Volontariato

Myanmar, appello di WWF e Cisl

“Dignità del popolo birmano lesa sotto gli occhi del mondo. Una firma per la democrazia, i diritti e l’ambiente in birmania”

di Redazione

Già nel 2005 si erano unite le voci per un appello italiano a sostegno della Birmania, lanciato da Savino Pezzotta, e per il WWF era una prosecuzione rispetto alla campagna di boicottaggio del turismo in Birmania condotta da anni nell?ambito di AITR. Nella primavera del 2007 era partito un ulteriore appello, che ora il WWF rilancia a sostegno dell?impegno della CISL.

Le violenze di questi giorni stanno confermando le numerose denunce fatte dagli appelli congiunti e a più voci di continue violazioni dei fondamentali diritti umani e del lavoro alle quali si aggiungono quelle dei diritti ambientali. In Myanmar (ex Birmania) vengono distrutte e tagliate illegalmente le immense foreste di teak, c?è un dissennato sfruttamento minerario, sono in atto continui scempi ambientali, come la costruzione della diga sul fiume Salween, che ridurrà in estrema povertà oltre 500.000 contadini e pescatori danneggiando irrimediabilmente il delicato ecosistema locale.
Questo paese che ha raggiunto il triste primato di essere il primo produttore di metanfetamine al mondo (droga realizzata facilmente in laboratori clandestini, potente stimolante che dà assuefazione e causa gravi danni al sistema nervoso centrale), il secondo per produzione di oppio, il primo per bambini soldato e per la presenza di lavoro forzato, non riesce ancora ad avere un concreto e potente appoggio della comunità internazionale nel poter garantire le basi minime della democrazia.
?Le risorse forestali rappresentano per la Birmania ed i Generali una delle voci più importanti della loro economia. Per reggere il loro potere i Generali si stanno svendendo alcune delle aree forestali più importanti e ricche di biodiversità del nostro pianeta ? ha dichiarato Michele Candotti, Segretario generale del WWF Italia ? e soprattutto compromettendo gli ecosistemi e lo sviluppo di intere aree del Paese stanno impoverendo anche le popolazioni locali che di quelle risorse vivono. E chi compra tali risorse è complice senza scuse?.

Il WWF rinnova l?invito a sottoscrivere l?Appello presente già sui rispettivi siti che punta soprattutto a ?sminare? il fortissimo potere economico e produttivo in mano o controllato dal regime militare e dallo stato colpevoli delle violenze di questi giorni.
A questo proposito l?ILO (l?Organizzazione Internazionale del Lavoro) ha approvato nel 2000 una Risoluzione che chiede a tutti i governi, agli imprenditori e alle organizzazioni sindacali: ? di rivedere i loro rapporti con la Birmania e di adottare le misure appropriate affinché tale paese Membro, non possa trarre profitto da questi rapporti, per perpetuare o sviluppare il sistema di lavoro forzato?. A causa della persistenza del lavoro forzato, tale risoluzione è stata integrata dalla richiesta ai governi di introdurre ulteriori misure, comprese quelle nei confronti degli investimenti diretti esteri e dei rapporti con le imprese birmane statali o di proprietà di militari.
L?Appello è rivolto innanzitutto alle imprese italiane che hanno rapporti commerciali con la Birmania e alle multinazionali – a partire da quelle impegnate nel settore forestale, petrolifero, del gas e minerario, nei progetti di costruzione di dighe ed infrastrutture – che comportano ingenti profitti per il regime, la violazione dei diritti umani, sindacali, ambientali. Si chiede di sospendere i loro rapporti con questo paese, per non contribuire a rafforzare il potere della giunta, che continua ad utilizzare il lavoro forzato e la devastazione ambientale come fonte di potere .
Inoltre al Governo italiano, agli Enti locali, alle Regioni viene richiesto di impegnarsi attivamente per la attuazione della Risoluzione ILO nei confronti delle imprese e di istituire un sistema di disincentivi e di monitoraggio e rapporto regolare all?ILO sul comportamento delle imprese.
Nell?Appello si chiede anche di continuare a fare pressione per il rilascio immediato e senza condizioni del Premio Nobel per la Pace Aung Sang Suu Kyi e di tutti gli altri prigionieri politici, in particolare di Myo Aung Thant, sindacalista dell?FTUB, condannato all?ergastolo; di rifiutare il riconoscimento del processo di ?Convenzione Nazionale? e la costituzione illegittima, predisposta dal regime, sostenendo invece l?impegno del movimento di opposizione democratica per la promozione di una costituzione democratica e federale.

L?appello si può firmare sui siti, tra gli altri, di WWF e di CISL.


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