Il caso

Napoli, Gesco: centinaia di persone fragili hanno già perso i loro riferimenti

Dopo il licenziamento di 300 operatori sociali, continua la mobilitazione dei lavoratori Gesco. Il presidente Giacomo Smarrazzo: «Già sospesi i progetti che servivano a costruire percorsi di autonomia. Ci segnalano pazienti abbandonati a loro stessi». Il fondatore Sergio D’Angelo: «Comune e Regione hanno riconosciuto il valore del nostro contributo»

di Alessio Nisi

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Da una parte la soddisfazione che «il consiglio regionale» della Campania abbia preso atto in un ordine del giorno della vertenza Gesco, che coinvolge «tante operatrici e tanti operatori che da più di un mese sono tutti i giorni in piazza a protestare per difendere il proprio lavoro e i servizi, frutto di una grande collaborazione tra pubblica amministrazione e cooperazione sociale».

Dall’altra l’amarezza, perché al riconoscimento della vicenda non è seguito alcun effetto. «La direzione dell’Asl Napoli 1 continua infatti a trincerarsi dietro le sue decisioni e dice no a qualsiasi possibilità di accordo e alla possibilità di riportare il contratto in essere alla sua scadenza naturale, quella del 2 dicembre 2025, anticipatamente interrotto al 31 ottobre».

5mila fragili coinvolti

Dopo più di un mese di proteste e 7 giorni senza lavoro, Giacomo Smarrazzo, presidente di Gesco (consorzio di 26 cooperative sociali della Campania, un bacino di utenza che impatta sulla vita di 5 mila persone fragili, solo nel territorio della Asl Napoli 1), fa il punto sul licenziamento di 300 operatori sociali che assistono anziani, disabili mentali e persone affette da dipendenze. 

Centinaia di fragili hanno già perso i loro riferimenti

«Abbiamo», rimarca «centinaia di pazienti malati di Alzheimer, anziani con problemi di demenza senile, ma anche sofferenti psichici che hanno potuto curare la loro sofferenza insieme alle nostre operatrici e ai nostri operatori, ma che oggi non hanno più quei punti di riferimento e quelle progettualità che solo il Terzo settore può garantire all’interno dei servizi pubblici».

Sospesi i progetti di autonomia

Nel dettaglio, Smarrazzo spiega come risultano «già sospesi i progetti che servivano a costruire percorsi di autonomia, da quelli di lavanderia al lavoro che con i nostri Oss facevamo con i servizi diurni presso il domicilio delle persone». Poi «ci sono grosse problematiche legate all’abbandono dei pazienti. Abbiamo segnalazioni di familiari di pazienti abbandonati a loro stessi, di pazienti che hanno interrotto un percorso che serviva loro per crescere e migliorare la loro condizione».

In piazza per denunciare il disagio e la difficoltà

«Non solo il consiglio regionale, anche quello comunale», puntualizza Sergio D’Angelo, che di Gesco è il fondatore, «ha riconosciuto all’unanimità il valore del contributo dato in questi dal Terzo settore e la necessità di scongiurare i licenziamenti». Mentre parla, racconta a VITA in tempo reale che «un centinaio di operatori hanno occupato per protesta i locali della direzione generale della Asl Napoli 1, nell’ex ospedale psichiatrico Frullone».

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Operatori sociali in piazza contro i licenziamenti disposti dalla Asl Napoli 1. In primo piano, l’oss Enzo Cuomo

La mobilitazione

Un’iniziativa che segue l’occupazione «simbolica dell’aeroporto, del museo archeologico, della biblioteca nazionale, del Maschio Angioino, dell’ufficio delle poste centrali». L’obiettivo, spiega D’Angelo, è «denunciare il disagio e la difficoltà di 300 operatori».

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i lavoratori Gesco protestano davanti al Consiglio Regionale Campania

Il lavoro con il Terzo settore

C’è una cosa che è possibile constatare, dice D’Angelo, con la massima oggettività. «L’attività di sostegno di sofferenti psichiatrici, tossicodipendenti, vittime delle tratte, in ogni angolo del Paese si fa in collaborazione con il Terzo settore», aggiunge, «mentre la Asl sostiene che tutto sommato non vi sia alcun problema di continuità assistenziale, perché, dicono, gli operatori che stanno immettendo sono in grado di garantirla. In realtà, va detto, non lo sanno fare. In questi anni, noi», aggiunge, «non siamo stati un pezzettino di privatizzazione della sanità, ma un argine». Di fatto, «abbiamo dato la possibilità al pubblico di potenziare la propria risposta ai bisogni dei fragili».

In apertura e nel testo le proteste dei lavoratori di Gesco. Tutte le foto sono di ufficio stampa Gesco

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