Non profit

Napolitano, bacchettate sul Colle

Il presidente cerca di arginare la crisi di nervi parlamentare

di Franco Bomprezzi

Una deriva da fermare subito, dopo averne analizzato le ragioni. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano prende in mano la situazione, prima che sia troppo tardi per la dignità delle istituzioni democratiche, e di ritorno dagli Stati Uniti, convoca i capigruppo al Colle. Un atto molto forte che conquista i titoli di apertura dei giornali di oggi.

“Napolitano: «Così non si va avanti»” è il titolo che apre il CORRIERE DELLA SERA. L’editoriale di Michele Ainis è inequivocabile: “Deriva pericolosa”. Leggiamo: “Dovremmo cominciare a chiederci per quale ragione i nostri politici siano scesi in guerra. Una risposta c’è: perché sono logori, perché hanno perso autorevolezza, e allora sperano di recuperarla gonfiando i bicipiti. Sono logori perché il tempo ha consumato perfino il Sacro Romano Impero, e perché il loro impero dura da fin troppo tempo. Guardateli, non c’è bisogno d’elencarne i nomi: sono sempre loro, al più si scambiano poltrona. Stanno lì da quando la seconda Repubblica ha inaugurato i suoi natali, ed è proprio il mancato ricambio delle classi dirigenti la promessa tradita in questo secondo tempo delle nostre istituzioni. Da qui l’urlo continuo, come quello di un insegnante che non sa ottenere il rispetto della classe. Perché se sei autorevole parli a bassa voce; ma loro no, sono soltanto autoritari. Ma da qui, in conclusione, il protagonismo suo malgrado del capo dello Stato. D’altronde non sarà affatto un caso se l’istituzione più popolare abita sul Colle: dopotutto gli italiani, nonostante la faziosità della politica, sanno ancora esprimere un sentimento di coesione”. Molti i servizi che partono dalla prima: “Nell’aula il giorno dell’odio” di Aldo Cazzullo, “Il premier non cede: avremo 330 deputati” di Francesco Verderami, “Monetine in piazza a parti rovesciate” di Gian Antonio Stella. I servizi fino a pagina 9. A pagina 3 Marzio Breda racconta la giornata del presidente: “L’avviso: così non si va avanti, alla Camera spettacolo intollerabile”. Un passo: “È più che preoccupato, il capo dello Stato: è irato fin quasi all’avvilimento e senza parole, davanti a ciò che si è visto a Montecitorio. Dove il livello dello scontro, già aspro da troppo tempo, è aumentato di molti gradi, come l’allarme nucleare in Giappone che di ora in ora tocca soglie sempre più impensabili. Insomma: il Vietnam parlamentare profetizzato da più parti nei mesi scorsi è puntualmente andato in scena. E lui ne sarebbe rimasto a tal punto colpito da minacciare di sciogliere le Camere. Questo è quanto rilanciavano certi boatos— della maggioranza come dell’opposizione— che si sono nevroticamente rincorsi fino a notte. Un azzardo assoluto e, anzi, un’invenzione, replicano dal Quirinale, ricordando che il metodo delle intimidazioni «non appartiene alla cultura politica di Napolitano e al suo stesso stile di uomo delle istituzioni» . Di fatto, si sa che non ci sarebbe bisogno di pronunciare alcun ultimatum, da parte sua. La paralisi delle assemblee legislative, infatti, o anche di una sola di esse, non rientra forse nelle ipotesi (ondeggianti nello spazio di confine tra Costituzione formale e Costituzione materiale) secondo le quali un cap o dello Stato può congedare il Parlamento e chiudere in anticipo una legislatura? Ed è pensabile che leader politici, sapendo di decretare attraverso la propria ingovernabilità una sorta di autoscioglimento, non ne tengano conto? Evidentemente la situazione è sfuggita di mano a tutti, e alla maggioranza in particolare”. Intanto Berlusconi tira dritto. A pagina 5 pezzo di Francesco Verderami: “Ma il premier rilancia: allargherò la maggioranza”. Scrive Verderami: “Per una volta Berlusconi non è parso impreparato. Anzi, al Napolitano di ieri sera aveva risposto di fatto già ieri mattina, annunciando ai ministri che «la maggioranza sta per allargarsi ulteriormente» , che «la prossima settimana il governo consoliderà la propria base parlamentare» , perché «altri deputati verranno con noi, e altri se ne aggiungeranno in un prossimo futuro» , tanto da indurre il premier a dire che «supereremo quota 330» a Montecitorio. In molti lì per lì non avevano capito per quale motivo il Cavaliere si fosse spinto a cambiar discorso mentre l’esecutivo era intento a far quadrare i numeri dell’emergenza migratoria, mentre alla Camera andava in scena un altro psicodramma. L’hanno intuito in serata. È stato un modo indiretto, quello del premier, per contrapporsi a un’operazione vissuta con sospetto e che era stata oggetto di un’analisi già mercoledì notte, poche ore dopo la rissa a Montecitorio che aveva coinvolto il ministro La Russa. Secondo Berlusconi e il suo stato maggiore, «le opposizioni» stanno tentando il tutto per tutto per indurre il Quirinale a sciogliere le Camere, non per assenza di una maggioranza, ma per mancanza di funzionalità dell’organo istituzionale”. A pagina 6 la cronaca della giornata parlamentare: “Incidenti, salta il voto sulla prescrizione breve”. In basso il pezzo di “colore” di Cazzullo, sotto la foto di uno sgangherato Scilipoti che corre per arrivare in tempo al voto. “Scatta il «tutti contro tutti» , risse e liti dietro l’angolo Nel mirino il leader di Fli” è il titolo, e Aldo Cazzullo racconta, fra l’altro, l’episodio degli insulti a Ileana Argentin: “Ieri la rissa si è accesa persino attorno alla carrozzella di Ileana Argentin. Sul suo assistente si avventa il vicecapogruppo del Pdl Napoli: «Tu non sei parlamentare, non puoi applaudire!» . La Argentin si lamenta: «Io non riesco a muovere le mani, e lui applaude al posto mio» . A questo punto si sentono grida dai banchi della Lega, la Argentin giura di aver sentito «handicappata del c…» , i leghisti negano, i democratici confermano. Veltroni: «Una barbarie» . Napoli manda un messaggio di scuse, che non viene neppure aperto”. A pagina 8 Paola Di Caro: “Tensione tra le anime del Pdl. E La Russa diventa un caso”. Ecco l’attacco del pezzo: “ll Pdl che emerge da una due giorni di lotte furibonde in Aula e fuori non pare più un partito. Somiglia piuttosto a una pentola a pressione che fischia prima di esplodere, perché pronte ad esplodere sono tutte le anime di quello che doveva essere il contenitore dei moderati ed è invece una non riuscita fusione di storie e identità. Lo dicono tutti, a mezza bocca e a voce alta. Un ex dc di lungo corso e di forte presa sugli ex forzisti come Claudio Scajola, appena consumato in Aula il dramma La Russa, si sfogava con i suoi in Transatlantico: «Io sono sempre stato democristiano, non voglio morire fascista»” . Ma anche l’opposizione ha i suoi problemi, come spiega, a pagina 9, Maria Teresa Meli: “Il Pd «di piazza» teme di perdere l’Udc” è il titolo, e questo il passaggio finale: “per recuperare quel rapporto e per tenere unite il più possibile le forze che in Parlamento contrastano la maggioranza di centrodestra, Pier Luigi Bersani propone di istituire un Osservatorio comune, con lo scopo di «fronteggiare l’oscuramento delle opposizioni» da parte del fronte berlusconiano. Ma c’è anche un’altra ragione che spinge i dirigenti del Pd a non accelerare sulla strada che inevitabilmente li porterebbe nelle braccia del leader dell’Idv Antonio Di Pietro. Una ragione con un nome e un cognome: Alberto Tedesco. Martedì prossimo il Senato si dovrà pronunciare sulla sorte del parlamentare del Pd inquisito dalla magistratura pugliese e non tutti i «democrats» sono favorevoli a concedere l’autorizzazione. Non a caso Bersani ha dichiarato che «non c’è nessuna indicazione di partito su questa vicenda» . Spingere da una parte sul pedale del giustizialismo per Berlusconi e, dall’altra, su quello del garantismo per Tedesco, non sarebbe opportuno e finirebbe per ritorcersi contro il Pd”.

Anche LA REPUBBLICA apre con l’intervento del Capo dello Stato: “Parlamento nel caos, allarme del Colle” spiegato poi nel sommario: “Napolitano convoca i capigruppo. Nuove risse alla Camera, rinviato il processo breve”. Rientrato dal viaggio americano il Presidente ha trovato una situazione insostenibile e deciso di convocare i capigruppo: tre incontri, di cui il Quirinale aveva informato Gianni Letta, come sottolinea Claudio Tito. «La scenata di La Russa a Montecitorio è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Uno spettacolo indecoroso che per il Quirinale rappresenta in questa fase la prova che così non si può più andare avanti». Tito riferisce di un premier irritato e scoraggiato che però vuole andare avanti. Di fatto però si è aperta una crisi anche all’interno del partito: nel Pdl cresce la fronda (capeggiata da Gelmini, Frattini e Carfagna che vogliono ridimensionare La Russa), della quale Scajola intende approfittare per tornare ad avere un ruolo pubblico (e pare che Berlusconi sia intenzionato a ridarglierlo…). A proposito del ministro della Difesa, ha fatto un contratto a una soubrette, Hoara Borselli: 16mila euro l’anno. Non tantissimo, ma per fare cosa? Una generica collaborazione per gli eventi del 150°. Al deputato Pd che contestava l’opportunità di questa scelta, La Russa ha risposto: «è stato un affare». Per chi? Durissimo il commento di Curzio Maltese: “Barbarie a Montecitorio”. «Da un momento all’altro ti aspettavi che i leghisti prendessero anche a calci la carrozzella della deputata tormentata dalla distrofia o che qualcuno all’improvviso estraesse un’arma…. Ogni tanto bisognava uscire fuori, per strada, tra la folla ordinata e pacifica che contestava in piazza Montecitorio, per respirare un po’ di normalità civile. Vergogniamoci pure per loro, che non ne sono capaci. Ma perché sono arrivati a tanto? Il fatto è che il governo non esiste, la maggioranza non esiste e lo sa».

Berlusconi-centrica rispetto alla giornata di rissa di ieri alla Camera la prima pagina de IL GIORNALE e l’editoriale del direttore Sallusti. “I tormenti di Berlusconi”, il titolo d’apertura. “Il premier innervosito dalle risse in aula e dalle tensioni nella maggioranza. Napolitano minaccia di sciogliere il Parlamento”.  Tre pagine dedicate allo “Scontro politico”, dove il premier secondo il quotidiano di via Negri indossa le vesti da mediatore lavorando in tandem con Napolitano per riportare il dialogo politico su un piano di civiltà. “Berlusconi: basta risse alla Camera. E il colle minaccia lo scioglimento”. E poi: “Berlusconi irritato con gli eccessi a Montecitorio dei suoi che portano solo danni”, striglia il capogruppo pdl Cicchitto (“Martedì voglio tutti in aula, compreso Tremonti”), mentre Napolitano “convoca i capigruppo e accusa destra e sinistra: Show indecorosi”.  Al centro del mirino è il presidente della Camera, “contestato per aver chiuso in fretta il voto sul processo breve e senza i ministri del pdl”.  In secondo piano, e annegati nella cronaca della convulsa giornata di ieri i richiami del Colle, mentre un approfondimento di Stefano Filippi passa al setaccio i fomentatori del clima di tensione, spiegando chi sono “i professionisti della rissa che assediano il governo con la guerra permanente”. C’è “l’assalto del popolo viola ieri in piazza Montecitorio”, con “insulti e lanci di monetine contro i membri del governo”, e la foto di un Bersani dalla faccia furiosa che, spiega la didascalia, “arringa la folla che assedia la Camera”. Chiara la “strategia dell’opposizione: in Aula insultare la maggioranza e fuori cavalcare le manifestazioni violente del popolo viola”. Non solo. “Dietro la folla che ha aggredito La Russa la mano di politici come Di Pietro e Bersani. Gente che campa grazie ai soldi pubblici e che però sputa sul Palazzo dove mangia”, rincara la dose Paolo Del Debbio. Curiose le dichiarazioni del medico personale di Berlusconi, intervistato ieri da RadioRai2 (Un giorno da pecora), e ripreso da Il Giornale. Dice Zangrillo: “Da medico ho consigliato spesso a Berlusconi di uscire dalla politica: ora fa una vita infernale, non fa mai moto e si annoia”. “Non è depresso, ma scocciato, annoiato, e penso anche incazzato e stufo”. Ma tranquillizza il popolo berlusconiano: “Io direi che può arrivare fino a 90 anni”.

«Rissa permanente E la destra isterica si affonda da sola» così sintetizza la convulsa giornata di ieri alla Camera il MANIFESTO nel richiamo alle due pagine dedicate alla situazione politica che ha come leit motiv per il quotidiano «Maggioranza allo sbando». A pagina 2 si apre con l’articolo che ricostruisce la giornata parlamentare che esordisce: «Non sarà la “resa incondizionata” evocata da Dario Franceschini ma certo Pdl e Lega sono stati costretti a una ritirata strategica non da poco sul “processo breve”. Una rotta che lascia sul campo morti e feriti. La maggioranza finisce vittima delle sue macchinazioni e delle sue divisioni. Alla camera è stata l’ennesima giornata di tafferugli, caos e fibrillazioni di ogni genere (…)». A pagina 3 si trova l’articolo dedicato alle mosse del Presidente della Repubblica “Napolitano convoca tutti” recita la prima riga del titolo che virgoletta : “Questa rissa deve finire”. «(…) A tutti i dirigenti politici il presidente della Repubblica ha ripetuto la stessa antifona: basta tensioni, il clima di rissa deve finire. La minaccia di uno scioglimento anticipato delle camere per evidente paralisi dell’azione di governo è costituzionalmente ambigua ma sempre presente negli incubi berlusconiani. Negli incontri con i vari partiti, Napolitano finora si è limitato alla “moral suasion”, facendo notare che in questo modo non si può andare avanti. Si riserva però le sue conclusioni per la settimana prossima, quando il clima incendiario di questi giorni potrebbe impallidire di fronte al premier processato a Milano, le sanzioni a La Russa e i due voti in rapida successione su Ruby e la “prescrizione breve”». Nell’articolo si analizza la situazione della maggioranza stretta tra i responsabili e i malumori all’interno del Pdl «(…) Più preoccupanti e più pericolose per Berlusconi sono invece le divisioni crescenti dentro al Pdl. Il gruppo di Scajola – forte, dicono, di almeno 18 deputati – ha iniziato le grandi manovre. Se i vari “Brancaleone” dei “responsabili” possono ambire al governo perché il divo Claudio deve essere fuori da tutto a cominciare dal partito? Scajola è stato lo zar organizzativo di Forza Italia (…) Il problema è che a livello nazionale Berlusconi rappresenta tutti. Ma sul territorio la faccia di ciascuno conta ancora e i voti vanno presi uno per uno. Chi fa le liste per le amministrative? Ieri un deputato del Pdl sacramentava per le varie purghe in atto senza che si sappia a che santo votarsi. Si spiegano anche così le dimissioni da sottosegretario agli Interni di Alfredo Mantovano, uomo forte in Puglia e non solo della corrente di Alemanno. (…)» e chiude: «Il consiglio dei ministri ieri non ha respinto le sue dimissioni, come forse Mantovano si augurava, ma in serata Berlusconi l’ha ricevuto a palazzo Grazioli per provare a mediare». Sugli stessi temi anche l’editoriale di Norma Rangeri “Parlamento in piazza” che esordisce ricordando la manifestazione di domani contro la guerra: «In piazza domani con Emergency, in piazza in modo pacifico perché non è con gli attentati alle caserme che si difende la causa della pace. Ma in piazza anche nei giorni tumultuosi che verranno, anticipati dalle convulsioni di una maggioranza stracciona e incontrollabile. (…)» e prosegue analizzando la situazione politica: «(…) Nella bagarre di Montecitorio si specchia la guerra per bande di un potere senza partiti, organizzato per lobby, protagonista di una lotta intestina esaltata dalla debolezza di un leader ricattabile. Parla da sola la scena dei ministri che lasciano di corsa la riunione di palazzo Chigi, mollando gli impegni su guerra e emergenza profughi, per andare ad aggiungere il loro voto alla traballante maggioranza nel tentativo di scongiurare lo sfilacciamento dei tempi di approvazione del processo breve. Nemmeno la più sfrenata partigianeria riesce a mimetizzare le divisioni e la confusione del campo berlusconiano. (…)» e conclude: «(…) per evitare che la campagna elettorale delle amministrative sia dominata dalle rivolte dei sindaci bisogna fermare gli sbarchi, Berlusconi deve tornare in trasferta e dopo Lampedusa gli tocca Tunisi. Con la mediazione dell’amico Ben Ammar e l’aiuto di Nessma-tv, Il premier tenta di spegnere l’incendio pompando denaro e promesse. Ma il Mediterraneo sembra troppo grande anche per lui».

“Altre liti sul processo breve Napolitano ai capigruppo: basta tensioni in Parlamento”. È il titolo di un taglio medio in prima pagina de IL SOLE 24 ORE, che affida il solito commento a Stefano Folli, “Nel vuoto una Camera quasi ingovernabile”: « Ecco perché è significativo il gesto del presidente della Repubblica. Rientrato da poco dagli Stati Uniti, Napolitano ha ricevuto al Quirinale in incontri separati i capigruppo delle forze rappresentate in Parlamento. La forma assomiglia a quella usata per le consultazioni che si svolgono nei periodi di sede vacante, quando il governo è dimissionario. Non è questo il caso, come è ovvio. Ma in un certo senso la situazione è persino peggiore. Il governo è in carica, ma il vuoto politico avanza. In tempi normali dovrebbe essere il presidente del Consiglio ad assumere un’iniziativa del genere, riunendo i capigruppo: magari anche quelli dell’opposizione. Dovrebbe essere il capo del governo ad attenuare la tensione e a modulare l’attività della maggioranza alle Camere senza finire in un vicolo cieco. Viceversa, nei tempi eccezionali che stiamo vivendo questa funzione essenziale in democrazia è passata nelle mani del presidente della Repubblica. Il quale, sia detto per inciso, ha ricevuto nei giorni scorsi una telefonata di Obama che lo ha ringraziato per quanto l’Italia sta facendo in Libia. Lo stesso Obama che insieme ai leader di Francia, Inghilterra e Germania ha di fatto escluso il governo italiano dalla gestione politica della crisi nel Mediterraneo. Sempre più spesso il Quirinale si trova, suo malgrado, a interpretare ruoli che spettano al capo dell’esecutivo. E questa è la più drammatica conferma del vuoto in cui ci dibattiamo. Meglio rendersene conto prima che sia troppo tardi».

AVVENIRE  apre con il titolo “Migra anche l’emergenza” sull’esodo da Lampedusa tra le polemiche e riserva un richiamo a centro pagina al monito di Napolitano («Basta tensioni, così non si va avanti») dopo la nuova bagarre alla Camera. A pagina 8 l’articolo di Marco Iasevoli parla della convocazione al Quirinale di tutti i capigruppo e spiega: «il capo dello Stato non minaccia apertamente lo scioglimento delle Camere; sarebbe prematuro. Ma mette in guardia: procedendo con questo passo e con questo clima ogni esito è possibile. E non certo per colpa sua. Nelle ricostruzioni ufficiali si parla di “ampia ricognizione”, “giro di consultazioni”, “confronto su temi concreti”. Ma sono le modalità a fare la differenza. È giallo sull’ipotesi di uno scioglimento delle Camere. I leader della maggioranza hanno però richiamato l’attenzione del presidente sulle manifestazioni di martedì a pochi passi dal portone di Montecitorio, al lancio di monetine e agli insulti. Gasparri e Cicchitto avrebbero detto che l’opposizione aizza la piazza giustificando in parte la reazione scomposta di alcuni membri dell’esecutivo». Un box ricorda che già dagli Stati Uniti Napolitano aveva dichiarato che «il più grande problema della politica italiana è l’iper-partigianeria che produce una guerriglia quotidiana, rende impossibile il dialogo e il confronto, determina una delegittimazione reciproca dei competitori politici. Nessuno ascolta l’altro. Ciò rischia di creare gravi divisioni e un forte indebolimento del Paese».

“Napolitano: basta scontri”, molto asciutto il titolo di apertura della STAMPA di oggi, che dedica alla bagarre che ha infiammato ieri la Camera le prime sette pagine. In pezzo di approfondimento a pag 5, dove Paolo Passerini paventa anche lo scioglimento delle Camera, perché, ha detto Napolitano «così non si può andare avanti». Il commento che parte dalla prima pagina è invece affidato alla penna di Michele Brambilla (“La memoria corta di La Russa”). Brambilla prende spunto dal vaffa di La Russa a Fini per ragionare sul futuro politico degli ex missini: «Chi è andato con Fini sembra in un vicolo cieco, Fli è un partito senza grandi prospettive elettorali, indeciso su da che parte stare e diviso fra falchi e colombe. Chi invece è rimasto nel Pdl rischia invece di scomparire per altri motivi. Da una parte sta diventando sempre più un corpo estraneo e sgradito a quelli che vengono da Forza Italia…dall’altra parte non si capisce bene quale presa possa avere ancora sul suo vecchio elettorale un La Russa come quello dell’altro giorno, scalmanato nel difendere il processo breve. S’è forse dimenticato quando guidava le fiaccolate pro-mani pulite?».

E inoltre sui giornali di oggi:

LIBIA
IL MANIFESTO – L’apertura dell’edizione odierna è dedicata a un: «Viaggio all’inferno». Tre pagine su quanto sta accadendo in Libia con «Reportage da Misurata, campo di battaglia sotto assedio dei lealisti da 40 giorni e sotto il tiro di cannoni e cecchini, aspettando l’intervento della “comunità internazionale”. Che a Tripoli provoca una strage “collaterale”, il vescovo Martinelli accusa: i raid della Nato hanno ucciso 40 civili. Domani la pace torna in piazza a Roma». A dominare la pagina una foto da Misurata con un avamposto delle truppe di Gheddafi. Gli articoli sono alle pagina dalla 5 alla 7 che si aprono a pagina 5 con l’intervista all’europarlamentare Crocetta dal titolo «No all’interventismo democratico armato» e un elenco delle piazze di domani da Roma a Verona. 

COSTA D’AVORIO
AVVENIRE -Alta tensione in Costa d’Avorio dove si assiste all’assalto finale al presidente uscente Gbagbo sempre più accerchiato: anche la polizia lo ha abbandonato, mentre le truppe francesi sono ormai al fianco dei suoi nemici. Il leader riconosciuto dalla comunità internazionale invece ha esortato l’esercito a unirsi alle forze repubblicane e ha garantito l’incolumità del rivale se lascerà volontariamente. Sequestrato e subito liberato il direttore della Caritas che era stato rapito da un gruppo armato.

NON PROFIT
IL SOLE 24 ORE – “Per le associazioni spazio alle attività commerciali”: «Svolta sul non profit. Il Consiglio dei ministri di ieri ha approvato il disegno di legge delega, che ora passerà all’esame del Parlamento, che riscrive il Codice civile nella parte in cui disciplina associazioni e fondazioni. “In particolare – spiega una nota del ministro della Giustizia Angelino Alfano –, il disegno di legge prevede una profonda riforma del codice civile con l’obiettivo di riconoscere il valore del libero associazionismo, semplificare i meccanismi di riconoscimento della personalità giuridica, ampliare l’autonomia statutaria degli enti con un maggiore coinvolgimento degli associati nei procedimenti decisionali, garantire la trasparenza delle attività degli enti, soprattutto per gli enti che si avvalgono di fondi e sottoscrizioni pubblici, e di consentire la possibilità di svolgere attività d’impresa in via strumentale, tutelando i terzi”. Nel dettaglio, il provvedimento regola lo svolgimento dell’attività d’impresa da parte delle associazioni e fondazioni e ammette di fatto la possibilità che queste ultime svolgano un’attività commerciale a patto che sia strumentale al raggiungimento degli scopi sociali».

VATICANO
ITALIA OGGI– Il quotidiano dei professionisti pubblica un pezzo in seconda pagina sull’aumento delle tariffe postali da oggi in vigore in Vaticano. In base a quello riportato nell’articolo “Giovanni Paolo II diventa beato e Ratzinger aumenta le tariffe postali” gli aumenti riguardano in particolare le tariffe della posta prioritaria. «Nei palazzi della Santa Sede raccontano che la scelta è stata strategica:in vista del primo maggio, con l’arrivo di centinaia di migliaia di pellegrini, provenienti da tutto il mondo per la beatificazione di Giovanni Paolo II, questi amenti rappresentano una specie di tassa destinata alle casse Vaticane». 

CAPORALATO
IL MANIFESTO – A pagina 9 viene raccontata la tappa lombarda della carovana antimafia “I caporali di Milano”, Alessandro Braga racconta una mattina nelle piazze clou milanesi dove gli immigrati aspettano i caporali per recarsi a lavorare in nero. « Il caporalato non ha nazione. Sfruttamento e dissoluzione (dei diritti), perché a subire i soprusi di caporali e caporaletti vari, sono lavoratori di ogni origine e razza. A tentare di stanarli, o perlomeno di rendere più coscienti i lavoratori, ci hanno provato Cgil, Cisl e Uil (insieme all’Arci e ad altre associazioni), che ieri hanno accompagnato la carovana antimafia (…)». Tre tappe: piazzale Lotto, piazzale Maciachini e la fiera di Rho – Pero. Si osserva che di pulmini che all’alba raccolgono i lavoratori ce ne sono tanti «Fanno il giro delle piazze di Milano dove, tramite sms, hanno dato appuntamento ai loro “dipendenti”. Anche se, viste le condizioni di sfruttamento cui li sottopongono, sarebbe più corretto chiamarli “merce”. Da immettere sul mercato (nero) del lavoro». 

PEDOFILIA
AVVENIRE – A pagina 10 parla del caso scoperto in Calabria di bambine dodicenni vendute dalle sorelle maggiori. In manette sono finite 8 persone. Save The Children sarà parte civile al processo. Negli ultimi 6 anni, si legge rapporto presentato con Telefono Azzurro, sono state individuate 3.180 vittime di pedofilia in Italia.

BANCHE
LA REPUBBLICA – R2 fa una inchiesta sulle banche italiane, sulle quali l’Antitrust ha aperto un’inchiesta. Il motivo? Sono le più care d’Europa: rispetto alla media europea di spese annue, che si fissa a 114 euro, secondo la Ue quelle italiane chiedono 295 euro. «Il livello dei prezzi dei servizi e le criticità in termini di trasparenza continuano a segnalare un confronto competitivo ancora debole» è la tesi del Garante. Diverso, come ovvio, il parere dell’Abi che difende a spada tratta gli istituti di credito (in realtà non superiamo i 150, sostiene). Più cari l’uso delle carte e le operazioni allo sportello: fino a 6 euro per un bonifico e 3 per una bolletta. Si pagano anche estratti conto, assegni, fidi e persino gli sms. Rispetto all’Europa 4,2 miliardi di spese extra.

CARNE CLONATA
LA STAMPA – Dopo il fallimento della trattativa europea sulle regole sui Nuovi Cibi una doppia pagina della STAMPA curata dal corrispondente a Bruxelles Marco Zatterin ci avverte che “non ci sono più regole per informare i consumatori: la carne fotocopia è già in vendita e non lo sappiamo”. Ad oggi infatti è vietata solo la commercializzazione degli animali clonati, mentre possono essere messi vendita i figli di ovini, suini e bovini clonati e i loro derivati.   


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