Politica

Napolitano firma il decreto

Il CdM lavora con l'ufficio di Napolitano e trova la via interpretativa che permette di reinserire il Pdl in Lazio e Lombardia

di Lorenzo Alvaro

Il CdM ha approvato un decreto interpretativo per risolvere il caos liste. Il via libera è arrivato ieri sera dopo le 21, circa due ore dopo rispetto l’ora fissata per l’inizio della seduta. Il tempo in più è stato necessario per far sì che il CdM potesse renderlo compatibile con una valutazione positiva da parte del capo dello Stato seguendo le indicazioni dello staff di Napolitano. Il presidente della Repubblica infatti aveva chiaramente detto in precedenza di non poter avallare un intervento di natura innovativa. Così in tarda serata è arrivata la firma del Colle. Sarà così possibile il regolare svolgimento delle elezioni regionali. Il Dl si limita a dare un’indirizzo interpretativo per consentire al Tar di dare applicazione alla legge in modo corretto.
Il decreto si compone di quattro punti. Il primo chiarisce che i termini di presentazione delle liste si basino anche sul fatto che con qualsiasi mezzo si dimostri la circostanza che si era presenti nel luogo di consegna nei termini stabiliti dalla legge. Il secondo punto prevede che la documentazione possa essere verificata anche in un secondo momento, per la parte che attiene ai timbri e alle vidimazioni. Il terzo prevede che al Tar possano ricorrere le liste non ammesse, mentre per le liste ammesse sulle quali è stato fatto ricorso ci si può rivolgere al tribunale amministrativo solo dopo il voto. Infine naturalmente, il decreto si applica già alle prossime Regionali.
Durissime le razioni dell’opposizione in particolare di Antonio Di Pietro che si è scagliato contro il Capo dello Stato. «Venerdì appena ho saputo che Napolitano aveva firmato la legge salva Pdl, che permette a chi ha violato la legge di essere riammesso alla competizione elettorale, ho pensato tra me e me, come già è avvenuto per le altre leggi ad personam, che il Presidente della Repubblica si era comportato da Ponzio Pilato, lavandosene le mani. Poi, stamattina, dalla lettura dei giornali ho appreso che il Colle avrebbe partecipato attivamente alla stesura del testo. Se così fosse sarebbe correo visto che, invece di fare l’arbitro, avrebbe collaborato per cambiare le regole del gioco mentre la partita era aperta» afferma il presidente dell’IdV, «Allora, c’è la necessità di capire bene il ruolo di Napolitano in questa sporca faccenda onde valutare se non ci siano gli estremi per promuovere l’impeachment nei suoi confronti per aver violato il suo ruolo e le sue funzioni». A seguito delle dichiarazioni dell’ex Pm si è schierato, facendo da scudo a Napolitano, il presidente della Camera Gianfranco Fini «La via del decreto mi sembra il male minore, e tutto quello che è stato detto e che si sarebbe verificato in mancanza di una interpretazione autentica della legge. La prima cosa che non bisogna fare è tirare in ballo, in nessun modo, il Capo dello Stato. Non da quella parte dell’opposizione che lo accusa di essere di parte o come Ponzio Pilato nè da quella parte di maggioranza che, dietro la firma, si nasconde per dire che è la prova della bontà del decreto. Invocare addirittura l’impeachment significa perdere una buona occasione per tacere o per poter studiare in modo un po’ più approfondito la Costituzione. La posizione di Di Pietro è francamente incomprensibile e comunque inaccettabile».


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