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Nancy Pelosi: «Approveremo la riforma sanitaria»
Ecco il difficile scenario parlamentare che si apre dopo la vittoria del senatore repubblicano del Massachusetts
C’è aria di naufragio a Capitol Hill dopo la clamorosa vittoria dei repubblicani in Massachusetts. Ma la Speaker della Camera, Nancy Pelosi, al termine di una riunione d’emergenza convocata dopo l’impensabile disfatta di Boston, si è impegnata pubblicamente a salvare la riforma sanitaria ad ogni costo: «Avremo una riforma, non abbiamo un rapporto qualsiasi con questa legge ma un impegno totale». Dichiarazioni pubbliche a parte, la vittoria di Scott Brown, che sarà il primo repubblicano del Massachussets a sedere al Senato dal 1979 sul seggio che per 47 anni è stato di Ted Kennedy e prima, sin dal 1952, era stato di Jfk, ha stravolto tutti gli equilibri, anche all’interno del partito democratico, e messo in serio pericolo l’approvazione finale della riforma sanitaria su cui Barack Obama ha puntato moltissimo. Nel discorso della vittoria, Brown ha naturalmente fatto suonare le campane a morto per la riforma che ora lui, 41esimo senatore del Gop, ora avrà il potere di bloccare: «La riforma è destinata a far aumentare le tasse, a danneggiare il Medicare, a distruggere posti di lavoro e far crescere il debito nazionale». Senza contare che i risultati del Massachusetts – che i repubblicani già sbandierano come un referendum sul primo anno e sulle politiche di Obama – danno maggiore potere ai moderati democratici che già avevano esercitato a pieno il loro potere di veto per annacquare il testo della riforma. «È un problema molto grave – ammette Russel Feingold, senatore liberal – che ci costringerà molto probabilmente ad arretrare sulla riforma sanitaria, cosa molto negativa perché tutti siamo d’accordo sulla necessità di agire e sarebbe terribile perdere tutto».
Da giorni, da quando, ormai troppo tardi, i democratici si sono accorti dell’onda di tsunami che si stava abbattendo su di loro dal Massachusetts, a Capitol Hill si sono messi gli esperti al lavoro per trovare un’escamotage procedurale che possa salvare la riforma, come afferma la Pelosi. Il modo più scontato – riporta oggi il Washington Post che elenca tutte le varie opzioni – sarebbe quello di far approvare alla Camera lo stesso identico testo passato, dopo una travagliatissima gestazione, il giorno della Vigilia di Natale al Senato. E mandarlo poi alla firma di Obama, non essendo necessario un nuovo passaggio alla Camera alta. Pur mantenendosi ufficialmente a distanza, anche dalla Casa Bianca si è fatto capire che non si vedono molte altre alternative che possano evitare il naufragio della riforma. Ma su questo fronte la strada è tutta in salita: la stessa Pelosi, nonostante i suoi solenni impegni, continua ad affermare che i democratici della Camera sono restii ad approvare in toto il testo del Senato che differisce in modo netto da quello da loro approvato. Data ormai per defunta la public option, l’ente pubblico di assicurazione che doveva fare concorrenza diretta ai privati, sono due le principali obiezioni, una da sinistra – i sussidi federali troppo esigui nel testo del Senato per aiutare le famiglie a basso e medio reddito a pagare un’assicurazione – e una da destra, con i blue dog, i democratici conservatori, a cui non piace che al Senato siano state alleggerite le restrizioni da loro imposte alla Camera sull’uso dei fondi federali per l’aborto.
In effetti, un’alternativa vi sarebbe e ruoterebbe tutta intorno a una poco usata procedura di voto del Senato chiamata “reconciliation”: una sorta di “fast track”, approvazione veloce, che richiede solo la maggioranza semplice, e quindi non rischia di essere bloccata dal filibuster, l’ostruzionismo ad oltranza della minoranza repubblicana. Anche in questo caso gli scenari sono multipli: la Camera potrebbe approvare il testo del Senato e poi cercarlo di aggiustare appunto con la reconciliation, procedura che però limita molto i contenuti della legge da approvare in questo modo, ammettendo solo misure che hanno una ricaduta diretta sul bilancio. Una seconda ipotesi la Camera potrebbe mettere mano al testo, che poi dovrebbe passare sempre nello stesso modo, con il voto a maggioranza semplice al Senato, ma in questo caso i repubblicani con ogni probabilità scatenerebbero una battaglia sulla legalità di questo processo. Senza contare l’opportunità politica. E in ogni caso un processo del genere metterebbe rischio lo spirito stesso della riforma che vuole garantire l’assistenza sanitaria ad almeno 30 milioni degli americani che ora ne sono privi. Ed in ultima, più negativa, analisi i democratici si vedrebbero costretti a veder svanire il lavoro fatto in tutto quest’anno per arrivare faticosamente alla riforma per mettere insieme una legge minimale. Sperando di ottenere il sostegno dei senatori repubblicani moderati, come Olympia Snowe, che finora hanno sempre frustrato ogni tentativo bipartisan di Obama. Un sostegno molto difficile da ottenere ora che il momentum sembra essere tutto in vantaggio del Gop.
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