Cronache russe
Nadezhda Buyanova, storia esemplare della pediatra russa condannata per “fake news”
La dottoressa dovrà scontare cinque anni e mezzo perché condannata per aver detto che un uomo morto in guerra (padre di un bambino che aveva in cura) «era un obiettivo legittimo per l'Ucraina». L'accusa si base solo sulla testimonianza della moglie. Non ci sono altri testimoni, nè registrazioni. La sua testimonianza
Un altro caso palese di arbitrarietà giudiziaria si è verificato in un tribunale di Mosca. Nadezhda Buyanova (nella foto La Presse), una pediatra di 68 anni, è stata condannata ad una reclusione di 5 anni e mezzo per “fake news” sull’esercito russo. Il processo nasce dalla denuncia di una signora il cui marito e padre di suo figlio è morto nella guerra con l’Ucraina: secondo l’accusa, durante una visita medica Buyanova avrebbe detto che il padre del bambino era «un obiettivo legittimo per l’Ucraina». Non ci sono registrazioni audio o testimoni che confermino la veridicità di questa affermazione; l’accusa si basa esclusivamente sulla testimonianza della vedova.
Nella sua ultima dichiarazione al processo, Buyanova ha fatto questo discorso: “Sono nata nel 1956 nella Repubblica socialista sovietica ucraina, nella città di Leopoli, e sono cresciuta lì. L’Ucraina faceva parte dell’Urss. Il principio dell’Unione Sovietica era l’amicizia tra i popoli delle quindici Repubbliche che la costituivano. Assistenza reciproca e rispetto reciproco. Questa amicizia – beh, è un po’ pretenzioso, ma era così – questa amicizia era glorificata nella poesia, cantata nelle canzoni, suonava come il leitmotiv nell’inno dell’Unione Sovietica. Ci è stato insegnato che il russo era la lingua della comunicazione internazionale. Io stessa provengo da una famiglia russofona e mi sono diplomata in una scuola russofona. Dalla seconda elementare ho studiato la lingua della Repubblica in cui vivevo, cioè l’ucraino. Mio padre Buyanov Fedor Sergeevich, era di nazionalità russa, come scritto nei documenti. Mia madre era bielorussa, nata in Bielorussia. Vivo e lavoro in Russia da più di trent’anni. (Sospira pesantemente.) Fa male leggere ciò che è scritto nell’atto di accusa, queste parole ingiuste e offensive: condannata per odio politico e nazionale. Che tipo di odio nazionale posso provare considerata la descrizione appena fatta della mia storia?! È un’assurdità! L’odio è un sentimento troppo profondo e forte; distrugge l’uomo. Questi sentimenti non mi appartengono, né come persona né come medico. I medici danno assistenza indipendentemente dalla nazionalità del paziente. Misericordia, filantropia: senza questi valori morali è meglio non fare il medico.
Appartengo a tre popoli slavi: russo, bielorusso, ucraino. Allora cosa dovrei fare, quale scelta dovrei fare? Ho studiato, ho lavorato, ho parlato e fatto amicizia con gli ucraini. O dovrei alimentare in me la rabbia? Questo è impossibile. Non posso… e nemmeno voglio. Come si può dire dell’intera nazione ucraina che loro odiano il mondo russo?
Diversi anni fa stavo camminando lungo via Russkaya a Leopoli. Ero lì in vacanza, era inverno. E all’improvviso sento una conversazione intorno a me in tre lingue: russo, ucraino, polacco. Nessuno vi ha fatto attenzione, nessuno ha voltato la testa. Era naturale, lì era nell’ordine delle cose. Leopoli è una città turistica, tutti ne parlano con ammirazione, è inclusa nella lista del patrimonio mondiale dell’Unesco. Lì ho incontrato così tanti turisti di lingua russa! E anche a loro piaceva quella città.
Dopo la laurea presso l’Istituto medico statale di Leopoli, i laureati prestavano giuramento come medici dell’Unione Sovietica, con il giuramento di Ippocrate. Considero questo giuramento la coscienza di un medico. Il medico non ha il diritto di sbagliare! La nostra professione medica è sempre stata rispettata. Negli ultimi tempi il rispetto ha cominciato a scomparire. E di conseguenza ha cominciato a cambiare anche la relazione. Se prima c’erano un medico e un paziente, ora ci sono un servitore e un cliente.
Negli ultimi tempi il rispetto ha cominciato a scomparire. E di conseguenza ha cominciato a cambiare anche la relazione. Se prima c’erano un medico e un paziente, ora ci sono un servitore e un cliente
Noi medici possiamo essere calunniati, possiamo essere trattati male, possiamo essere insultati con gli epiteti peggiori. Non possiamo difenderci, le spiegazioni non vengono ascoltate dai superiori, i conflitti non vengono analizzati.
Ero il medico di guardia, e c’era un costante flusso di pazienti. lavoravo senza infermiera. La malattia più diffusa era la polmonite. Facevo tutto secondo le regole: il colloquio, la raccolta dei dati medici del paziente, l’ascolto attento del bambino. Poi raccogliere i campioni organici, non uno solo, tre. Poi fare la ricetta per la radiografia, fare la ricetta per gli esami, per le medicine … Spesso dare la malattia, magari per la seconda volta, spesso dare medicine gratis. Tutto questo richiede tempo. L’ho anche cronometrato: 35 minuti. Ma i pazienti continuavano ad arrivare, arrivare, arrivare…
Che tipo di persona è questa Akinshina (la vedova che ha fatto la denuncia)? Senza alcun principio morale. Vive di rabbia. Posso solo compatirla… Le persone come lei devono essere chiamate a rispondere delle proprie calunnie. Non ci sono prove che quella conversazione abbia avuto luogo, non esiste alcuna registrazione audio. Il proverbio dice: sul nulla non si fa un processo. Perché credono a lei e non a me?! Chiunque si chiederebbe: dove sono le prove?
Un medico, soprattutto un pediatra, non può augurare del male a un bambino, a sua madre, o traumatizzare la psiche di un bambino. Solo un mostro è capace di questo, e delle parole che presumibilmente avrei detto loro.
La madre stessa si è confusa nel testimoniare. Non è stato nemmeno in grado di dire la data esatta della visita. O il 30 o il 31 gennaio, ha detto. Sono passati diversi mesi dalla scomparsa dell’ex marito, dal quale era divorziata da un paio d’anni e aveva dato alla luce un terzo figlio, di cui lui non era il padre. È arrabbiata con il mondo intero perché suo figlio ha perso il padre. Sì, fa male! È una tragedia! Ma non vogliono ammettere che non è in grado di fornire prove. Semplicemente non esistono, queste prove.
Come puoi accusare una persona in base a una calunnia, senza prove? Dov’è la logica? Dov’è la giustizia? In conclusione, voglio dire che non riconosco la mia colpevolezza e mi ritengo innocente. Ho portato benefici alla società grazie alle mie conoscenze e all’esperienza accumulata. Ho lavorato con coscienza.”
Proprio durante il processo, il giudice che ha esaminato il caso penale di Nadezhda Buyanova ha ricevuto una promozione: gli è stato offerto il posto di giudice in un tribunale di grado superiore.
Più o meno nello stesso periodo, sui social network russi è apparsa la notizia di uno scherzo telefonico in cui un tizio, presentandosi come un funzionario del partito Edinaja Rossija (Russia Unita), ha ordinato agli insegnanti di una scuola che si costruissero dei berretti di carta stagnola. È un noto meme comico della storia della Russia moderna. Alcuni sostenitori della “teoria della cospirazione mondiale” credono che il “governo mondiale” “irradi” le persone attraverso i ripetitori dei cellulari per sottometterle. E la protezione da questa “irradiazione” sarebbe un berretto di carta stagnola. Di solito la gente scherza quando parla di propaganda o di notizie televisive dicendo: “Sì, guarda le notizie, ma non dimenticare di indossare il berretto di carta stagnola!”.
Quindi, il risultato di questa telefonata è stato che l’intero corpo insegnante della scuola si è fatto obbedientemente i berretti di carta stagnola, senza pensare affatto all’assurdità di ciò che stava accadendo. Anche se il fatto in sé risulta comico, comporta gravi conseguenze sociali. Alcuni potrebbero ridere, altri potrebbero sostenere gli insegnanti, che hanno salari bassi e sono costretti a sottomettersi alle autorità.
Allo stesso modo nella Russia di Putin il giudice che ha condannato Nadezhda Buyanova, (che ovviamente non ha uno stipendio basso, ma comunque di molto inferiore a quello di chi detiene il potere), giustifica la propria decisione arbitraria con gli stessi argomenti degli insegnanti che hanno eseguito l’assurdo ordine di realizzare cappellini di carta stagnola. L’argomento principale è sempre banale, come “la banalità del male”»”: cosa posso farci io?
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