ROMA – Evidentemente non sono bastate le numerose proteste di piazza e le continue pressioni sul sindaco Iervolino. Così, dopo aver occupato simbolicamente Palazzo Reale con altri oltre 300 operatori sociali, una gruppo guidato dal presidente di Gesco (Gruppo di Imprese sociali), Sergio D’Angelo, si è asserragliata all’interno della stanza dell’assessore alla politiche sociali del comune di Napoli, Giulio Riccio.
La questione è sempre la stessa: il mancato pagamento degli stipendi e delle commesse alle cooperative sociali per i servizi di assistenza domiciliare ai malati, il supporto per i tossicodipendenti, fino alla gestione delle case famiglia per bambini disagiati.
Oltre 100 milioni di euro che il terzo settore richiede da più di due anni. Ma il problema è più ampio «il welfare campano è ormai in ginocchio a causa dei tagli del governo centrale a cui si sono aggiunti quelli di regione e comuni – precisa D’Angelo – Questa situazione va a incidere pesantemente su un sistema di politiche sociali che per la Campania vede già una spesa procapite infinitamente più bassa della media italiana; 30 euro contro 150».
A ciò si aggiunge anche l’annosa questione dei ritardi di pagamento. «Da noi gli enti locali erogano i compensi in 34 mesi – continua D’Angelo – una situazione inaccettabile che ha causato la chiusura di cooperative e organizzazioni più piccole e un enorme disagio per quelle medio grandi. Non è questa l’idea di sussidiarietà orizzontale alla base della 328».
Così non rimane che aspettare la conferenza stampa annunciata per domani a mezzogiorno dal Sindaco Iervolino. «Non ci muoveremo da qui – continua il presidente di gesco – finche in quella conferenza non avremo risposte certe dall’amministrazione e in primis la dichiarazione dello stato di crisi, con conseguente richiesta di intervento dello stato centrale».
La presa di posizione del CNCA
«Il Comune di Napoli non può più restare latitante dinanzi alla situazione gravissima in cui si trovano le cooperative sociali e le associazioni napoletane a causa anche dei pagamenti ritardati, ma oggi di fatto bloccati, da parte dell’amministrazione comunale. Non può più sfuggire alle proprie responsabilità.»
Lucio Babolin, presidente del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA), si unisce alla richiesta che viene dal cartello del terzo settore campano “Il welfare non è un lusso”, impegnato ormai da anni per vedere riconosciute le condizioni di sopravvivenza per le organizzazioni sociali del capoluogo partenopeo e rilanciare servizi sociali ormai al collasso.
«Rosa Russo Jervolino ha convocato una conferenza stampa per domani», conclude Babolin. «Chiediamo anche noi, come l’intero terzo settore napoletano, che il sindaco dica una parola definitiva: o il Comune è in grado di tornare a finanziare, da subito, i servizi sociali già attivati – e dunque assume impegni precisi in tal senso – oppure affermi apertamente e pubblicamente che non può più far fronte agli impegni presi e dichiari lo stato di crisi, chiedendo a Regione e Governo nazionale di sostenerlo in questo compito essenziale. Non è più accettabile che la città di Napoli, i cittadini che usufruiscono di servizi spesso fondamentali – e, in diversi casi, obbligatori per legge – e gli operatori sociali che continuano ad assicurarli in condizioni sempre più difficili e molto al di sotto della dignità che a loro si deve, restino in attesa di risposte da parte dell’amministrazione comunale».
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.