Formazione

Napoli, culla della «felicità pubblica»

La città oggi in crisi ha visto nascere l’economia civile e ospitato i più grandi illuministi italiani. Ricordiamocene, di Luigino Bruni

di Redazione

«La scuola illuminista napoletana è stata tra le più importanti d?Europa. Da lì è nata l?economia civile, che fu insegnata da Antonio Genovesi nella prima cattedra di economia della storia. Oggi in diverse università e centri di ricerca, e non solo in Italia, si continua a studiare questa tradizione, e ad attingere a queste idee per l?oggi. Genovesi, teorico della «felicità pubblica», ricordava che «la vera essenza della vita civile essere uno scambievole soccorso delle virtù ? che gli uomini si danno l?un l?altro, al fine di conseguire l?umana felicità». E su questa linea poteva affermare che «è legge dell?universo che non si può far la nostra felicità senza far quella degli altri». Dall?altro lato del Regno, il leccese Palmieri gli faceva eco: «Che ciascuno resti persuaso, che per rinvenire il proprio bene bisogna cercarlo nel procurare quello de? suoi simili». Un?idea portante di questa tradizione, incardinata nell?umanesimo civile italiano, è bene espressa da Gaetano Filangieri, un?altra stella di questa scuola, la cui idea di ?fraternità? influenzerà i rivoluzionari francesi. Per il giurista napoletano le prime risorse di una nazione sono «confidenza nel Governo, confidenza nei magistrati, confidenza negli altri cittadini». Per questo può affermare che «le buone leggi sono l?unico sostegno della felicità nazionale». Era stata appena pubblicata a Milano l?opera principe dell?illuminismo italiano, Dei delitti e delle pene, di Cesare Beccaria, quando il napoletano Giacinto Dragonetti pubblica il suo Delle virtù e dei premi, a ricordare (anche al collega Beccaria) che in una buona società, le buone leggi non sono solo quelle disegnate per punire i ?delitti?, ma occorrono anche leggi per premiare le ?virtù? dei cittadini. Ed esclama: «Gli uomini hanno fatto milioni di leggi per punire i delitti, e non ne hanno stabilita pur una per premiare le virtù». In questi giorni in cui Napoli sta attraversando una notte del civile, è importante ricordare all?Italia e al mondo che Napoli non è solo camorra, immondizia e assassini; Napoli è anche Filangieri, Genovesi, Dragonetti, Vico, o Scarlatti. È anche questa grande tradizione, ben più profonda e seria del folklore della ?napoletanità?, la garanzia che Napoli uscirà, bene e presto, anche da questa crisi. Docente di Etica ed economia all?università di Milano Bicocca


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