso più esigua e più radicalizzata». E’ questo il rischio che il commentatore vede nell’operazione “piazza” messa in atto da Berlusconi per sconfiggere l’astensionismo alle prossime regionali del 28-29 marzo. Un appuntamento – quello previsto a ridosso delle elezioni – che servirebbe a risvegliare l’elettorato di Pdl, ma potrebbe trasformarsi in un vano tentativo e che potrebbe condurre molti elettori, stanchi delle tensioni di queste settimane, e votare Lega.
L’editoriale di AVVENIRE sul cortocircuito tra politica e giustizia e il “break necessario” è affidato a Gianfranco Marcelli. Il crescendo del conflitto «induce a serie preoccupazioni sulla tenuta complessiva del sistema», L’intervento di Napolitano è «quanto mai apprezzabile sia per i modi utilizzati sia per i contenuti», «peccato però» che le reazioni siano state tutte improntate al leggere le dichiarazioni di Napolitano a proprio favore «senza il minimo segnale di resipiscenza». La sintesi «del Napolitano pensiero» per Marcelli è questa: «forse Alfano poteva anche risparmiarsela, certamente il Csm doveva quantomeno aspettare. Anche perché non tutte le inchieste (e le loro modalità) sono ugualmente difendibili». All’interno tre pagine di cronaca.
“Napolitano: basta scontri rispettare pm e ispettori”. LA STAMPA apre l’edizione di oggi sullo scontro istituzionale. Il Quirinale è intervenuto con una nota «per chiarire che la procedura al Consiglio superiore della magistratura è stata rigorosamente rispettata» scrive LA STAMPA a pagina 2, «perciò è stata rigettata una richiesta di “pratica a tutela” a sostegno dei magistrati tranensi». Nota interpretata da Berlusconi come un Capo dello Stato che «sconfessa» il Csm che presiede. Poi le precisazioni del Quirinale: «la nota del presidente è chiara e netta e va letta come un appello a tutti a evitare le contrapposizioni». In mezzo a tutto ciò l’ispezione alla procura di Trani disposta dal ministro della giustizia Alfano, che secondo l’Associazione nazionale magistrati rappresenta una «interferenza» e rischia di essere interpretata come una «intimidazione». Secondo il pezzo di commento di Ugo Magri (titolo: “Il premier: I magistrati depistano l’attenzione dai nostri successi”) tutto ciò non fa che avvantaggiare la campagna elettorale malmessa del Pdl. «Ai magistrati di Trani Berlusconi farà un monumento poiché (senza volere) danno un senso alla sua campagna, la rendono turgida, vibrante, laddove fino all’inchiesta sulle telefonate latitavano spunti e voglia» scrive Magri, «Il Cavaliere ritrova il Nemico, i giudici, contro cui scendere in piazza sabato a San Giovanni».
E inoltre sui giornali di oggi:
CASO CUCCHI
AVVENIRE – Il quotidiano della Cei apre con il titolo “Stefano è morto di sete”, riportando le conclusioni della Commissione d’inchiesta sulla morte di Stefano Cucchi, una settimana dopo il suo arresto per droga. È questa, non i pestaggi, la causa della morte: Stefano in una settimana aveva perso dieci kg. Il rifiuto di acqua e cibo voleva, nelle intenzioni del giovane, ottenere colloqui con i suoi familiari e con l’avvocato, mai concessi. Sotto accusa quindi finisce la sanità in carcere visto che già il giorno prima Stefano era giunto a un punto di non ritorno e i medici non se ne erano accorti.
ABORTO
LA STAMPA – “La pillola Ru486 si compra sul web”. «Per procurarsi una pillola Ru486 e poter abortire a casa bastano una carta di credito, un computer, un collegamento a Internet e un centinaio di euro circa» scrive LA STAMPA. In un giorno arriva la conferma dell’ordine, e in tredici giorni il pacco viene recapitato a casa. LA STAMPA contrappone due interviste a commento: a Eugenia Roccella, sottosegretario della salute e a Silvio Viale ginecologo politicamente vicino ai radicali del Sant’Anna di Torino. La prima dice che «faremo un esposto, ma la battaglia da combattere non è questa. Sulla Ru486 quello che va fatto capire alle donne che l’aborto chimico è pericoloso. Ha un alto numero di controindicazioni e effetti collaterali ma anche casi avversi. E oltretutto la pillola acquistata da sola in rete non basta», «poi serve un antibiotico e un antidolorifico, in totale sono quattro pillole. È pensabile che una donna possa assumerle senza controllo medico?». Dice Viale: «Quello che mi meraviglia è che non si comprenda il danno causato alla donne nel ritardare oltre misura l’introduzione nel sistema sanitario. A maggior ragione se qualcuno è preoccupato per gli effetti della Ru486 dovrebbe garantirne la somministrazione nell’ambito della legge 194 invece di far perdurare questa situazione di blocco totale».
SANITA’ USA
AVVENIRE – La riforma sanitaria di Obama è, per AVVENIRE, «appesa a una scorciatoia». La riforma vedrà la luce, se la vedrà, solo se ci sarà un amalgama perfetto di «equilibrismo verbale, aritmetica e regole procedurali». Il voto è atteso per domenica, ma manca ancora la certezza di avere in pugno 216 voti. Tanto che Nancy Pelosi sta pensando a un piano B: se mancasse il quorum, la Pelosi ricorrerebbe alla clausola “deem and pass”, una scorciatoia procedurale che consente di approvare una legge senza votarla esplicitamente, ma agganciandola a un altro provvedimento. «Un inganno vergognoso» per i repubblicani. La Conferenza episcopale Usa intanto ha ribadito la sua delusione: «questa legge finanzierà l’aborto».
DONNE
IL SOLE 24 ORE – Due premi Pulitzer, Nichilas D. Kristof e Sheryl Wudunn, sono alla base del grande successo che sta avendo il cosiddetto Hallftheskymovement. Un movimento ispirato dal loro libro “Half the sky” (Metà del cielo) e che si pone l’obiettivo di ridurre fino a eliminare l’oppressione verso le donne in tutto il mondo. A confermare la gravità dei numeri e la non economicità della situazione si schiera anche Goldman Sachs che dichiara come l’oppressione femminile «incide negativamente sul Prodotto interno lordo mondiale ed fra le principali cause di povertà dei paesi in via di sviluppo». Tutto questo succede a pagina 31 del quotidiano, a firma di Laura La Posta.
DERIVATI
LA REPUBBLICA – Quattro banche alla sbarra per truffe al comune di Milano. È la prima volta al mondo: gli istituti, tutti stranieri, avrebbero presentato ai funzionari del municipio (che poi l’avrebbero fatto approvare) un piano di finanziamento che però avrebbe aggravato i conti. In Italia, informa il dossier a fianco, i derivati degli enti locali ammonterebbero a 35 miliardi. Finanza creativa legale ma molto rischiosa. Anche perché sottolinea Adriano Bonafede i contratti bisogna saperli comprendere a fondo…
EDILIZIA PRIVATA SOCIALE
IL GIORNALE – Nei prossimi giorni partirà il fondo per l’edilizia privata sociale con 2miliardi e mezzo forniti da Cassa depositi e prestiti, fondazioni, banche e assicurazioni con la capacità di costruire 50mila alloggi in cinque anni.
TORTURE
IL SOLE 24 ORE – Giunge sulle pagine del quotidiano di Confindustria – esattamente a pagina 28 – la notizia che alcune aziende italiane esporterebbero “strumenti di tortura”. A denunciare la situazione il report uscito ieri a Londra da parte di Amnesty e Omega Research Foundation. Le industrie, interpellate da IL SOLE 24 ORE, negano tutto; il ministero allo Sviluppo promette di verificare la situazione, ma in prima battuta rimanda al mittente le accuse.
RIFIUTI
LA REPUBBLICA – Torna a Caserta l’emergenza immondizia. I lavoratori del consorzio che dovrebbero fare la raccolta in questo e in molti altri comuni sono in sciopero perché non percepiscono lo stipendio. La causa? I comuni non pagano (sono 140 milioni di euro). Secondo Saviano l’emergenza rifiuti è l’arma di Cosentino, sottosegretario indagato ma ancora in sella proprio perché usa l’arma dei rifiuti per essere ascoltato dal premier.
RAI
ITALIA OGGI – “E il cda Rai si spacca su Masi”.Riflettori puntati anche sul direttore della Rai Mauro Masi dopo le intercettazioni relative alle pressioni per chiudere Annozero. I consiglieri di opposizione Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten, formalizzeranno nel prossimo consiglio di amministrazione la richiesta di dimissioni del direttore generale della Rai Masi. I consiglieri della maggioranza faranno quadrato intorno al direttore generale. Le motivazioni degli uni e degli altri nel pezzo che ITALIA OGGI ha pubblicato nella sezione Primo Piano.
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