Cultura
Musica, sul web è rivolta anti bagarini
L'ultimo, eclatante caso è quello dei concerti della band Pearl Jam, che arriva a giugno 2014 a Milano e Trieste: poco dopo l'inizio della prevendita online, migliaia di fans sono rimasti a secco mentre su siti terzi i biglietti venivano già offerti al triplo del prezzo iniziale. Il fondatore del club italiano del gruppo: "Fa rabbia vedere cose del genere, ecco come arginare il fenomeno"
Così non si può più andare avanti. E' quello che si stanno ripetendo le migliaia di persone che venerdì scorso, durante la prevendita online per i due nuovi concerti della rockband statunitense Pearl Jam (a Milano 20 giugno 2014 e due giorni dopo a Trieste), hanno gridato allo scandalo inondando di lamentele i social network perchè pochi minuti dopo l'apertura della 'caccia al biglietto' i posti migliori erano già esauriti. Ma soprattutto, perché su alcuni siti di rivendita online i ticket 'scomparsi' erano disponibili a centinaia, ma a cifre folli (per esempio, in alcuni casi per la zona prato si è passati da 70 a più di 200 euro). Per approfondire la questione, legata al problema del 'bagarinaggio', che nasce dai bagarini, rivenditori non autorizzati dei biglietti fuori dal luogo dell'evento, ma che oggi ha assunto anche forme diverse, Vita.it ha intervistato Luca Villa, 33 anni (su twitter è @LucaChinaski) che nel 2001 ha fondato e ancora oggi cura (con una pagina facebook da più di 30mila 'like'), il sito del club italiano del gruppo, Pearljamonline.it.
Quanto successo in occasione della prevendita per i concerti italiani dei Pearl Jam riporta all'attenzione un fenomeno che si ripete da anni. Questa volta è stato ancora più evidente, oppure è come le altre volte?
Come le altre volte. Hai mai partecipato a prevendite di artisti come U2 o Bruce Springsteen? E' sempre la solita storia che si ripete: i biglietti entrano in prevendita, alcuni settori vanno rapidamente sold out, esauriti per l'altissima richiesta, e diversi di questi biglietti finiscono in vendita nei mercati secondari. Niente di nuovo.
Dal vostro punto di vista, in Italia è peggio che all’estero oppure le dinamiche sono simili? Dove invece funziona meglio?
Per le prevendite in sè non c'è molta differenza. Il fenomeno del mercato secondario è presente in tutto il mondo, pensa che il rivenditori ufficiale TicketMaster UK, che è un po' come il nostro TicketOne, ha addirittura un suo market secondario, GetMeIn, che compete direttamente con Viagogo o Seatwave (dove in queste ore i prezzi dei biglietti dei Pearl Jam fanno impressione, vedere per credere, ndr): della serie, "if you can't beat them, join them", se non puoi batterli, unisciti a loro. Pura logica di mercato.
Sui social network molti utenti delusi perché rimasti senza biglietto si sono lamentati del bagarinaggio. State ricevendo molte segnalazioni?
Sì, ne stiamo ricevendo molte. Cerchiamo di rispondere a tutti quelli che chiedono informazioni, ma noi ovviamente non siamo rivenditori di biglietti, quindi a volte è pure difficile trovare risposte alle loro domande.
Voi avete compiuto la lodevole scelta di segnalare rivendite sospette. Cosa ne pensate del fenomeno dei bagarini?
In Italia esistono da quando esistono i concerti. Paradossalmente col web il fenomeno si è ulteriormente ampliato con l'aggravante che spesso è proprio l'utente 'comune' a diventare bagarino virtuale cercando magari di rivendere il biglietto in più a cifre maggiorate per farci qualche soldo. Inoltre, se ce ne sono così tanti – e questo vale dai concerti più piccoli a quelli negli stadi – vuol dire che la domanda per gli eventi dal vivo è davvero alta e che i canali ufficiali non riescono a dare una risposta soddisfacente ai customers. Fa rabbia vedere prezzi così alti, ma c'è anche da dire che nel nostro paese non sono mai state prese in considerazione misure significative per arginare il fenomeno, se non in rarissimi casi. Anche in sede parlamentare si potrebbero di certo fare tante cose per 'alleggerire' la burocrazia che sta dietro i live shows.
Quali soluzioni si potrebbero consigliare, per esempio, a siti ufficiali di rivendita come Ticketone, per prevenire tali problemi? Come vedete l’idea che ogni biglietto sia nominale, per esempio?
Nel 2008, quando andai a vedere Tom Waits, i biglietti erano nominali, non cedibili e non fu possibile acquistarne più di due a transazione. Nessun bagarino, nessun biglietto venuto al triplo, tutto perfetto. Certo, il biglietto nominale può rappresentare un problema in uno stadio, ma se lo fanno in Germania (o in generale all'estero, dove in tanti anni non mi sono mai imbattuto in un bagarino), non vedo perchè non si potrebbe tentare anche qui da noi…
I Pearl Jam sono una band attenta a dinamiche del music business, come testimonia la passata battaglia con Ticketmaster proprio per la 'ricarica' sul costo iniziale del biglietto. Potrebbero essere messi al corrente della situazione?
Probabilmente chi lavora per loro è già stato messo al corrente. Di certo non ci si può aspettare che la band intraprenda una battaglia per una cosa 'sporca' che avviene oltreoceano e su cui ha davvero pochissimo margine di intervento. O sbaglio?
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