Politica
Nannicini: “La libertà si può limitare, mai calpestare”
La nostra attenzione e il nostro cuore sono giustamente altrove ma non distraiamoci dai doveri fondamentali che lo Stato ha in una democrazia, anche quando comprime i nostri diritti per una buona causa. Potremmo pentircene il giorno dopo. Occhio alla trasparenza e al rispetto dei diritti, due esempi
di Redazione
In questa drammatica fase di emergenza, lo Stato sta prendendo molte decisioni per tutti noi, limitando la nostra libertà in molti aspetti della nostra vita. È comprensibile, e anche giusto, che sia così. Ma proprio perché è in gran parte inevitabile, gli apparati dello Stato devono sentire tutto il peso di questa enorme responsabilità. Se è inevitabile che l’intervento pubblico sia invasivo per un po’, è indispensabile che sia trasparente, semplice e rispettoso dei diritti di tutti. Non possiamo tollerare strappi che lascerebbero cicatrici non rimarginabili quando torneremo a una nuova normalità, passata l’emergenza.
Faccio due esempi, così ci capiamo. Primo: trasparenza. Come ha scritto Yuval Noah Harari, da questa crisi usciremo con due mondi: uno dove i governi usano la tecnologia per controllare i cittadini, e uno dove i cittadini usano la tecnologia per controllare i governi. Noi dobbiamo fare di tutto per costruire il secondo, anche in questa fase di emergenza. Come ha spiegato Marco Dotti su Vita, il governo ha sospeso per decreto il FOIA, l’accesso civico generalizzato che permette di conoscere gli atti della Pubblica Amministrazione, che è uno strumento di controllo e vigilanza in mano a tutti i cittadini e alla libera stampa. L’accesso resta solo per le richieste di “indifferibilità e urgenza”. Ma chi decide cos’è urgente? Chi controlla i controllori? Su questo aspetto, servono chiarimenti subito.
Secondo: rispetto dei diritti. Le forze dell’ordine stanno rendendo un grande servizio al Paese e dobbiamo ringraziarle. Allo stesso tempo dobbiamo fare di tutto per evitare abusi e assicurarci che siano formate per un compito così eccezionale. Un compito di prevenzione e non di oppressione. L’altro giorno un mio amico italiano con cognome che suona straniero è stato fermato dalla polizia con commenti razzisti del tipo: “con quelli con un nome come il suo dobbiamo stare più attenti e fare controlli extra”. Sulle cronache maceratesi, leggo di un italiano di origine marocchina a cui è stato contestato come valido motivo per muoversi il fatto di recarsi in una macelleria per l’acquisto di carne halal, con tanto di invito a “mangiare legumi”. Sono fatti gravi. E non mancano altre segnalazioni di atteggiamenti aggressivi del tutto ingiustificati anche verso chi si chiama qualcosa del tipo “Mario Rossi”. Per carità, qualche comportamento non può gettare ombre sul lavoro meritorio dei corpi dello Stato, ma non giriamoci dall’altra parte quando c’è qualcuno che ne abusa.
La nostra testa e il nostro cuore sono giustamente altrove. Vicino a chi ha perso la vita, a chi ha vissuto un lutto, a chi combatte contro il virus, a chi fa sacrifici economici per permettere a tutti noi di tornare a vivere. Ma non distraiamoci dai doveri fondamentali che lo Stato ha in una democrazia, anche quando comprime i nostri diritti per una buona causa. Potremmo pentircene il giorno dopo.
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