Mondo

Myanmar, Ilo: il lavoro forzato non è estinto

Nell'ex Birmania il lavoro coatto è tuttora diffuso in varie forme

di Gabriella Meroni

La pratica dei lavori forzati è ancora diffusa in Myanmar nonostante la legislazione emanata dal Paese asiatico nell?ottobre 2000 proprio per cercare di eliminare il fenomeno. Lo ha affermato in queste ore l?Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro), i cui funzionari avevano iniziato lo scorso 17 settembre un tour ricognitivo di tre settimane nell?ex Birmania. Nel rapporto diffuso dall?Ilo si legge che i lavori forzati sono tuttora diffusi in varie forme – tra cui facchinaggio, allestimento di campi militari, lavori agricoli – in zone dove si registra una presenza militare ed in particolare nei territori di frontiera. L?organizzazione identifica tre ragioni per cui questa pratica non si è ancora interrotta. La prima risiede nell?autonomia dell?esercito, in particolare dei comandanti locali, che hanno ampia discrezione nell?imporre alla popolazione i lavori forzati. Una seconda motivazione è la sostanziale impunità dei militari che, nonostante l?attuale legislazione, non vengono perseguiti penalmente quando violano i diritti umani, sia per mancanza di fiducia delle vittime nel sistema giudiziario birmano sia per timore di eventuali rappresaglie. Il terzo motivo per cui si continuano a praticare i lavori forzati è indicato dall?Ilo nella mancanza di risorse finanziare da parte delle autorità che, sfruttando la popolazione del luogo praticamente gratis, risparmiano sulla manodopera necessaria a realizzare le opere pubbliche. L?Ilo sostiene che gli ostacoli nel cammino verso l?eliminazione dei lavori forzati sono “vari e così notevoli da apparire scoraggianti”, ma sottolinea che è necessario farlo per contribuire alla modernizzazione del Paese.


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