Formazione
Napoli. Procura: “Sussiste pericolosità poliziotti arrestati”
"Adeguati", secondo il Gip, "gli arresti domiciliari" per gli agenti accusati per il Global Forum 2001. Sarebbero molti più di otto, forse 100 e responsabili di "violenze a sangue freddo"
”Sussiste senza dubbio la pericolosità” vista la ”oggettiva gravita’ dei fatti, considerata la massiccia organizzazione predisposta per compiere atti illeciti, di mortificazione morale e materiale ai danni di soggetti già infortunati” e in relazione alla ”negativa personalità degli indagati, che hanno dimostrato la tendenza ad abusare della loro qualità di pubblici ufficiali ai danni della collettività e spinti solo da desiderio di violenza fine a se stessa”. Così il giudice per le indagini preliminari Isabella Iaselli motiva la sussistenza delle esigenze cautelari alla base dell’ordinanza di arresti domiciliari emessa nei confronti degli otto poliziotti indagati per le presunte violenze seguite ai disordini di piazza in occasione del Global Forum dello scorso anno a Napoli.
Le azioni di cui gli otto a vario titolo sono chiamati a rispondere sarebbero state ”poste in essere all’interno di una caserma, al di fuori di qualsiasi provocazione e ai danni di giovani inermi” che ”erano gia’ feriti e si erano recati al pronto soccorso per essere medicati. I contatti tra gli indagati, tra loro e con gli altri agenti non ancora identificati, vanno recisi per evitare reiterazioni di condotte delittuose analoghe, magari per vendetta nei confronti di chi li ha accusati. Non si tratta di un’ipotesi remota -si legge nell’ordinanza- dal momento che forme di violenza a sangue freddo sono gia’ state poste in essere” e ”nessuna forma di ravvedimento e’ stata manifestata successivamente”. Risulta quindi a giudizio del Gip ”adeguata la piu’ grave misura degli arresti domiciliari richiesta dal Pm”.
Secondo l’accusa gli indagati avrebbero ”trasportato illegittimamente ed indiscriminatamente tutti i soggetti recatisi presso alcuni ospedali cittadini per essere sottoposti a cure, presso la caserma Raniero; li trattenevano, impedendo loro di comunicare con l’esterno e di essere assistiti dai difensori; li obbligavano a subire maltrattamenti, percosse, intimidazioni, minacce e danneggiamenti; prelevavano loro il materiale fotografico, pur in assenza di tutti i presupposti di legge e senza provvedere alla redazione di alcun verbale, cosi’ procurando intenzionalmente un ingiusto danno morale e materiale a tutti i fermati oltre che un danno patrimoniale a tutti coloro che legittimamente detenevano rullini, macchine fotografiche, telecamere, telefoni cellulari ed altri oggetti”.
In particolare, i manifestanti prelevati e trattenuti in caserma sarebbero stati costretti a ”rimanere per lungo tempo inginocchiati con la faccia al muro e le mani dietro la testa” e minacciati ”ripetutamente di violenze alla persona”, oltre che colpiti ed ingiuriati ”reiteratamente”. I sequestri e le perquisizioni nei loro confronti sarebbero avvenuti ”in violazione delle disposizioni del codice di procedura penale e delle leggi speciali che regolano la materia”. Funzionari ed agenti sono accusati tra l’altro di aver colpito con ”calci, pugni, schiaffi e manganellate” alcuni dimostranti, o comunque non impedito o istigato a farlo, provocando in taluni casi ”lesioni personali”.
Nelle 63 pagine di ordinanza ci si sofferma sulle testimonianze rese dai manifestanti che hanno lamentato violenze dopo essere stati condotti alla ‘Raniero’ in quella che venne ribattezzata la ”stanza delle torture”. In particolare, diverse persone, ragazzi e ragazze, hanno denunciato di essere stati denudati nel corso delle perquisizioni, di essere stati malmenati e di essere stati costretti a fare delle flessioni. Il giudice delle indagini preliminari riconosce lo stato di ”forte tensione tra forze di polizia e gruppi che avevano sostenuto la manifestazione” in conseguenza dei violenti scontri di piazza che avevano caratterizzato l’ultima giornata del vertice di Napoli, ma fa presente che ”le dichiarazioni dei ragazzi concordano nelle linee essenziali” e che ”non vi e’ spazio alcuno per ritenere che le accuse siano esagerate”.
”Non vi e’ dubbio” per la magistratura napoletana ”che il numero degli appartenenti alla polizia giudiziaria che ha partecipato a tale illecita attivita’ e’ molto piu’ ampio, coinvolgendo sia coloro che con la forza hanno accompagnato i soggetti in caserma per partecipare alle attivita’ di violenza e vessazioni, sia coloro che all’interno della caserma hanno voluto dare il loro contributo anche al di fuori del loro ordine di servizio (i ragazzi riferiscono della presenza di molti poliziotti, alcuni dei quali non presenti tra le foto loro mostrate), sia coloro che hanno dato l’ordine verbale, palesemente illegittimo, di accompagnare i soggetti dal pronto soccorso alla caserma, sia coloro che pur avendo il potere di impedire la condotta delittuosa hanno contribuito, invece, a gestirla”.
Se le indagini hanno consentito di raccogliere indizi e riscontri sulle lesioni riportate dai manifestanti all’interno della caserma, sono invece ”confusi” i ricordi in merito ad una presunta violenza sessuale subita all’interno del bagno poiche’ ”alcuni parlano di abusi commessi nei confronti di una ragazza, mentre altri ricordano che si disse che su di un ragazzo era stata commessa una violenza con l’uso di un manganello”. Il riferimento e’ ad un tentativo di sodomizzazione che un manifestante di Padova avrebbe subito ad opera di un poliziotto. Sul punto, pero’, ”non si ritengono sussistenti i gravi indizi di colpevolezza” in quanto le dichiarazioni rese da due ragazze ”sono comunque dichiarazioni de relato” e la stessa presunta vittima della violenza ”nega la circostanza e nello stesso senso sono le dichiarazioni della sua ragazza”.
La misura cautelare ”e’ stata richiesta dal Pm nei confronti di quegli agenti che certamente si sono distinti per essere tra i piu’ esagitati e partecipi attivamente agli atti di violenza, tanto e’ vero -scrive il Gip- che il loro volto e’ rimasto impresso nel ricordo di chi ha subito le maggiori vessazioni. Maggiore responsabilita’ e’ poi da attribuire a chi aveva proprio il compito di coordinare l’attivita’ del personale impegnato nei due turni” e che ”non solo non ha impedito gli eventi delittuosi, ma li ha avallati e nessuna forma di ravvedimento ha dimostrato neppure dopo, negando l’evidenza dei fatti nelle relazioni redatte in cui si fa riferimento ad una situazione tranquilla, nella quale non sono da segnalare incidenti”.
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