Politica

Muroni (LEU): «Sull’assistenza domiciliare la politica non faccia un favore all’antipolitica»

Uno scippo, un affronto alla società civile. Parole dure quelle con cui Antonio Gaudioso (Cittadinanzattiva) ha denunciato la modifica della norma che, tassando il tabacco elettronico, destinava fondi all'assistenza domiciliare. Ma non tutti ci stanno. Rossella Muroni spiega: «dobbiamo impedire che il bel lavoro di nove mesi venga vanificato, sarebbe uno schiaffo al Paese»

di Marco Dotti

Si è solverato un polverone dopo la nostra intervista al segretario di Cittadinanzattiva, Antonio Gaudioso. Dopo più di otto mesi di lavoro, su una piattaforma condivisa tra decine di associazioni della società civile e i politici più attenti al problema, qualcuno ha ben pensato di "scippare" in zona Cesarini un provvedimento importante per il Paese: tassare il tabacco elettronico per finanziare l'assistenza domiciliare.

Oggi, però, qualcosa si sta muovendo e la parte più attenta del mondo politico si vuole assumere le proprie responsabilità. Rossella Muroni, parlamentare di Liberi e Uguali, non solo condivide l'indignazione di Gaudioso, ma rincara la dose.

Che cosa è successo e che cosa possiamo fare per non disperdere un'azione corale? Un'azione che stava dando al Paese risorse e mezzi per intervenire in un settore strategico e cruciale come l'assistenza domiciliare diffusa…
Penso sia successo esattamente quello che ha denunciato il segretario di Cittadinanzattiva. Qualcosa che purtroppo accade spesso: la politica sta diventando incapace di cogliere e accogliere i processi di partecipazione e di proposte che arrivano dalla società civile. Qui, in particolare, parliamo di nove mesi di percorso di condivisione di una proposta.


Una proposta che non punta unicamente a togliere un privilegio all'industria del tabacco…
Una proposta che cerca un modo concreto per rispondere a uno dei nodi strutturali che, purtroppo, abbiamo registrato in tutta la sua drammaticità con l'arrivo della pandemia. Ovvero che l'assistenza domiciliare nel nostro Paese è un punto di debolezza del sistema. Pensiamo a quanti contagi e quanti ricoveri sarebbero stati evitati con l'assistenza domiciliare. Un'assistenza che è a tutto tondo, non solo limitata al COVID-19. Lo dimostra il fatto che non volevamo aumentare le tasse o colpire qualcuno, ma togliere un privilegio fiscale a un'attività che ha una ricaduta sulla salute e finanziare la tutela della salute stessa.

Non si tratta dunque di una questione di principio?
È una questione strutturale, per questo non capisco perché si debbano mettere in concorrenza le buone cause. Ci sono altre finalità sociali da finanziare? Bene, troviamo i soldi altrove. Altrimenti si innesca una guerra tra poveri e si finisce per togliere all'uno, senza dare all'altro.

Per esempio?
Per esempio i 19 miliardi di sussidi e sgravi fiscali che vengono dati alle attività ambientalmente dannose rimangono dove sono… E si vogliono anche finanziare auto diesel e a benzina con incentivi all'acquisto. Questo per dire che i soldi altrove si possono trovare, se questo è il tema.

Da questi mesi di lavoro comune tra società civile e politica, che cosa rischia di essere buttato via?
Processi partecipativi come quello che ha portato a individuare nel tabacco elettronico e nella sua tassazione un modo per reperire risorse per finanziare la cura domiciliare sono l'antidoto migliore all'antipolitica e al rancore. Antipolitica che devasta la coesione sociale nel nostro Paese. Sono molto preoccupata, perché non si capisce che il processo che avevamo messo in campo proprio su questo tema è un servizio al bene comune. Ed un processo che stava generando fiducia e condivisione, sbattergli la porta in faccia mi sembra un gesto a dir poco irresponsabile. Spesso ci lamentiamo di populismo e antipolitica, con questo processo la società civile ha fatto un gran servizio alla politica… ma se la politica non si assume le proprie responsabilità nel momento della decisione finisce col dissipare un patrimonio importante. Non possiamo permetterlo.

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