Formazione

Napoli, città rifiutata

Salute a rischio, l'appello di Napolitano al Governo

di Franco Bomprezzi

Napoli è sommersa dai rifiuti, e ci pensa il presidente della Repubblica a richiamare il Governo ai suoi impegni, anche dopo il risultato elettorale che ha visto l’elezione di De Magistris. L’emergenza infinita torna fra i temi principali della giornata sui quotidiani in edicola.

“Napoli è sommersa dai rifiuti. Il Quirinale chiama il governo” è il titolo in alto a destra sulla prima del CORRIERE DELLA SERA. Alle pagine 8 e 9 i servizi. Dalla prima parte anche il commento di Marco Imarisio “Miracoli e parodie”. Partiamo dai fatti. A pagina 8: “Salute a rischio per i rifiuti” è il titolo dedicato all’appello del sindaco De Magistris. Scrive il CORRIERE: “L’intervento che spetta al governo è approvare il decreto sui flussi extraregionali, quello che consentirebbe di portare la spazzatura di Napoli negli impianti di altre regioni. La Lega è contraria, le regioni, che si sono riunite proprio ieri, sono invece disponibili «ma il governo ci deve dire che siamo in emergenza, come è evidente che siamo» , spiega il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani. E sicuramente l’emergenza c’è. Lo dice da tempo il governatore Caldoro, lo dice da quando si è insediato anche il sindaco de Magistris. Che adesso, però, va oltre. Firma un’ordinanza che dà fino in fondo il senso di quanto grave sia la situazione. Vietato vendere verdura non defoliata, vietato utilizzare nei locali pubblici contenitori usa e getta, turni di raccolta per l’Asia che coprano l’intero arco della giornata, immediata rimozione dei cumuli di spazzatura nei pressi di scuole, ospedali e cliniche, disinfezione di tutta l’immondizia giacente per le strade, multe fino a cinquecento euro a chi viola le disposizioni e a chi appicca il fuoco ai sacchetti. «Perché il rischio sanitario è alto» , dice de Magistris, «in questo momento soprattutto quello che può derivare dai roghi» . Il sindaco accusa anche apertamente Berlusconi: «Il governo si è voltato dall’altra parte, ha fatto come Ponzio Pilato e si è lavato le mani dei problemi di Napoli» . E accusa anche chi l’ha preceduto: «L’amministrazione Iervolino ci ha lasciato una situazione finanziaria disastrosa, ma siamo comunque riusciti a recuperare dieci milioni che utilizzeremo immediatamente per coprire le spese necessarie ad affrontare l’emergenza»” . Fulvio Bufi a pagina 9 descrive la situazione: “Foto ricordo da «munnezza city» Gli ultimi 12 turisti sul bus scoperto”. Ecco l’attacco del pezzo: “Sul bus scoperto che fa il giro della città i turisti scattano foto ai monumenti ma cercano soprattutto scene caratteristiche, perché a Napoli si è sempre convinti di trovarne qualcuna. Inquadrano i vicoli di via Tribunali, le mura antiche di Porta San Gennaro con le bancarelle appoggiate, i tetti delle case del rione Sanità, che dal ponte di corso Amedeo di Savoia sembra di toccarli. E la spazzatura. I cassonetti traboccanti, i cumuli, le spianate. Tutta la spazzatura che vedono. È normale, succede da tempo in una città dove l’unica cosa più inspiegabile dell’impossibilità di avere un normale ciclo dei rifiuti, è il fatto che i turisti ci continuino a venire e a passeggiare nell’immondizia e a sentirne l’odore schifoso. Gli album delle vacanze di giapponesi e americani, spagnoli, tedeschi e pure australiani sono pieni di immagini scattate davanti a montagnole traballanti fatte di sacchetti e di mille altre porcherie”. E veniamo al commento di Marco Imarisio: “Adesso stiamo tornando alla situazione senza sbocchi del 2008. In questi tre anni, nelle cicliche emergenze che si sono riproposte con sempre maggiore frequenza, la classe dirigente locale, in primo luogo la Provincia, titolare del potere di aprire discariche, ha dato prova di notevole incapacità e altrettanto calcolo politico improntato al proprio quieto vivere. Ma è mancato anche dell’altro. È mancato il resto del Paese, come se il dramma dei rifiuti si svolgesse in casa d’altri, e non qui, in Italia. Non è così, non dovrebbe essere così. I rifiuti napoletani, piaccia o non piaccia, sono una questione nazionale, che misura la nostra capacità di tenerci, di stare insieme. Non esiste un demiurgo, non c’è solo de Magistris sul proscenio. Ci siamo noi. Accettare per qualche tempo una parte dell’immondizia napoletana è solo un buon inizio, e il primo segnale dovrebbe arrivare dagli amministratori campani. Poi ci dovrebbe essere, ma questo è più difficile che avvenga, unità di intenti. Una visione condivisa che impegni le forze politiche di ogni colore e latitudine, capaci per una volta di mettere da parte calcoli di convenienza e ripicche da comari incapaci di vedere oltre il proprio orticello. E finalmente risolvere, o almeno provarci, questa vergogna italiana. Non resta molto tempo, la situazione è seria”. 

LA REPUBBLICA fa una doppia apertura: a sinistra “Scontro sulla legge bavaglio”, a destra foto-notizia con “Napoli sommersa dai rifiuti. L’ira del Colle su Berlusconi”. I servizi alle pagine 2 e 3: Napolitano ha scritto una lettera per sottolineare la sua apprensione relativamente all’aggravarsi della crisi rifiuti precisando di aver «espresso al presidente del Consiglio la mia inquietudine per la mancata approvazione da parte del Consiglio dei ministri, in due successive riunioni, del decreto legge che era stato predisposto». Avrebbe dovuto far ripartire i trasferimenti dei rifiuti campani in altre regioni. Il premier insomma traccheggia per dimostrare le colpe del neo-sindaco, che dal canto suo ha varato una nuova ordinanza con la quale adotta una serie di provvedimenti: una raccolta 24 ore su 24, la definizione di un nuovo sito di stoccaggio dei rifiuti in città, isole ecologiche mobili… A pagina tre, Giustizio Fabrizio intervista proprio De Magistris: “A rischio la salute della gente c’è chi specula sulla monnezza ma alla fine vincerò la battaglia”. Il sindaco spiega che la promessa dei 5 giorni (ripulirò in 5 giorni…) l’aveva fatta sulla base di un accordo verbale con Prefettura, Provincia e Regione e nella chiusa dell’intervista mostra di aver capito la lezione: «numeri non ne do più». In mezzo però spiega la sua rivoluzione ambientale («con l’estensione della differenziata, con le isole ecologiche, con la riduzione a monte dei rifiuti»), per la quale però servono risorse. 10 milioni sono stati sbloccati dalla regione, oggi il sindaco vede il ministro dell’Ambiente per avere nuove risorse. C’è spazio anche per un attacco: «diversi ambienti vogliono che Napoli resti sotto la spazzatura. Mi sembra evidente guardando quel che il governo non ha fatto. Perché? O vogliono la vera e propria emergenza per specularci sopra politicamente o rispondono ad altri interessi poco leciti». Un ulteriore pezzettino spiega appunto che qualcuno sta facendo raid notturni per depositare spazzatura in centro, mentre gli elettori di De Magistris stanno organizzando una mobilitazione per sostenere l’azione del sindaco.

IL GIORNALE dedica spazio in prima, in taglio basso, a Napoli. “Così Napoli è stata uccisa dalle toghe amiche dell’ex pm” a firma di Fabrizio Rondolino «oggi – per colpa di Berlusconi e di Prodi, di Bassolino e della Russo Iervolino, dei commissari straordinari e dei presidenti della Provincia, e anche, per la quota che loro spetta, del neogovernatore Caldoro e del neosindaco De Magistris – assistiamo a un’emergenza senza precedenti né apparenti rimedi. Perchè la politica non è stata capace di risolvere un problema che non soltanto a Bolzano, ma anche nella vicinissima Salerno non si e’ mai posto? E perché mai da diciassette anni si parla insistentemente della camorra, del suo coinvolgimento diretto nella gestione del ciclo dei rifiuti, delle sue infiltrazioni avari livelli (lo ha ripetuto anche De Magistris), e nessun magistrato è mai stato capace di venire a capo di niente?». All’interno Tiziana Paolucci firma invece “E De Magistris scarica i rifiuti a Palazzo Chigi”, «Il sindaco di Napoli non ce l’ha fatta. La promessa di ripulire la città dall’immondizia in cinque giorni è stata disattesa». E ancora «per nascondere l’insuccesso scarica la colpa sul premier: «Berlusconi ci ha fatto capire con atti più che con parole che di Napoli se ne frega, il governo se ne lava le mani come Ponzio Pilato». E mentre il primo cittadino da una parte attacca il governo, i sinistroidi dall’altra organizzano una marcia su Roma. «Martedì una moltitudine di cittadini napoletani all’assalto dei treni direzione Palazzo Chigi, Roma», è il grido di guerra che dilaga sulle pagine di Facebook, chiamando tutti a raccolta».

“Strategia del rifiuto” titola a tutta pagina IL MANIFESTO per denunciare l’atteggiamento  del governo che lo stesso neosindaco di Napoli De Magistris definisce «pilatesco» perché scrive il manifesto «il governo non approva il decreto per risolvere la crisi e Berlusconi va a Bruxelles. Dal ci devo pensare io come la solito, la lavarsene le mani in appena 24 ore. Berlusconi è volato a Bruxelles lasciando Napoli e la sua provincia la loro destino: niente decreto sblocca flussi».  E ancora: «oggi è previsto un incontro a Roma con il ministro Prestigiacomo per discutere di soldi.  Una discussione  non facile, dalla destra ogni giorno c’è qualcuno che consiglia al sindaco di cedere accettando il termovalorizzatore: la stessa Prestigiacomo, il Pdl Antonio Laboccetta, persino lo sfidante alle amministrative e Gianni Letta hanno ripreso la parola per consigliare di spendere i 386mila euro previsti per la costruzione dell’inceneritore». Il MANIFESTO mette in evidenza una chiamata di solidarietà da parte delle regioni. «Una mano alla Campania arriva dalla regioni “rosse” visto che quelle governate dal centro destra e soprattutto Lega stanno facendo orecchie da mercante. In prima fila il presidente della regione Toscana  Enrico Rossi».

Anche IL SOLE 24 ORE ha un richiamo in prima per la notizia: «Rifiuti, a Napoli allarme salute. Il Quirinale: il Governo intervenga» è il titolo. Gli articoli sono a pagina 16, oltre alla cronaca dell’«emergenza raccolta», si fa «il bilancio di 17 anni di gestione straordinaria». Scrive Mariano Maugeri: «La domanda di fondo alla quale diciassette anni di gestione straordinaria dei rifiuti non sono stati in grado di rispondere è la seguente: raccolta differenziata spinta, come accade in tutte le altre città del Nord, o un ciclo dei rifiuti fondato sui termovalorizzatori? Napoli, almeno fino all’irruzione di de Magistris a Palazzo San Giacomo, aveva deciso di adottare il secondo sistema. Ma è stata una scelta contraddittoria e costellata di incidenti, una scelta alla quale non hanno creduto fino in fondo neppure quelli che la propugnavano: Berlusconi, Bertolaso, Cosentino e il presidente della Provincia Luigi Cesaro». Ora è cambiato qualcosa: «De Magistris, che sulla monnezza ha vinto le elezioni comunali, ha azzerato nel giro di una settimana una melina che andava in scena da troppo tempo. Ha ripudiato l’uso dei poteri emergenziali e sta cercando di mettere in moto un processo di trasferimento dei rifiuti nelle discariche fuori regione». Mentre «l’assessore all’Igiene urbana e all’Ambiente Tommaso Sodano, organizza due siti di trasferenza, tre impianti di compostaggio (Napoli, finora, nonostante 17 anni di reggenza del commissariato straordinario, non dispone di impianto per il trattamento della frazione organica), 13 isole mobili per la differenziata e due centri di trattamento meccanico manuale dei rifiuti sul modello di Vedelago, in provincia di Treviso. Comunque la si pensi, per Napoli e i napoletani, insultati, vilipesi, oltraggiati come se fossero gli ultimi cittadini del pianeta, si tratta di una rivoluzione. Una rivoluzione pacifica e dal basso alla quale ogni singolo cittadino dovrà dare il suo contributo. Non saranno scelte indolori».

AVVENIRE apre con una grande foto che mostra un napoletano in mezzo ai rifiuti con la mascherina e le braccia aperte, quasi un novello Cristo in croce. Al collasso di Napoli e alla “Guerra dei rifiuti” è dedicato il Primo Piano alle pagine 4 e 5. Di fronte allo scenario sempre più preoccupante, il presidente Napolitano ha fatto appello al governo e il neosindaco Luigi De Magistris  ha dichiarato che  «La situazione ambientale e sanitaria è grave, c’è un rischio concreto per la salute dei cittadini. La situazione è resa ancora più difficile dai roghi che vengono appiccati in concomitanza con la raccolta e che rendono quei rifiuti speciali. Abbiamo incontrato l’Ordine dei medici e l’Asl di Napoli nei prossimi giorni metteremo su una commissione di sorveglianza sanitaria». Secondo il procuratore capo Aldo De Chiara «c’è una regia criminosa dietro la crisi. Qualcuno che può trarre vantaggi dalla confusione, dalla permanenza di situazioni emergenziali». AVVENIRE pubblica anche la testimonianza di Don Maurizio Patriciello di Caivano che accusa: «La città sarà ripulita a nostro danno. La camorra ringrazia». Di “Quello che serve” per risolvere la drammatica situazione di Napoli parla anche l’editoriale di Antonio Maria Mira che  ricorda: «Non servono bacchette magiche per risolvere l’eterna emergenza rifiuti in Campania. Né azzardati annunci di soluzioni a portata di mano in pochi giorni. Si è scottato un paio di volte il premier Silvio Berlusconi, si sta scottando il neosindaco di Napoli, Luigi De Magistris. Niente magie, niente colpi di teatro… Se davvero ci fosse collaborazione tra tutte le istituzioni, se davvero ci fosse fiducia reciproca, si creerebbero anche fiducia e voglia di impegno tra i cittadini. Anche tra quelli campani che in questi giorni reagiscono con delusione, disperazione e rabbia all’ennesima crisi. Solo coinvolgendoli potremo chiudere il cerchio: verità, competenza, collaborazione, fiducia, impegno. Non c’è altra strada. Perché anche in questi giorni c’è chi specula, soffia sul fuoco, rema contro. E c’è chi gioca sporco, sporchissimo, anzi criminale. Mettere in piedi, rapidamente, un circuito virtuoso vorrebbe dire togliere loro ruolo e spazio. E cominciare a navigare davvero in acque pulite».

LA STAMPA titola: “Napoli assediata dai rifiuti: ora è a rischio la salute”.  L’allarme lanciato dal presidente Napolitano si guadagna la fotonotizia in prima pagina del quotidiano. Che rimanda a due pagine su quella che è ormai, a Napoli, un’emergenza sanitaria, e dà seguito alla lettera scritta ieri da Napolitano a Il Mattino ripercorrendo le fasi dell’escalation che negli ultimi giorni ha precipitato la città nel baratro. Al presidente della Repubblica risponde il neosindaco De Magistris, annunciando un nuovo piano rifiuti e provvedimenti da “tolleranza zero” contro chi incendia la spazzatura in strade e vicoli. Alla cronaca politico-amministrativa, La Stampa affianca un’intervista a Ennio Cadum, responsabile dell’area Epidemiologica ambientale dell’Arpa Piemonte, che indica due gravi rischi dal punto di vista sanitario. Il più immediato, le patologie infettive provocate dagli organismi patogeni presenti nella spazzatura in decomposizione. Secondo problema, e più grave, quello delle infezioni a causa della diossina prodotta dai roghi di rifiuti. Resta aperto, dal punto di vista sanitario, anche il rischio per chi vive nei pressi delle discariche abusive, non controllate, e l’incidenza crescente di tumori in queste fasce di popolazione: «È stato calcolato un eccesso di mortalità del 30-40% in chi abita entro i due o tre chilometri di distanza», spiega Cadum.

E inoltre sui giornali di oggi:

CARCERI
LA REPUBBLICA – Dopo aver riportato la notizia dello sciopero della fame di Marco Pannella, il quotidiano pubblica un commento di Adriano Prosperi: “Le carceri italiane dimenticate dalla legge”. Scrive Prosperi che quello delle carceri (capienza 45mila, numeri reali: 70mila) è “il” problema della giustizia. Causato anche da una serie di leggi che puniscono con il carcere reati su cui si potrebbe discutere: l’immigrazione clandestina, ad esempio. Si finisce così con il perdere la funzione vera del carcere, quella di essere strumento reintegrativo.

AVVENIRE  – “Carceri, Italia in maglia nera” è il titolo di pagina sul sovraffollamento record negativo dei nostri ituturti di pena: costruiti per contenere 45mila persone, ne opsitano invece più di 67mila. Su 100 posti letto ci sono 140 detenuti: il 9% di loro è in cela per scontare una pena inferiore a un anno.

IMMIGRATI
IL SOLE 24 ORE – «Dagli immigrati l’11% del Pil nazionale» è un titolo dalle pagine di economia e imprese. Sono i dati diffusi al Money Gram Award: «in Italia sono quasi 5 milioni, con un imponibile dichiarato di 40 miliardi di euro. Nel 2010 rimesse per 6,3 miliardi: Cina, Romania e Filippine le principali destinazioni». Numeri commentati così da Massimo Canovi, vicepresidente per l`Italia di MoneyGram International: «Uno spirito costruttivo e ottimistico. Dimostrare all’Italia che le comunità straniere sono una risorsa culturale ed economica fondamentale. Trasformare l’immagine negativa che i media tendono a dare degli immigrati».

GIOVANI
ITALIA OGGI – Lunga intervista al ministro Meloni sulle strategie da mettere in campo per ridurre la disoccupazione. Secondo il pezzo “E’ tempo di valorizzare i giovani” le priorità sono il rilancio dell’apprendistato, il potenziamento dell’attività di orientamento, interventi tributari, e sgravi fiscali per le aziende che assumono giovani.  

PONTE DI MESSINA
CORRIERE DELLA SERA – Alle pagine 28 e 29 pezzo dossier di Sergio Rizzo: “Quei 250 milioni spesi per il ponte di Messina (che non si farà più)”. Scrive Rizzo: “Dopo cinque anni si arriva faticosamente a un passo dall’apertura dei cantieri, con l’affidamento dell’opera (fra polemiche e ricorsi) a un general contractor, l’Eurolink, di cui è azionista di riferimento Impregilo. Quando però cambia la maggioranza. Siamo nell’estate del 2006 e il ponte finisce su un binario morto. Il governo di centrosinistra vorrebbe addirittura liquidare la società Stretto di Messina, concessionaria dell’opera, ma il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, sventa la mossa in extremis. Nessuno lo ringrazierà: ma se l’operazione non si blocca il «merito» è suo. Nel 2008 torna dunque Berlusconi e il progetto, a quarant’anni dal suo debutto, riprende vita. Certo, nella maggioranza c’è qualcuno che continua a storcere il naso. Il ponte sullo Stretto di Messina, la Lega Nord di Umberto Bossi proprio non riesce a digerirlo. Ma tant’è. Nonostante le opposizioni interne ed esterne, la cosa va avanti sia pure lentamente. E si arriva finalmente, qualche mese fa, al progetto definitivo. Nel frattempo, sono stati già spesi almeno 250 milioni di euro. Sarebbe niente, per un’opera tanto colossale, se però gli intoppi fossero finiti. Sulla carta, per aprire i cantieri, ora non mancherebbero che poche formalità, come la Conferenza dei servizi con gli enti locali e il bollino del Cipe, il Comitato interministeriale che deve sbloccare tutti i grandi investimenti pubblici. Sempre sulla carta, non sarebbe nemmeno più possibile tornare indietro e dire a Eurolink, come avrebbero voluto fare gli ambientalisti al tempo del precedente governo: «Scusate, abbiamo scherzato» . Il contratto infatti è blindato. Revocarlo significherebbe essere costretti a pagare penali stratosferiche. Parliamo di svariate centinaia di milioni. Ma nonostante questo il percorso si è fatto ancora una volta più che mai impervio. Non per colpa dei soliti ambientalisti. Nemmeno a causa della crisi economica, il che potrebbe essere perfino comprensibile. Piuttosto, per questioni politiche”.

PARTITOCRAZIA
LA REPUBBLICA – Inchiesta di R2 che ribadisce lo scandalo, per la verità già emerso ma mai risolto, dei rimborsi ai partiti che non ci sono più. Fi, An, Margherita e Ds – anche se sono diventati altri soggetti – continuano a percepire risorse per le spese elettorali. Si tratterebbe di 500 milioni di euro. Rispetto al cui utilizzo non c’è nessuna trasparenza.

PREZZI AGRICOLI
AVVENIRE – A pagina 26 annuncia l’accordo dei ministri agricoli del G20. Sono state gettate le fondamenta per una maggiore trasparenza dei mercati che mira a stabilizzare i prezzi e per interventi umanitari più rapidi ed efficaci in caso di carestie. 


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