Appelli
Napoli, i patti educativi di comunità diventino priorità delle politiche pubbliche
È necessario mettere in campo una programmazione condivisa tra Comune, scuole e attori del civismo attivo che consenta di dare continuità ai processi faticosamente attivati, in primis attraverso il rilancio dei patti educativi di comunità: questo è l'unico modo per trasformare il territorio in una comunità educante
Più di 30 dirigenti delle scuole di Napoli e circa quaranta rappresentanti di associazioni, gruppi di volontariato, cooperative sociali e enti culturali hanno lanciato un appello per chiedere al Comune di Napoli di tornare a giocare un ruolo di Governo e coordinamento delle azioni e dei percorsi tesi a dare vita e costruire i “patti educativi di comunità”.
Peraltro sapendo che a Napoli non si parte d “0”: vuoi per il lavoro dei laboratori cittadini di contrasto della dispersione scolastica promossi dall’Amministrazione precedente che dopo due anni di sperimentazione erano sfociati nella costruzione di diverse alleanza educative tra scuole, civismo attivo, istituzioni locali e servizi sociali territoriali, vuoi per la sottoscrizione da parte dello stesso Comune di Napoli del “Patto educativo per la città di Napoli” promosso dall’Arcivescovo Mimmo Battaglia.
Un patto che metteva al centro l’idea che in una città come la nostra, ma in generale per l’insieme del Paese, i temi dell’educazione e della scuola e in essi il contrasto della povertà educativa devono essere considerati una delle priorità delle politiche pubbliche, perché investire sulla scuola, sull’educazione e contrasto della dispersione e del fallimento formativo è presupposto, condizione indispensabile, per garantire sviluppo giusto e benessere collettivo.
I firmatari e le firmatarie dell’appello nel testo inviato al Sindaco Manfredi e agli assessori competenti ritengono che solo attraverso una regia e un coordinamento pubblico si possa riuscire a superare i limiti di frammentarietà che in tanti casi indeboliscono le tante esperienze già oggi in atto, limitandone l’intervento alla risposta all’emergenza senza riuscire a porre in essere un sistema educativo capace di accogliere tutte e tutti a partire dagli alunni e dalle alunne più fragili e in difficoltà. Per questo, chiedono di mettere in campo una programmazione condivisa tra Comune, scuole e attori del civismo attivo che consenta di dare continuità ai processi faticosamente attivati, in primis attraverso il rilancio dei patti educativi di comunità.
“Patti” che sono necessari perché l’educazione, la formazione e la cura della crescita di bambine e bambini, adolescenti e giovani sono compiti complessi che, pur avendo al centro la Scuola, investono una molteplicità di attori che necessariamente devono connettersi per creare un sistema stabile di relazioni che trasformi il territorio in comunità educante. E, ancora, perché la povertà educativa, che per altro è solo il segnale più evidente di un disagio giovanile sempre più denso e diffuso, è un fenomeno grave per la città di Napoli, le cui dimensioni e la cui complessità richiama alla necessità che si strutturino risposte altrettanto forti con la scuola al centro, riconosciuta nella centralità della sua funzione educativa, ma allo stesso tempo nella consapevolezza che la scuola da sola non è sufficiente a farsi carico da sola del fenomeno.
Per l’insieme di tali ragioni nell’appello si chiede all’Amministrazione Comunale di rilanciare con forza azioni e di aprire luoghi nei quali tutti i diversi attori oggi attivi nella azione di contrasto della povertà educativa trovino una sede permanente di confronto e programmazione comune. Un lavoro che come detto può fare tesoro di quando già fatto in città non solo con le esperienze già citate in precedenza ma anche con la “Piattaforma per il monitoraggio della dispersione” attivata dall’attuale Amministrazione, figlia di un lungo lavoro di confronto e collaborazione, avviato anche dalla precedente amministrazione, tra Comune, Ufficio Scolastico Regionale e Procura Minorile
In altre parole quello che l’appello chiede al Comune è di aprire e coordinare un laboratorio che si configuri come percorso permanente di co-programmazione e co-progettazione dove, nella chiarezza dei ruoli e delle funzioni, vi sia la disponibilità del Comune a condividere con gli altri attori della comunità educante potere sugli indirizzi, sulla programmazione e sull’uso delle risorse. Per mettere a sistema e per rendere politica ordinaria tutto lo straordinario che in molte aree della città, già si sta realizzando nel contrasto della povertà educativa ma che proprio per l’assenza di regia Istituzionale rischia di rimanere precario e indefinito, nonché di rappresentare enorme spreco di risorse pubbliche. Anche per dare un segnale a politiche nazionali che mascherandosi dietro la retorica del merito nulla fanno per correggere un sistema scuola che, come sci dicono tutte le ricerche e evidenze di settore, continua a non offrire le stesse opportunità a tutte le bambine e a tutti i bambini, a tutte le ragazze e a tutti i ragazzi. Soprattutto se sono donne, meridionali e povere.
Andrea Morniroli della Cooperativa Sociale Dedalus, una delle realtà firmatarie dell’appello.
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