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Napolitano: il suo linguaggio è per tutti

Discorso di fine anno del presidente della Repubblica, si tratta di un discorso accessibile a chi abbia almeno la terza media e costituisce un esempio di comunicazione efficace

di Riccardo Bonacina

Caro direttore, nel discorso di fine anno del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano ci sono numerosi motivi di interesse. Oltre ai tanti motivi, già sottolineati da vari politici, giornalisti e analisti, un motivo di interesse per questo discorso è anche nel tipo di linguaggio usato e nella ?misura? delle sue parole. Misura in vari sensi. Innanzitutto in senso letterale, cioè numerico. In secondo luogo, in senso figurato. Un discorso di tono moderato con una continua esortazione al dialogo, al confronto che non può che scaturire – tanto per cominciare – da una maggiore moderazione dei modi e dei toni dei politici di entrambi gli schieramenti. Da un punto di vista strettamente linguistico, cosa si può dire del discorso del Presidente?

Nel suo insieme, è composto di 2.204 parole di cui 928 parole diverse. Le frasi pronunciate sono 88, con una media di parole di 25,5 parole per frase. La leggibilità del testo, calcolato con un programma di analisi linguistica (Censor della Eulogos) che utilizza la formula Gulpease, messa a punto alla fine degli anni 80 da due ricercatori dell?università La Sapienza di Roma, Pietro Lucisano e la sottoscritta (1988), è di 50,7. Cosa ci dice questo risultato? Ci dice che si tratta di un discorso abbastanza accessibile a chi abbia almeno la terza media. A confermare il dato quantitativo della leggibilità, anche la percentuale di presenza nel testo di parole del vocabolario di base della lingua italiana (De Mauro) che arriva al 93,60%. Tra le parole estranee al vocabolario di base (il 6,40%) ricorrono parole che, in ordine di frequenza, sono: Italia, Europa, coesione, sintonia, Napoli, lineare, globale, costruttivo, costituzionale, volontariato, valorizzato, unitario, tutelare, stabilità, sopravvivenza, Somalia, solidale, sobrio, ristrettezze, ripetutamente ecc. Parole che sono tuttavia di uso comune e ben note.

Il motivo di interesse per il linguista è anche un altro: le parole del presidente costituiscono un esempio di comunicazione efficace. Profondità e densità dei contenuti, esposti con parole della lingua comune e con notevole attenzione ai destinatari. In questo caso, si tratta del migliore esempio di quello che altrove, spiegando cosa si deve intendere per comunicazione efficace abbiamo detto che si tratta di un modo di parlare (e scrivere) comprensibile ai più, cioè a un ?destinatario indistinto?. Si tratta di un destinatario che include tutti gli italiani, in Italia e all?estero. A prescindere dalle differenze dovute alla loro collocazione geografica, ai livelli d?istruzione, al mestiere e alla professione esercitata, alla posizione familiare ed economica, all?estrazione sociale ecc. Un destinatario che include insomma tutti i parlanti italiano, compresi coloro che, per varie ragioni, stranieri e immigrati, vivono, lavorano o sperano di trovare lavoro in Italia. Insomma tutti.
M. Emanuela Piemontese, Roma

Cara Piemontese, grazie per la sua preziosa lettera. Una sola nota: faremo di tutto per far entrare la parola ?volontariato? nel vocabolario di base degli italiani.


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