Cultura
Mygrants: a Bologna la startup che trasforma il fenomeno migratorio in opportunità per migranti e comunità ospitanti
In Italia la parola migranti è all’ordine del giorno. Lo sono, anche, il decreto sicurezza, l’obiezione di coscienza di alcuni sindaci, gli scontri tra paesi europei sul tema dell’ accoglienza, la chiusura o l’apertura dei porti e altri aspetti, per lo più molto divisivi, dello stesso unico grande problema strutturale.
Senza entrare nella scia delle polemiche quello che vogliamo raccontare è la storia di Chris Richmond Nzi e della startup Mygrants che, attraverso la gamification, offre una possibile soluzione allo scottante fenomeno dell’immigrazione.
Christian Richmond Nzi per cinque anni ha lavorato in Frontex, l’Agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri dell’Unione Europea, occupandosi di analisi dei dati relativi ai flussi migratori.
Nel 2016 ha fondato Mygrants web-app basata sul microlearning in cui, attraverso dei moduli quiz tematici e progressivi ripetibili in inglese, francese e italiano offre ai migranti informazioni sui loro diritti, doveri e sul funzionamento del sistema italiano ed europeo di asilo. Una nuova idea di formazione per favorire l'emersione del potenziale talento inespresso ed essere, al contempo, supporto all'inserimento lavorativo
L’applicazione, inoltre, fa uno screening preliminare delle competenze formali e informali, del background e delle aspirazioni degli immigrati appena arrivati in un territorio, li forma sui temi necessari e, grazie all’emersione delle specifiche attitudini, analizza i dati raccolti per facilitare l'incontro tra professionisti identificati e opportunità di placement disponibili sul mercato di chi, in media, risiede per seicento giorni nei centri di accoglienza .
Mygrants, con un team di dodici persone che lavorano in parte nella sede di Bologna e in parte da remoto, è già a disposizione di 44.000 utenti in territorio nazionale e 12.000, raggiunti attraverso passaparola, in Africa.
Si perché come Chris afferma “ogni giorno il Governo italiano spende di media 9 milioni di Euro per la gestione globale delle strutture di accoglienza per quello che riguarda l’ordinaria amministrazione e 630.000 Euro al giorno soltanto per la formazione e l’inserimento lavorativo degli immigrati. Questa è la spesa. Il ritorno sull’investimento è che dei titolari di uno status solo il 2,4% trovano occupazione professionale per più di 6 mesi” mentre, se si appaltasse a Mygrants il servizio di formazione e inserimento lavorativo, la spesa scenderebbe di oltre 7 volte attestandosi a 87.000€ al giorno per gestire oltre 1 milione di soggetti migrati.
Basterebbe analizzare il risvolto economico per prendere in seria considerazione questa start up nata per rispondere a una problematica attuale evidente a tutti ma, se andassimo a osservare l’aspetto umano, il potenziale è ancora più positivo visto che, attraverso la geolocalizzazione, si potrebbero individuare i singoli ovunque si trovino facilitando l'accesso alle opportunità lavorative più idonee in base alle proprie caratteristiche agevolando, anche, il ricollocamento europeo attraverso un database condiviso e, soprattutto, sarebbe possibile dare a queste persone la possibilità di dimostrare professionalità e capacità di apprendimento rendendosi parte attiva di una crescita personale e territoriale per il luogo ospitante.
Se il digitale deve aiutare il mondo a essere un posto migliore in cui vivere, modelli come Mygrants dovrebbero entrare nei programmi delle Istituzioni e dei Governi per risolvere una delle questioni più gravi e strutturali che tutti i paesi del mondo dovranno necessariamente attrezzarsi ad affrontare.
“I flussi migratori avvenuti a seguito della Primavera Araba erano soltanto l’anteprima – conclude Chris – entro il 2035, il numero di giovani africani che entrerà nell’età lavorativa sarà superiore a quello del resto del mondo sommato.”
Storia raccolta da Marisandra Lizzi con la collaborazione di Francesco Sicchiero
Se vuoi approfondire leggi l'intervista a Chris Richmond Nzi
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