Welfare
Myanmar: diplomatici boicottano il governo
I diplomatici hanno boicottato l'appuntamento nazionale per la nuova costituzione e hanno chiesto la liberazione della leader del dissenso San Suu Kyi
Diplomatici e personalità internazionali hanno boicottato la cerimonia d?inaugurazione della riunione nazionale per la stesura di una nuova costituzione del Myanmar, e hanno chiesto di nuovo la liberazione della leader del dissenso e premio nobel Aung San Suu Kyi, di nuovo agli arresti domiciliari dal maggio dello scorso anno.
L?assenza significativa della leader del movimento democratico Aung San Suu Kyi, agli arresti domiciliari, e del suo partito, la Lega nazionale per la democrazia (NLD), ha messo in dubbio la credibilità dell?evento – riferisce l’agenzia Asianews – definito dal generale. Thein Sein un passo storico sulla strada per la democrazia.
Kofi Annan, segretario generale delle Nazioni Unite, ha sollecitato le nazioni del sud-est asiatico a fare pressione sul Myanmar per il rilascio della leader e premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, in modo che possa partecipare al meeting. Kofi Annan ha dichiarato che lui e il suo speciale inviato Razali Ismail ?sono scoraggiati: malgrado le assicurazioni, il governo militare non ha liberato Suu Kyi, né ha eliminato le restanti limitazioni sulla sua Lega nazionale per la democrazia?.
Dal 1962, il Myanmar, ex Birmania, è governato senza costituzione e legislatura da un regime militare comunista – riassume l’agenzia Asianews -. Nel 1990, a causa delle pressioni internazionali, il regime è stato costretto a indire libere elezioni, che hanno portato alla vittoria della NLD, guidata da Aung San Suu Kyi. La giunta militare ha però ignorato l?esito del voto continuando a governare con pugno di ferro, avviando una spietata persecuzione dell?opposizione e della San Suu Kyi, più volte in carcere. Dopo essere stata rilasciata nel maggio del 2002, il 30 maggio 2003, durante un?imboscata, la leader dell?opposizione è stata di nuovo sequestrata e arrestata. Da circa un mese si vociferava di una sua imminente liberazione, in occasione del meeting nazionale.
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