Non profit

Napolitano, appello alla Fiat

Forte presa di posizione del Presidente sul caso di Melfi

di Franco Bomprezzi

Torna oggi la nostra rassegna stampa a tema, segno che si sta concludendo la fase delle ferie agostane, e infatti i temi che tengono banco sui giornali sono già quelli dell’autunno che ci aspetta. Primo fra tutti il lavoro, con la Fiat in difficoltà per il caso Melfi. L’intervento del presidente della Repubblica a sostegno morale degli operai non riammessi al lavoro nonostante la sentenza di reintegro della magistratura conquista l’apertura di molti quotidiani.

“Napolitano critica la Fiat”, è il titolo di apertura del CORRIERE DELLA SERA. Nel servizio a pagina 2 (“Melfi, richiamo di Napolitano «Episodio, richiamo grave, va superato»”) il racconto della giornata, con la risposta a stretto giro del presidente alla lettera dei tre operai: «”Non posso che rimettermi anche io all’autorità giudiziaria – scrive Napolitano – proprio per quelle regole dello Stato di diritto a cui voi vi richiamate”.  Ma Napolitano fa anche arrivare la sua solidarietà agli operai: “Comprendo molto bene come consideriate lesivo della vostra dignità percepire la retribuzione senza lavorare”. E soprattutto esprime il suo “vivissimo auspicio, che spero sia raccolto anche dalla  dirigenza della Fiat, che questo grave episodio possa essere superato”». Il commento che parte dalla prima è affidato a Daniele Manca, secondo cui «sarà difficile per la Fiat non ascoltare l’invito del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.  Per un motivo molto concreto già sottolineato da Pietro Ichino l’altro ieri nella sua «Lettera sul lavoro» al Corriere della Sera: “L’ordinanza cautelare del giudice deve essere rispettata integralmente, anche se la si ritiene sbagliata”». Ma, aggiunge Manca, la vicenda «rischia di far passare in secondo piano la questione centrale sollevata dalla Fiat in questi ultimi mesi. Può una grande azienda continuare a produrre nel nostro Paese contando sulle attuali regole di contrattazione? Si possono programmare investimenti per decine di miliardi (25 nel caso specifico) quando il quadro di norme attuali di fatto mette una società come Fiat in condizioni di svantaggio competitivo non tanto rispetto alla Cina, quanto a Paesi come la Germania o la Francia? Di questo si stava discutendo non di altro».

LA REPUBBLICA apre su Melfi: “Napolitano: Fiat rispetti le sentenze”. Nel sommario aggiunge: “Il Colle risponde agli operai licenziati: episodio grave, superare lo scontro”. Tramite fax, non si è fatta attendere la risposta del presidente agli operai reintegrati ma non ammessi nello stabilimento che si erano rivolti a lui per ottenere il rispetto della sentenza del giudice («comprendo molto bene come consideriate lesivo della vostra dignità percepire la retribuzione senza lavorare»). «Rammarico» è la parola chiave della risposta di Napolitano che non entra nel merito della vicenda, ma esprime un «vivissimo auspicio» che spera «sia ascoltato anche dalla dirigenza della Fiat». Scontata la soddisfazione dei sindacati: «Napolitano conferma la sua grande sensibilità per il mondo del lavoro» è il commento di Guglielmo Epifani. Silenzio dal governo, a parte la Gelmini (intervistata dal Corriere) e Altero Matteoli: «le sentenze vanno rispettate anche quando non ci fanno piacere. Se il nostro è uno stato di diritto non lo può essere a fasi alterne». Dal canto loro i tre operai si dicono più sereni: «il presidente è una persona sensibile, attenta soprattutto ai diritti dei più deboli. Con la nostra lettera volevamo fargli sapere che non si può mancare di rispetto in questo modo alla dignità di un cittadino. Eravamo certi che avrebbe compreso il significato delle nostre parole e così è stato». In effetti la lettera del legale degli operai è partita via fax alle 17.40 di ieri pomeriggio; la risposta di Napolitano è arrivata alle 18.53. Nel suo retroscena (“In Europa le vendite crollano del 32% al Lingotto è già iniziato l’autunno caldo”), Paolo Griseri elenca i problemi di Marchionne. Punto primo: il mercato. Le vendite vanno male ovunque. In Francia meno 10%, in Spagna meno 27%, mentre in Italia si può parlare di un vero e proprio crollo (meno 30%). il che fa prevedere un semestre molto pesante specie per Fiat (che in Europa ha perso quasi il 32%). Il secondo nodo è il consenso: il braccio di ferro ulteriore sta ricompattando i sindacati e l’appello di Napolitano sembra «aver chiuso il cerchio». Terzo interrogativo: l’efficienza e la competitività degli stabilimenti italiani. A Pomigliano la Panda sarà prodotta su un’unica linea. Dunque se si bloccasse per sciopero sarebbe un disastro… A Tito Boeri il commento: “Quegli errori da evitare”. Boeri sottolinea le esigenze della Fiat – avere relazioni industriali che consentano una produzione certa – ma sottolinea che tale sistema di relazioni «deve essere in grado di prendere impegni vincolanti per le parti. Un presupposto perché contrattazione ci sia è che i lavoratori possano far valere le loro ragioni». Da qui l’errore della Fiat di non rispettare la sentenza di primo grado.

IL GIORNALE è concentrato su due famiglie quella Fini-Tulliani e quella Cristiana che Vittorio Feltri nel suo editoriale definisce «Fanghiglia Cristiana che erutta ogni settimana contro il GIORNALE e il premier coprendoli di insulti». Il caso Melfi  è surclassato dallo sciopero della Tirrenia e IL GIORNALE sottolinea già dal titolo  in prima che “i sindacati  adesso puntano a far naufragare il controesodo” e nelle pagine economiche spiega che i passeggeri “ventimila rischiano di restare a terra”. Su Melfi la storia di un dipendente della Cgil, tal Luigi Castiglione di Pescara, licenziato in tronco dalla Camera del Lavoro. L’ente era stato condannato alla reintegra del lavoratore  che non è avvenuta. Un caso per sottolineare che la Cgil «usa due pesi e due misure, che l’organizzazione di Epifani fa l’opposto di quello che chiede alla casa torinese». IL GIORNALE  pubblica le parole che il Presidente della Repubblica ha speso per i tre reintegrati che proprio a Napolitano si erano rivolti con una lettera. Eccole: «Il mio auspicio che questo grave episodio possa esser superato nell’attesa di una conclusiva definizione del conflitto in sede giudiziaria e per creare le condizioni per un confronto pacato e serio su questioni di grande rilievo come quelle del futuro della maggiore azienda manifatturiera italiana e dell’evoluzione delle relazioni industriali nel contesto di un aspra competizione sul mercato globale».

Foto e titolone in prima pagina de IL MANIFESTO (“Presidente operaio”) per Napolitano che risponde  «Vi comprendo» alla lettera dei tre operai di Melfi che l’azienda non vuole reintegrare al lavoro. All’argomento sono dedicate le pagine 4 e 5 con un commento di Francesco Piccioni che sottolinea come in questa partita la Fiat non gioca come semplice “azienda produttiva” con obiettivi industriali, ma come capofila politico di un mondo imprenditoriale in crisi. E per dimostrare che la Fiat è un po’ più sola dopo il mancato pieno reintegro de tre operai a Melfi, il giornale riporta in evidenza il giudizio del ministro Altero Matteoli che ha dichiarato: « Le sentenze vanno rispettate anche quando non ci fanno piacere». Mentre l’ex magistrato Sergio Mattone, in una intervista, spiega che la Fiat rischia una condanna penale per comportamento illegittimo. Ma la vicenda di Melfi è solo la punta dell’iceberg, sostiene IL MANIFESTO, che pubblica anche la storia  di 16 operai eritrei della cooperativa Papavero di Milano, licenziati dopo aver scioperato. Scrive Giorgio Solvetti nell’articolo “Licenziati i neri che non fanno gli schiavi”: «Nel mondo del lavoro in subappalto, specialmente se riguarda stranieri, i diritti sono già spariti da un pezzo. E se qualcuno si azzarda a pretendere ciò che gli è dovuto viene semplicemente cacciato».

IL SOLE 24 ORE riporta la notizia nel taglio centrale della prima pagina. «Napolitano: a Melfi superare lo scontro tra azienda e operai». A pagina 5 l’articolo che riferisce della lettera del presidente della Repubblica: «Rimettiamoci all’autorità giudiziaria» è il titolo. Sul piano legislativo sono in preparazione «norme ad hoc» per le «deroghe al contratto dei metalmeccanici». Scrive Giorgio Pogliotti che le norme, per cui «Il modello è la siderurgia», saranno individuate «dalla commissione Federmeccanica-sindacati che è già al lavoro in vista della riunione ufficiale che si terrà tra il 10 e il 15 settembre». L’inviato da Pomigliano, invece,  riferisce che nel frattempo, «dopo mesi a dir poco turbolenti», nello stabilimento campano «regna la quiete. Anche perché qui l’attività e decisamente ridotta ed incentrata sulla realizzazione del progetto nuova Panda». Il quotidiano pubblica una lettera del segretario generale Cgil Guglielmo Epifani, in risposta all’editoriale di ieri dal titolo «Tre operai non sono gli operai». Scrive Epifani: «Una tesi, quella contenuta nell’articolo, che esprime una posizione francamente illiberale e persino un po’ razzista della situazione». Il leader Cgil si chiede se «non dovrebbe valere per loro il rispetto delle sentenze della magistratura» e conclude: «Giovanni Barozzino, Antonio La Morte e Marco Pignatelli non rappresentano, forse, tutti gli operai ma sono certamente tre operai, tre persone che vivono problemi concreti: la difesa dei loro diritti, come di quelli di tutti i lavoratori, è la ragion d’essere di un sindacato degno di questo nome». Il Sole 24 ore risponde così: «Spiace che il segretario della Cgil, rompendo il suo stile solito, ricorra ai toni di una sinistra intollerante da cui ha sempre provato ad allontanare la sua Cgil». Una fotonotizia infine sullo stabilimento di Termini Imerese: «Cinque offerte per lo stabilimento siciliano: la “short list” il 15 settembre».

Su ITALIA OGGI nulla sul caso Melfi, nulla su Napolitano poiché le pagine politiche riguardano Fini che «sta seminando zizzania» e Bossi «che ha voglia di staccare la spina perché il Senatur non vuole che il Cav. tratti con Casini e mantenga le promesse a Gheddafi su Unicredit». In primo piano la discesa in campo di Veltroni, con la lettera ieri sulle pagine del Corriere perché «sollecita la formazione di alleanze credibili su programmi condivisi».

Solo un piccolo richiamo in prima su AVVENIRE (“Napolitano: rammarico per la vertenza”) e articolo riassuntivo a pagina 21 nella sezione Economia per la risposta di Napolitano agli operai di Melfi. Andrea De Turi ricorda come «L’intervento del Capo dello Stato è giunto al termine di una lunga giornata in cui attraverso le dichiarazioni di molti esponenti politici, di governo e non, e di rappresentanti sindacali, si era formato un fronte sostanzialmente unito nel chiedere prima di tutto all’azienda di Torino il rispetto delle regole. Non formale ma sostanziale». Nella stessa pagina, una notizia “Dagli Usa” con foto di Sergio Marchionne che annuncia: “Niente utili nel 2010 per Chrysler, Concessionari preoccupati per il rilancio della 500”.  E il taglio basso è dedicato al ministro Matteoli che convoca i sindacati per la privatizzazione di Tirrenia.

LA STAMPA dedica il titolo di apertura e servizi alle pagine 2 e 3 per Napolitano che risponde, a stretto giro di posta, ai tre lavoratori Fiat di Melfi reintegrati da un giudice dopo il licenziamento.  “Fiat, appello di Napolitano: Superare quello strappo”, recita il titolo in prima pagina. A pagina 2 e 3 il Primo piano dedicato alla notizia della risposta del Presidente alla lettera inviatagli dai tre lavoratori, scrive Napolitano: «comprendo molto bene come consideriate lesivo della vostra dignità percepire la retribuzione senza lavorare», risponde ai tre operai, esprimendo «profondo rammarico per la tensione creatasi in relazione ai licenziamenti che vi hanno colpito e, successivamente, alla mancata vostra reintegrazione nel posto di lavoro». Ora, spiega tuttavia il Presidente, bisogna attendere che l’Autorità giudiziaria e ad «essa non posso che rimettermi anch’io, proprio per rispetto di quelle regole dello Stato di diritto a cui voi vi richiamate». Luca Fornovo raccoglie la reazione soddisfatta di Gugliemo Epifani, segretario Cgil, che dice: «Esprimo ringraziamento e apprezzamento per le parole spese dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in relazione alla vicenda dei tre operai di Melfi. il presidente mostra ancora una volta la sua grande sensibilità nei confronti del mondo del lavoro». Di diverso tenore la reazione di Luigi Angeletti, segretario Uil, che attacca la Fiom, «La Fiom si è trovata di fronte un problema eminentemente sindacale, e invece di affrontarlo per vie sindacali ha deciso di farlo per vie giudiziarie», segno di debolezza conclude Angeletti.

E inoltre sui giornali di oggi:

GOVERNO
LA REPUBBLICA – Doppia pagina sull’affondo di Famiglia Cristiana che oggi esce con un editoriale durissimo nel quale accusa il metodo Berlusconi: che consiste nel distruggere chi dissente. Vedi Boffo. L’intero collegio dei ministri accusa il direttore don Sciortino di essere fazioso, mentre Lupi sostiene che «Famiglia Cristiana è diventato la fotocopia del Fatto e dell’Unità».

LA STAMPA – Ampio spazio ai dibattiti politici interni ai due principali schieramenti. Sul fronte Pdl, due pagine dedicate all’attacco dei Paolini a Berlusconi. Questo il titolo: “Famiglia cristiana, un siluro sul vertice Berlusconi-Bossi”. Due pagine dedicate anche al dibattito interno al Pd. Da segnalare l’intervista a Chiamparino: «Io in ticket con Vendola? Meglio Letta”.

PROTEZIONE CIVILE
ITALIA OGGI – L’annuncio del provvedimento in Gazzetta il 10 agosto che «rafforza la Protezione civile nel ruolo di gestore dei Grandi eventi nazionali e internazionali. Ai quali gli enti locali hanno mostrato negli anni di non sapere dare risposte adeguate». Una mossa per « voler riparare la mancata approvazione della Protezione civile Spa». L’ulteriore ruolo serve «per prepararsi a intervenire nella gestione dell’Expo 2015 che pare instradato verso il fallimento».

JUVENTUS
LA STAMPA – Rilievo anche alle parole di John Elkann ieri a Villar Perosa, a proposito di Moratti che aveva detto “Squadra multietnica? Meglio che comprare le partite”, Elkann dibatte: “Non hanno mai saputo perdere e non hanno ancora imparato a vincere”.

SOMALIA
CORRIERE DELLA SERA – Una pagina dedicata all’attacco dei miliziani islamici a Mogadiscio, con l’analisi di Guido Olimpio “Shebab, qaedisti e occidentali. La filiera del terrore nel Corno d’Africa”: «La Somalia è ormai in piena deriva irachena. Un laboratorio perfetto per far crescere i germi qaedisti e poi diffonderli nella regione. È terra di jihad violenta ma anche punto di partenza per attacchi nei paesi vicini. Unisce la campagna del movimento islamico Shebab alle azioni internazionaliste dei seguaci di Osama Bin Laden».

AVVENIRE – Il quotidiano apre sulla “Strage di Mogadiscio” e dedica il primo piano di pagina 5 all’irruzione di kamikaze a un hotel che ha causato 70 morti. L’ennesima prova di forza del fondamentalismo islamico mette spietatamente a nudo la debolezza e il vuoto di potere in cui è sprofondata la Somalia.

GIAPPONE
IL SOLE 24 ORE – Il quotidiano di Confindustria dedica l’apertura al nuovo rischio recessione. «Timori di crisi, vola lo yen» è il titolo. Nell’occhiello: «divisa giapponese ai massimi da 15 anni sul dollaro e da 9 anni sull’euro – Giù le Borse». Gli articoli all’interno descrivono gli «scenari globali», per cui «i sintomi di una nuova recessione mondiale spostano gli investitori sulla divisa di Tokyo». Mentre «i tassi d’interesse allo 0,1% offrono margini di manovra molto limitati» e «pechino teme la fiammata dei prezzi».

MADRE TERESA
AVVENIRE – Grande foto in prima per ricordare Teresa di Calcutta, la “matita di Dio” a 100 anni dalla nascita.   A pagina 6 Giovanni Ruggiero firma un reportage a Tirana, un viaggio nelle case di accoglienza fondate dalla beata dopo il crollo del comunismo.

FRANCIA
CORRIERE DELLA SERA – Un’analisi di Massimo Nava nella pagina dei commenti: “L’offensiva d’agosto sui rom non salva la popolarità di Sarkozy”: «Bisognerebbe rileggere l’intervista di Brice Hortefeux a Le Monde (21 agosto) per comprendere la posta in gioco dell’offensiva che il presidente Nicolas Sarkozy ha lanciato in piena calura estiva sui temi dell’immigrazione e della sicurezza. Hortefeux non è una voce qualsiasi. Oltre che ministro dell’interno e responsabile della questione, è amico d’infanzia del presidente, nonché interprete del suo pensiero, se possibile con qualche rudezza in più. Quelli che criticano misure di rimpatrio dei rom e provvedimenti dello stesso tenore sono “benpensanti che non capiscono la realtà del Paese”, realtà che non deve essere confusa con ciò  che si pensa “nel circolo mediatico parigino” o nella “sinistra miliardaria”. Sarkozy non attacca “una comunità, ma i comportamenti di alcuni membri, poiché nessuno è al di sopra della legge”. La strategia non è nuova e in passato è risultata vincente, poiché ha portato Sarkozy all’Eliseo. In sintesi, si tratta di recuperare gli strati popolari attirati dalle sirene del Fronte Nazionale di Le Pen, rovesciando posizioni culturali e sensibilità politiche nel loro contrario: il popolo è la prima vittima della criminalità e dell’immigrazione clandestina, la sinistra non rappresenta i ceri popolari, la Parigi “gauchista”, angelica e libertaria, non rappresenta la Francia che soffre (anche se piace a Carla Bruni)».

INDIA
IL SOLE 24 ORE – Servizio su una storia dello stato dell’Orissa, nell’India orientale. «La collina è sacra, stop alla miniera» è il titolo. Le pendici delle Niyamgiri Hills sono infatti abitate dalla tribù indiana dei Dongria Kondh. «Questa foresta appartiene a noi e noi apparteniamo a lei», dicono gli indigeni. Ma la collina è ricca di bauxite e il colosso anglo-indiano Vedenta aveva l’intenzione di sfruttare le risorse. Ora però il Ministero dell’Ambiente ha bocciato definitivamente il progetto contestato.

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