Formazione

Napoli, differenziata addio?

Il piano del Governo prevede un sistema basato su impianti capaci di smaltire tutta la produzione campana. E il riciclaggio? Anteprima dal prossimo Ecomondo, in edicola con Vita non profit magazine

di Redazione

«Il piano rifiuti governativo che si vuole attuare in Campania prevede impianti che a regime saranno in grado di bruciare quasi tutti i rifiuti solidi urbani (RSU) prodotti in regione. Non si prevede quindi di portare la raccolta differenziata agli standard europei ma di mantenerla all’attuale e assolutamente insufficiente 11%.
E’ quindi la fine della raccolta differenziata?» È la domanda che si pone il WWF in occasione il V incontro internazionale Rifiuti Zero promosso da ZWIA_Zero Waste International Alliance e GAIA_Global Anti-Incinerator Alliance e  appoggiato dal WWF,  in corso a Napoli in questi giorni.
 
«Stiamo ascoltando, in questo Convegno, esperienze importanti, da tutto il mondo, di una corretta gestione dei rifiuti, mentre a noi campani, drogati dalla emergenza subita, tentano di farci passare come unica soluzione discariche ed inceneritori. Di fatto non vediamo nessun altro impegno e sbocco per le tante pratiche di differenziata che si stanno realizzando nella Regione», dichiara Ornella Capezzuto presidente WWF Campania.

«Tutta la normativa comunitaria e italiana», sostiene il WWF Italia, «è fondata su pochi principi chiari che si possono così riassumere: va in discarica (o all’incenerimento con recupero energetico) tutto quello che non è altrimenti recuperabile. Nel momento in cui un piano di gestione prevede un sistema basato, anche in futuro, su impianti d’incenerimento di dimensioni tali da assorbire la gran parte dei rifiuti prodotti e si autorizzano per legge questi impianti a smaltire il tal quale, di fatto si afferma che riduzione dei rifiuti, riciclaggio e recupero dei materiali non servono a niente. Peraltro chi pensa di bruciare 2.500.000 di tonnellate di RSU dovrebbe spiegare cosa pensa di fare delle almeno 800.000 tonnellate annue di ceneri e scorie prodotte da questi impianti, molte delle quali anche tossiche e nocive…»
 
I dati APAT per la Campania dicono che ben oltre il 30%  dei rifiuti è composto da materie organiche e vegetali, quasi 25% da carta, quasi il 7% da vetro, non meno dell’11% da plastiche, oltre il 6% da tessili, il 5% da materiali legnosi, oltre il 3% da oggetti in metallo. «Potenzialmente quindi attraverso la raccolta differenziata e il recupero dei materiali è possibile immaginare una drastica riduzione dei rifiuti da destinarsi a smaltimento», sostiene il WWF.
 
«Oggi si può dire che in prospettiva rischiamo di essere in una situazione paradossalmente ancora più delicata dove non ci sarà più alcun interesse a fare raccolta differenziata. Tutti gli inceneritori previsti, se realizzati, dovranno essere alimentati con l’intera produzione rifiuti delle Regione.  Si tratta di uno scacco matto, non solo alla raccolta differenziata ma anche a quel buon senso che in Europa governa le modalità di gestione e trattamento di rifiuti che possono costiture una risorsa, ma che in Italia continuano ad essere un affare per i soliti noti», scrive Gaetano Benedetto, Co-Direttore Generale WWF Italia nel numero di Ecomondo, il mensile realizzato in collaborazione con il WWF Italia allegato al settimanle VITA in edicola dedicato alle emergenze ambientali al Sud, e che ospita le interviste ad Andrea Camilleri su come è cambiato il paesaggio in Sicilia e a Mario Tozzi sul Ponte sullo Stretto. Leggi qua l’articolo completo di Gaetano Benedetto


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