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Napoli, il cardinale in croce
Sepe indagato dai magistrati di Perugia, la città lo difende
Il cardinale Sepe e l’ex ministro Lunardi chiamati a rispondere di un finanziamento pubblico da 2.5 milioni di euro che non convince affatto. La clamorosa richiesta della Procura di Perugia porta in primo piano soprattutto la figura del cardinale di Napoli, amato nella sua città, ma discusso per la sua attività all’epoca dell’incarico di presidente di Propaganda Fide. Ecco come i giornali affrontano, e si dividono, sull’argomento.
- In rassegna stampa anche:
- LEGA
- MIGRANTI
- LAVORO
- MANUTE BOL
- L’AQUILA
- VOLONTARIATO
“Il restauro fantasma di Sepe”, apre così il CORRIERE DELLA SERA di oggi, sotto la falsa apertura dedicata al pari dell’Italia con la Nuova Zelanda. Questa in sintesi la vicenda: «…È solo l’inizio di quegli interventi che nel 2005 beneficeranno di un finanziamento statale da 2,5 milioni di euro, sul quale anche alcuni organi di controllo avevano sollevato molte perplessità. Il primo allarme, infatti, arrivò dalla Corte dei Conti, sollecitata da una denuncia del sindacalista della Uil Gianfranco Cerasoli. L’iscrizione nel registro degli indagati del cardinale Crescenzio Sepe, presidente di Propaganda Fide del 2000 al 2006, e dell’allora ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi, è stata decisa dalla Procura di Perugia dopo l’acquisizione di una relazione della Corte dei conti nella quale si definisce «incongruo» e «non motivato» lo stanziamento della cifra, destinata a un palazzo extraterritoriale, essendo di proprietà del Vaticano. La stranezza di quella vicenda, e il fatto che i lavori non ebbero mai fine, hanno convinto i pubblici ministeri di essere in presenza di una contropartita concessa da Lunardi – firmatario del decreto insieme all’ex ministro della Cultura Rocco Buttiglione – in cambio dell’acquisto a prezzi decisamente vantaggiosi di una palazzina di Propaganda Fide in via dei Prefetti, a Roma. L’andamento di quel restauro ha sempre avuto una sorte accidentata». E ancora: «all’esame degli investigatori c’è la gestione complessiva del nutrito comparto immobiliare di Propaganda Fide ai tempi in cui la congregazione era presieduta dal cardinal Sepe». Tra il 2001 e il 2005 molti appartamenti e palazzi di Propaganda Fide vennero ristrutturati proprio da Diego Anemone. Nei giorni scorsi i carabinieri del Ros di Firenze hanno acquisito dal ministero delle Infrastrutture altri appalti e stanziamenti decisi da Lunardi, per verificare se tra quelle carte non vi sia qualche altra utilità fatta giungere tramite Balducci e il ministero a Propaganda Fide. Inoltre sarebbero in corso accertamenti sull’assunzione di un nipote del cardinal Sepe presso l’Anas, azienda pubblica dipendente dalle Infrastrutture. Candidamente, Lunardi ha raccontato che a gestire gli immobili della congregazione era Balducci insieme a Pasquale De Lise, ex presidente del Tar laziale, recentemente nominato presidente del Consiglio di Stato, e al genero di quest’ultimo, l’avvocato Patrizio Leozappa. Gli investigatori avevano già segnalato in una informativa gli «stretti contatti» tra Balducci e De Lise, senza ulteriori precisazioni. In una conversazione del 4 settembre 2009 l’alto magistrato chiama Balducci e gli accenna al fatto che, su input di Leozappa, si è anche «occupato» – le virgolette sono dei carabinieri del Ros – di un provvedimento di rigetto del Tar del Lazio che avrebbe favorito il Salaria Sport village, la struttura riconducibile a Diego Anemone dove Guido Bertolaso avrebbe usufruito di alcune prestazioni sessuali. I servizi interni vanno dalla 2 alla 5. Goffredo Buccini dà voce all’arcivescovo di Napoli che dice: “«Dopo il calvario la resurrezione»”. E fra la sua gente aggiunge: «Ogni croce è croce, ma sempre croci sono…non c’è vita di cristiano senza croce». E poi: «Sì, il popolo mi sta molto vicino…Tra poche ore saprete la verità!». Sulla strategia del Vaticano si intrattiene invece il vaticanista Gian Guido Vecchi in “«Collaborazione nel rispetto del concordato»” in cui si dà conto di una telefonata delle Segreteria di Stato al cardinale Sepe in cui Bagnasco gli avrebbe espresso la sua affettuosa vicinanza in questo momento» confermando «stima per la sua intensa attività pastorale». Nella pagina successiva il monito del Papa: “«Il sacerdozio non sia usato per avere potere», mentre Buttiglione difende il prelato: “«Esempio di integrità»”.
LA REPUBBLICA apre sull’inchiesta: “I Pm a Napoli. Sepe: «Collaboro»”. Seguono tre pagine all’interno. Riferisce Meo Ponte secondo il quale i magistrati vorrebbero entro la settimana sentire il cardinale di Napoli e l’ex ministro Lunardi, appena iscritti nel registro degli indagati. L’arcivescovo ha fatto sapere di essere pronto a collaborare, Lunardi invece, tramite il suo avvocato, prende tempo: «Da quanto abbiamo appreso i reati che vengono ipotizzati riguardano il periodo in cui Lunardi era ministro e quindi deve essere il Tribunale dei ministri a giudicarlo e a concedere un’eventuale autorizzazione a procedere». In ballo la vicenda delle proprietà della Propaganda Fide, di cui il cardinale è stato prefetto dal 2001 al 2006, la cessione di immobili a prezzi di favore e un restauro finanziato dallo Stato e non eseguito. Per quanto riguarda le relazioni giudiziarie fra Italia e Vaticano, sottolinea Orazio La Rocca, c’è il Concordato: in un gioco di squadra fra la segreteria di Stato vaticana e l’ufficio stampa ieri è stato un susseguirsi di dichiarazioni. Mentre Sepe dichiarava la sua disponibilità, una nota ufficiale assicurava la solidarietà papale e precisava che a disponibilità del cardinale deve tener conto «degli aspetti procedurali e dei profili giurisdizionali impliciti nei corretti rapporti tra Santa Sede e Italia, che siano eventualmente connessi a questa vicenda». Sul cardinale il ritratto di Conchita Sannino: “L’arcivescovo e l’abbraccio della città «Porto la croce, ma mi siete vicini»”. «Ogni croce va portata. Ogni passaggio di vita ha la sua sofferenza. Anche questa la porteremo facendo la volontà di Dio. Certo, è una bella croce»: così Sepe ieri che non ha modificato in nulla il calendario della sua domenica, ricevendo da parte dei suoi concittadini attestati di stima e di fiducia (si è detta solidale anche il sindaco Iervolino). Tra le voci quella di Erri De Luca: «penso che questa storia non comprometta il rapporto tra Sepe e Napoli. Davvero lui ha aperto orecchie, occhi, ha esercitato un’aderenza fisica di quelle da polpastrello su roccia, e proprio a Napoli, città scivolosa. Quest’opera è frutto del suo lavoro, di un talento di una sua volontà». Infine una chicca: un’altra intervista a Lunardi. “I soldi al vaticano? Decise tutto la Arcus”. Sostiene l’ex ministro – riferendosi alla precedente intervista al quotidiano diretto da Ezio Mauro – di aver parlato non «di favori, ho usato il termine cortesie». La cosa cambia. Quanto ai finanziamenti al Vaticano «in quel decreto c’è il mio nome, ma non ho scelto io i lavori da finanziare, Arcus, la società privata organizzata dai Beni culturali, faceva il lavoro istruttorio». Prosegue la serie del “c’ero ma non so…”
“La chiesa è sotto attacco” è il titolo in prima pagina del GIORNALE che nell’occhiello spiega: «L’accusa di corruzione al cardinale Sepe è solo l’ultimo di una serie di episodi che fa pensare a una strategia. Va distinto caso per caso ma il sospetto c’è. Per esempio, Don Gelmini: il processo contro di lui non sta in piedi». Vittorio Feltri scrive: «Motivi per criticare la Chiesa ci sono sempre stati e ci saranno sempre. Ma è un fatto che gli attacchi alle gerarchie e a tutta l’organizzazione, in questo momento, sono particolarmente pesanti. Si tratta di capire se sono diventati più cattivi i critici o i preti. E non è facile». Feltri poi ricorda il caso di Don Gelmini, accusato di molestie da alcuni ragazzi che aveva aiutato, vicenda che il direttore del GIORNALE definisce “ridicola”. Marcello Veneziani dal canto suo scrive: «Alla fine incrimineranno Dio per corruzione avendo favorito alcuni suoi figli e sfavorito altri nella vita o sin dalla nascita. L’azione sferrata in questi gironi dalla magistratura italiana non ha precedenti, segna una svolta storica, se non teologica. La magistratura non vuole solo sostituirsi al potere esecutivo e legislativo, ma ormai sostituisce giudica anche il potere spirituale della Chiesa. Dalle indigni sulla protezione civile alle indagini sulla protezione divina».
LA STAMPA apre in prima pagina con “Sepe: pronto a collaborare”. «Crescenzio Sepe, indagato dalla procura di Perugia per corruzione, collaborerà con la giustizia italiana».L’editoriale di Gian Enrico Rusconi “Ratzinger paga anche per gli altri” si schiera a difesa del Papa. «sarà anche “teso e stanco” – come annotano le agenzie di stampa. Ma le sue parole sono lucide e puntuali. Può darsi che ogni diretta allusione ad eventi domestici (come la vicenda in cui è implicato il cardinale Sepe) sia una strumentalizzazione – come certamente scriverà qualche zelante commentatore. Evidentemente l’affermazione che «il sacerdozio non può mai rappresentare un modo per raggiungere la sicurezza nella vita o per conquistarsi una posizione sociale» ha valore generale, non contingente. Ma il contesto della dichiarazione pubblica, e quindi il suo plusvalore comunicativo, è dato dalle notizie che sono riportate contemporaneamente dalla stampa quotidiana», attacca Rusconi, che dopo aver anche ricordato lo scandalo precedente, quello degli abusi su minori, continua «Questo Pontefice, snobbato un po’ da tutti, nonostante le parole di deferenza curiale che lo circondano, sta forse trovando il suo inatteso profilo. In un momento difficilissimo per la Chiesa in Europa, di cui solo nel nostro superficiale Paese non ci si accorge. Può darsi che questo profilo risulti impopolare, perché segnala dimensioni di spiritualità che non sono consuete per una Chiesa che ama proiettarsi verso “la rilevanza pubblica”, con la presunzione di possedere in esclusiva il monopolio della moralità. Una Chiesa che ha ancora nostalgia del grande carisma comunicativo, senza rendersi conto dei costi che gli sono stati pagati. Quando poi la ricerca della “rilevanza pubblica” diventa acquisizione di sempre maggiori risorse materiali (per il bene della Chiesa, naturalmente), quando diventa coinvolgimento in operazioni mondane sempre più ambigue e spregiudicate, allora è bene che si alzi la voce sofferta del Papa. Purché non si dica che è solo stanchezza. O che si riferisce ad altro». Per quanto riguarda i fatti e le indagini fa il punto Guido Ruotolo in “L’ultimo favore: 2 milioni di euro” che spiega come «a far decidere i pm Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi a iscrivere sul registro degli indagati, per corruzione, il cardinale Crescenzio Sepe, vescovo di Napoli, (ex prefetto della congregazione Propaganda Fide raquo) e l’ex ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi, è stata anche una relazione della Corte dei conti. E’ un documento che mette a nudo l’anomalia di quel finanziamento “improprio”: due milioni e mezzo di euro per restaurare il palazzo seicentesco di “Propaganda Fide” in piazza di Spagna, a Roma. Da quei lavori doveva nascere una pinacoteca e invece dei quadri ci sono solo uffici amministrativi della Confraternita».
E inoltre sui giornali di oggi:
LEGA
LA REPUBBLICA – Bossi a Pontida ha rassicurato la base: «il federalismo sono io», ha detto riferendosi polemicamente ad Aldo Brancher, neo ministro per il federalismo. Il senatur rivendica ruolo, paternità e sostegno popolare non fidandosi evidentemente di Brancher, fortissimamente voluto da Berlusconi e che in una intervista in appoggio getta acqua sul fuoco: «la mia è stata una nomina assolutamente condivisa. Per essere più chiari e più logici vorrei che il nome venisse cambiato in ministero del Decentramento». Non male per un dicastero inventato dal nulla meno di una settimana fa…
MIGRANTI
IL SOLE 24 ORE – Editoriale di Michele Ainis dal titolo “Sui reati degli immigrati due pesi e due misure”: «Una legge e una sentenza. In Italia gli immigrati camminano così: un passo indietro per via legislativa, un passo avanti per via giudiziaria». Mentre il legislatore – dice Ainis – tenta di inserire regole a volte discutibili altre volte controproducenti, dall’altro i tribunali (Consulta compresa) non possono far altro che riallinearle al quadro legislativo italiano e internazionale, a volte trasformando le intenzioni del legislatore in qualcosa che lo stesso legislatore non aveva preso in considerazione. «Insomma, a questo punto gli immigrati hanno fatto un passo avanti; anzi due, se alla pronuncia della Consulta affianchiamo una recentissima sentenza della Cassazione penale (n. 22212 del 10 giugno). Che vi si trova scritto? Che l’immigrato in condizioni disagiate ha diritto a uno sconto di pena. Come a dire che la politica aveva introdotto l’aggravante della clandestinità, i tribunali l’hanno trasformata in attenuante». Altro pezzo interessante, sempre su IL SOLE 24 ORE: nell’anno dello scoppio della crisi hanno dichiarato in media poco meno di 13mila euro. Rappresentavano il 7,8% dei contribuenti totali in Italia e producevano il 5,2% dei redditi complessivi. E ancora: nove su dieci nel 2008 erano lavoratori dipendenti(o pensionati), concentrati nelle aree settentrionali e quasi la metà dichiarava meno di 10mila euro. In tutto hanno certificato redditi per oltre 40 miliardi di euro. È la fotografia del rapporto tra i cittadini nati all’estero (in tutto 3.242.304) e il fisco italiano scattata dalla Fondazione Leone Moressa di Mestre, su dati del ministero dell’Economia, che IL SOLE 24 ORE è stato in grado di anticipare.
LAVORO
ITALIA OGGI- Buone notizie sul fronte occupazione. Lo dimostra l’inchiesta fatta dalla Fondazione Studi del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro per ITALIA OGGI Sette, che il giornale dei professionisti pubblica nella sezione IO LAVORO. Secondo il pezzo “Crisi si ritorna ad assumere ma solo nella piccole imprese”, per il secondo semestre dell’anno, solo l’11 % dei consulenti del lavoro prevede un calo occupazionale. Il 38 % invece, ritiene che il prossimo semestre sarà quello della crescita. Nel mirino dell’inchiesta anche le professionalità più richieste, le ricette del centro studi per far ripartire l’occupazione, quali sono le imprese che hanno ripreso le assunzioni, le tipologie di contratti più diffusi, e le anomalie del nostro sistema di reclutamento.
MANUTE BOL
CORRIERE DELLA SERA – Via Solferino dedica un pagina alla morte di Manute Bol, il cestita della Nba morto a 47 anni che fu il campione dei profughi della sua terra: «Sul campo di basket era sensazionale. Non era un talento, ma dalla sommità dei suoi 2 metri e 31, uno dei due giocatori più alti nella storia della Nba, riusciva a fermare l’impossibile, battendo ogni record di stoppate. Era così magro e sottile, che uno dei suoi allenatori lo paragonò a un gigantesco grillo e Woody Allen a un fax. Ma di Manute Bol, morto l’altra sera a soli 47 anni per una rara malattia cutanea e complicazioni renali in un ospedale di Charlottesville, in Virginia, sono altri i talenti che hanno reso straordinario il suo passaggio terreno, facendone, com’è stato giustamente osservato, «un eroe e un esempio per il Sudan e il mondo». Era nel martoriato Paese africano, infatti, che Bol aveva iniziato il suo improbabile viaggio verso la fama cestistica americana. Lì era nato, nel 1962, figlio del popolo Dinka, discendente di capi tribali, passato attraverso tutti o quasi i riti d’iniziazione: volentieri uccise un leone con una lancia, malvolentieri si sottopose ai rituali sfregi sul cuoio capelluto e all’ asportazione di sei denti… dopo gli Stati Uniti, fece anche un brevissimo passaggio in Italia. Ma mai dimenticò il Sudan, di cui aveva sposato in prime nozze una figlia, Atong, dopo averne convinto la famiglia con il dono di 80 mucche. Soprattutto non dimenticò il Paese devastato dalle guerre civili tra l’élite musulmana del Nord e la popolazione cristiana animista del Sud. Anzi, tutta la sua carriera e gran parte dei soldi guadagnati da cestista li spese per aiutare rifugiati e poveri sudanesi. Manute Bol era in testa nei sit-in di protesta davanti all’ambasciata sudanese di Washington, visitava i campi dei profughi, raccoglieva fondi per alleviare la sofferenza dei suoi connazionali. «Dio mi ha guidato in America dandomi un buon lavoro, ma mi ha dato anche un cuore per guardare indietro», diceva Bol, che era cristiano».
L’AQUILA
IL GIORNALE – L’inviato all’Aquila Gian Marco Chiocci rivela uno dei filoni di indagine degli investigatori abruzzesi che si stanno occupando delle disfunzioni post terremoto. In sintesi: «Il Pd Massimo Cialente, sindaco della città, che non perde occasione per lamentare l’assenza del Governo nell’emergenza terremoto, finisce nel mirino degli inquirenti per le modalità della gara d’appalto sui camper per gli sfollati: all’improvviso sono ritenuti inutili e mai realizzati».
VOLONTARIATO
CORRIERE DELLA SERA – Esordio sulle pagine di Milano-Lombardia di un approfondimento settimanale (in edicola il lunedì) sul mondo del volontariato. Si parte con l’appello del terzo settore per 4mila volontari da impegnare durante le vacanze estive e con l’editoriale di Riccardo Bonacina nell’apertura dell’inserto locale che dopo aver enumerato le best practices milanesi avverte: «questo giacimento senza il quale la nostra città sarebbe sempre più invivibile e desolata oggi rischia di depauperarsi per sufficienza e per in-coscienza».
Nessuno ti regala niente, noi sì
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