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Murdoch contro Google, il potere delle notizie

L'uso gratuito sul web degli articoli dei giornali sta cambiando lo scenario dell'informazione

di Franco Bomprezzi

Il web mette in crisi l’industria dell’informazione? Certo, e il gigante dell’editoria Rupert Murdoch fa la voce grossa con Google, il potente motore di ricerca che propone ai suoi utilizzatori i link agli articoli più importanti dei quotidiani. Ma Google non si scompone. Il futuro delle notizie passa anche di qui. E non tutti i giornali di casa nostra colgono il peso di questa notizia. Vediamo.

“Google-Murdoch e il duello per le notizie” è il titolo della fotonotizia che compare in prima pagina del CORRIERE DELLA SERA di oggi. Nell’immagine Rupert Murdoch con la moglie Wendi in grande e il vertice di Google in un riquadrino in basso. I servizi interni occupano le pagine 2 e 3. “Notizie, Google sfida Murdoch: «Chi vuole può andare via»” è il titolo dell’apertura firmata dall’inviato a New York Massimo Gaggi: «… Google ha risposto con un’alzata di spalle all’ipotesi che Rupert Murdoch vieti a Google News di utilizzare i contenuti dei suoi giornali. In fondo minacce simili il vecchio editore le ripete da tempo. Stavolta, però, Murdoch è andato oltre. Ha detto che il business dei «blog» e dei siti web non sta in piedi: anche quelli di maggiore successo guadagnano spiccioli. E ha aggiunto che i visitatori occasionali dei siti, i «search people», sono utenti poco appetibili: producono traffico ma non diventano lettori abituali. Dietro l’ennesima sortita del «tycoon» australiano c’è, sicuramente, la frustrazione degli editori che si sentono «derubati» dei contenuti informativi di qualità, da loro prodotti a caro prezzo, ma nella testa del padrone di Sky e del Wall Street Journal forse sta cominciando ad affacciarsi anche un’altra considerazione: Google rimane un «moloch» con il quale bisogna sempre fare i conti per la sua illimitata capacità di alimentare e indirizzare il traffico su Internet, ma, dal punto di vista della stampa, reti come Twitter e Facebook possono essere interlocutori più utili della «corazzata» di Mountain View». Due – secondo Gaggi – le chiavi di lettura possibili: «..secondo alcuni sta «bluffando», sperando di spingere Google a pagarlo per il Wall Street Journal come ha fatto in passato per il diritto esclusivo di inserire MySpace nel suo motore di ricerca. Secondo altri la cultura informatica dell’editore non è talmente sofisticata da spingerlo a scommettere tutto sulle reti sociali. Tanto più che mercato e tecnologie sono in rapida evoluzione e nessuno ha certezze sui punti d’approdo. Ma più che la tecnologia, oggi Murdoch sembra seguire due intuizioni: da uomo anche di televisioni — un settore che fin qui si è fatto «cannibalizzare» da Internet assai meno della stampa — pensa che dieci anni fa gli editori hanno commesso un mezzo suicidio quando hanno accettato la filosofia del tutto-gratis in rete. Ora, con YouTube (controllata da Google, tanto per cambiare) e la diffusione della banda larga, la minaccia diventa mortale anche per le tv ed è quindi tempo di reagire». Sul tema il CORRIERE decide di interpellare Francesco Caio, uno dei padri di Omnitel che dice: “«Guerra inutili. Per far pagare servono idee»”. Mentre Federico De Rosa si intrattiene sulle battaglie giudiziarie che coinvolgono Google “Da Mediaset alla Cbs tutti i nemici del gigante del Web”.

LA REPUBBLICA che apre su politica & riforma (“Centomila processi a rischio”) dedica alla guerra delle news solo un richiamo in prima. I servizi sono alle pagine 14 e 15. “Google contro Murdoch è la guerra delle notizie”. Il più grande editore (proprietario di Sky, News, Fox, Wall Street Journal e Times) ha chiesto ai motori di ricerca di pagare le notizie: «chi prende i nostri articoli e li utilizza è un ladro». Immediata la risposta di Google: se ne può andare… In realtà dietro questa querelle c’è la questione dell’informazione su internet. Sarà a pagamento in un prossimo futuro? Ci aveva provato New York Times, costretto poi a fare marcia indietro e che ora si sta orientando verso una formula mista: gratis i contenuti basic, a pagamento gli speciali. In appoggio intervista a Michael Woolf, autore di una biografia su Murdoch: “È un editore di giornali ma senza web perderà lettori”. «Fino a un anno fa Murdoch non aveva mai fatto una ricerca sul web, né usato Google e forse non aveva mai acceso un computer. Insomma Internet rimane una dimensione lontana dalla sua sensibilità e in fondo lo considera come un nemico». È vero ammette Woolf che tutti i giornali hanno perso copie e pagine e che Internet è competitivo. Ma allo stesso tempo sottolinea la moltiplicazione, grazie al web, delle notizie a disposizione del pubblico. «Chi non capisce questa ineluttabile trasformazione combatte battaglie di retroguardia».

La vicenda Murdoch per ITALIA OGGI insegna che «adesso  far marcia indietro sul free web è difficile» scrive Giulio Genoino in un articolo di costume che  dipinge una società dove i giovani non si sentono trasgressori scaricando musica e film e dove il cinema cerca di difendersi con effetti  speciali solo per il grande schermo. Murdoch, secondo Genoino, deve fare i conti con il fatto «che la pubblicità televisiva segue la logica che tutti vedono le stesse cose, con il web ciascuno vede quello che vuole  che non è mai identico a quello di un altro».

E inoltre sui giornali di oggi:

GIUSTIZIA
LA REPUBBLICA – Il quotidiano diretto da Ezio Mauro dedica molto spazio al disegno di legge sul processo breve che rischia di buttare a mare un numero enorme di procedimenti. Centomila dice l’Anm. Tra questi Parmalat, Cirio, Eternit, Thyssen… Nel frattempo Margherita Boniver presenta un ddl per ripristinare l’immunità parlamentare abolita nel 1993. Le opposizioni scaldano i motori: se cancellano i processi sarà scontro avverte Bersani. Anche Casini parla di legge a rischio di incostituzionalità.

IL SOLE 24 ORE – In prima un richiamo al ddl sui processi. Donatella Stasio scrive “Prescrizione anticipata e limite di pena a 9 anni. Rispunta l’immunità”. Pronto il ddl che riguarda solo «gli incensurati e i reati puniti con pene inferiori a 10 anni, come corruzione o truffa». Le regole le definisce il disegno di legge messo a punto dalla maggioranza. «Il termine dello stop si calcola dalla richiesta di rinvio a giudizio» e può scattare in caso di processi in corso solo se sono in primo grado. «Resta il gelo tra il premier Silvio Berlusconi, punta a un iter rapidissimo, e il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che afferma: “l’accordo tiene se la legge non cambia”».    

IL GIORNALE – Punta sull’intreccio politica-attività giudiziaria, 11 pagine,  che partono dall’editoriale di Vittorio Feltri “Sulla giustizia governo appeso a un Fini”, per passare all’analisi del giudizio-lumaca che interessa cittadini di “ogni ordine e grado”, da Giulio Andreotti ai coniugi Covezzi.  Per arrivare all’intervista a Nicola Cosentino che precisa «Lasciare? Deciderà Berlusconi». E infine il retroscena secondo cui De Benedetti  “scarica il Pd e abbraccia Rutelli” e la sua creatura politica. Ma in copertina  sono messe in evidenza  con tanto di foto le vicende che riguardano due donne del Pdl,  Alessandra Mussolini e Giorgia Meloni, insultate entrambe dall’”arte”. La prima è stata definita troia che vuole ammazzare tutti i romeni» nel film Francesca del regista romeno Bobby Paunescu,  in uscita  nelle sale italiane. E’ Renato Farina a raccontare la storia che vede la Mussolini in attesa  da settimane della decisione di  un giudice adito con procedimento  d’urgenza ex 700 cpc  con cui chiede il taglio dalla pellicola dei secondi infamanti. La Meloni invece è protagonista di un libro a fumetti presentato a Lucca Comics “ La ministronza” che ha ricevuto dalle donne di sinistra questi commenti: Bindi «volgare maschilismo», Concia «operazione misogina»  e Turco e Finocchiaro che riconoscono le capacità  politiche e operative della Meloni che invitano a non lasciarsi fermare da queste cose». 

IL MANIFESTO – Retroscena e non solo dopo l’accordo Berlusconi – Fini riassunto nel titolo dell’articolo a pagina 5: «Nessuno si fida di Ghedini. Bossi e Fini avvertono il premier: niente strappi o salta tutto». L’articolo si apre con «Acque agitate e torbide nel Pdl sulla giustizia. Prova ne sia il titolo a tutta pagina del Giornale di ieri: “Fini vuole affossare Berlusconi”. Nientemeno. Dopo il burrascoso vertice con il presidente della camera, il Cavaliere ha ricevuto a lungo e per due ore a palazzo Grazioli il guardasigilli Angelino Alfano e il suo avvocato Nicolò Ghedini, vero ministro della giustizia. (…) Al Senato però non c’è traccia dello “scudetto” concordato da Fini e Berlusconi. Forse sarà presentato oggi ma in ogni caso è sulle virgole del provvedimento che si scontrano gli avvocati dei due fondatori del Pdl (…) Il centrodestra non trova il passo giusto su nulla. Litiga sulla finanziaria in senato, si scioglie come neve al sole alla camera, è in stallo sulle regionali. E sulla giustizia in serata Fini è perentorio: “L’accordo con Berlusconi regge se non cambiano i princìpi” (…)».

SORDI
IL GIORNALE – Sabato nella chiesa di san Sebastiano a Milano  durante la messa  ci sarà un interprete della lingua dei segni, volontaria dell’ente nazionale sordi, che tradurrà l’omelia del parroco. Non è una novità,  interpreti lis sono anche a san Gregorio di Milano e a Cernusco sul naviglio, la notizia è  l’appello dell’ens a moltiplicare le chiese dove avviene questa pratica. « perché- spiega Luigi Mattiato, segretario provinciale ens- nella nostra comunità c’è una grande desiderio di spiritualità che non trova risposta». Anche perché i preti stessi non  imparano più, come potevano fare sino a qualche anno fa, la lingua dei segni. «Abbiamo offerto  di fare i nostri corsi al seminario  milanese che però ha declinato l’offerta».

LA FAO E LA FAME
AVVENIRE – Apertura di AVVENIRE sulla fame e il vertice della Fao. Titolo in prima “Contro la fame, subito”. L’articolo rilancia le proposte di Diouf, sostanzialmente un aumento di investimenti nell’agricoltura di 44 miliardi l’anno ma soprattutto dà spazio alla provocatoria giornata mondiale di sciopero della fame lanciata in segno di solidarietà con il miliardo di affamati che popola la terra. Si può aderire firmando la petizione su www.1billionhungry.org. AVVENIRE la boccia come «stonata», «mediatica», «pretestuosa al punto da sembrare posticcia». Tanto più che Diouf è «a capo di un organismo che non sempre sa essere esempio convincente di sobrietà». «Contro la fame non si sciopera, si agisce. Anche evitando la retorica».

LA REPUBBLICA –  La Fao lancia l’appello: «i soldi non bastano serve di più». Lunedì vertice a Roma: un miliardo di persone a rischio. Secondo la Fao servono 44 miliardi l’anno per fermare la fame nel mondo. L’allarme alla vigilia del vertice mondiale sulla sicurezza alimentare che si apre lunedì, nella capitale prevista le presenza di capi di stato e di governo, fra cui Robert Mugabe, presidente dello Zimbawe, il libico Gheddafi, i sudamericani Lula e Chavez, l’egiziano Mubarak.

CORRIERE DELLA SERA – “Fame nel mondo. La nuova (inutile) passerella Fao”. Il pezzo dedicato al vertice che si aprirà lunedì a Roma, il cui incipit compare in prima pagina,  è di Paolo Lepri: «Non convince in primo luogo il gigantismo di un evento in cui ogni volta sembra che venga recitato il solito stanco copione…la Fao sa molto bene quanto sforzi siano stati vani in questi anni, quante speranze siano cadute»

BORSA
SOLE 24 ORE – “Borse e oro ai massimi” è il tema con cui apre Il Sole 24 Ore. Riccardo Sorrentino e Luca Vinciguerra raccontano una «giornata all’insegna dei rialzi per le borse mondiali e il bene rifugio per eccellenza, l’oro». La seduta di ieri in Piazza Affari è stata ottima «ha registrato un miglioramento del1’1,1% trainata dal titolo Campari (+6,88%)». Tra i titoli che crescono maggiormente anche la Tod’s di Della Valle. Poi c’è il capitolo oro. «A Londra il metallo giallo ha raggiunto nel corso della seduta inglese il massimo storico di 1.118,35 dollari l’oncia, per scendere a 1.115,25 al secondo fixing». L’ultima notizia degna di nota è il gesto distensivo di Pechino in vista della visita cinese del Presidente Usa. «La banca centrale ha preannunciato un graduale apprezzamento dello yuan, una mossa da tempo invocata da Stati Uniti, Europa e Giappone».
 
CINA- AFRICA
ITALIA OGGI  – La Cina ha concesso prestiti, a condizioni vantaggiose, di oltre 6,6miliardi di euro per i prossimi tre anni all’Africa. È il risultato del forum cooperazione cino-africana dove la Cina ha affermato  di cancellare il debito dei paesi  più poveri.  Wen Jiabao, primo ministro cinese, ha detto «gli investimenti in Africa saranno orientati anche per la lotta alla povertà».

MIGRANTI
IL MANIFESTO – Non dà notizia del duello Google – Murdoch decidendo di aprire su “I crocefissi di Eboli” ovvero i mille clandestini «sloggiati all’alba dal ghetto di San Nicola Varco, nella Piana del Sele. Dove vivono da anni in condizioni drammatiche. Ecco gli “invisibili” della raccolta, al nero, di fragole e pomodori, l’oro rosso». Al tema è dedicato anche il commento, in prima pagina, di Angelo Mastrandrea: “Il nuovo muro”. «Ci sono località che mai diventerebbero note se non per gli scempi che vi si compiono. San Nicola al Varco è una di queste, Né più né meno di altre campagne del Mezzogiorno dove quotidianamente un esercito di invisibili popola le campagne per conto di altri che beneficeranno del loro lavoro. Ogni tanto assurgono agli onori della cronaca, e quando accade è perché è avvenuto qualcosa di molto spiacevole. Vuoi che la camorra spari alla cieca come a Castelvolturno un anno fa, vuoi che qualcuno decida che non si può vivere in mille come bestie in un tugurio». Nel commento la riflessione sul fatto che a «a mandarli via davvero non ci pensa proprio nessuno. Chi rimpiazzerebbe così tante braccia a buon mercato? Eppure basterebbe volgere lo sguardo poco lontano. “La vera utopia non è la caduta del muro, ma quello che ho visto in Calabria”, ha detto Wim Wenders presentando ieri a Berlino il film sulla straordinaria accoglienza ai rifugiati di Scilla, Riace e Badolato. Proviamo ad ampliare queste piccole crepe nel muro dell’ipocrisia». IL MANIFESTO  dà ampio risalto anche allo sgombero del Casilino 700 definito “Il piano nomadi” della capitale. L’articolo intitolato “Alemanno manda 500 rom per strada” si apre con il racconto dei 45 bambini che durante lo sgombero erano regolarmente a scuola.

RIVOLTA ALBA ADRIATICA
LA STAMPA – Sul paese in rivolta dopo la rissa che ha visto l’uccisione di un commerciante di 37 anni, mentre ad agosto a morire era stato un giovane cameriere, viene sentito il vescovo di Teramo, monsignor Michele Seccia che oltre a osservare la situazione problematica del litorale con nuovi quartieri sorti vorticosamente e con una forte presenza di immigrati osserva di aver appena inaugurato una parrocchia «proprio per dare un presidio spirituale e materiale a un territorio dove ci sono problemi gravi che richiedono una presenza costante anche da parte nostra. (…) Alba Adriatica sta cambiando rapidamente: tanti nuovi arrivati stentano ad integrarsi e dove c’è disagio le occasioni di violenza aumentano. Nella provincia di Teramo non si era mai arrivati a questi livelli». Il prelato annuncia di star valutando l’ipotesi di celebrare egli stesso i funerali del ragazzo «barbaramente ucciso» «per dare un segnale di reazione collettiva» e invita: «Guai a sottovalutare o considerare episodi isolati questi autentici, drammatici, campanelli d’allarme (…) La Chiesa farà la sua parte per fermare questa deriva inammissibile».

CARCERE
IL MANIFESTO – Sul caso Cucchi e non solo (l’apertura della pagina 6 è dedicata al giallo sulla morte di Giuseppe Saladino a Parma «Abuso di farmaci», è il titolo) viene intervistata Ornella Favero, direttrice di “Ristretti Orizzonti” il cui pensiero viene sintetizzato nel titolo «Abbandonati in cella malati di mente e tossici». Per Favero all’origine «c’è qualcosa di perverso» che consiste «nel fatto che i magistrati si sentono sotto la pressione giustizialista del clima politico, quindi non rischiano più nulla e concedono sempre meno benefici di legge e misure alternative». Nel suo pensiero per tossicodipendenti e malati psichici il carcere è diventato un parcheggio «Il problema è l’inutilità del carcere: per la maggior parte dei detenuti la pena non ha alcun senso, è tempo inutile. E il tempo inutile fa ammalare», inoltre «Ci sono pochi psichiatri in carcere, e quasi  mai i Dipartimenti di salute mentale si fanno carico dei loro pazienti detenuti: avviene a Trieste ma non a Padova, figuriamoci al Sud», ma non solo durante i processi non si riconosce la malattia psichica e il malato finisce nel carcere normale «Naturalmente si nasconde la sofferenza per paura di finire negli Opg (Ospedali psichiatrici giudiziari) dove invece di curare si usano ancora metodi di coercizione. Sono gli unici manicomi rimasti», conclude Favero.

CROCIFISSO
AVVENIRE – Iniziativa bipartisan a Strasburgo di cinque deputati (Sivestris e Mauro per la Pdl, Sassoli e Pittella per il Pd e Allam per l’Udc) che hanno presentato una bozza di dichiarazione per dire che il crocifisso è simbolo unificante. Per divenire un pronunciamento ufficiale del Parlamento europeo deve raccogliere 736 firme entro tre mesi.

ABORTI CLANDESTINI
LA STAMPA – Interessante in prima pagina il richiamo a un’inchiesta condotta a Milano: “Spacciatori di aborto nel metrò” che si sviluppa a pagina 8. «(…) Per agganciare chi possa chi possa offrirti la “soluzione” e bloccare la tua gravidanza è sufficiente camminare un po’ guardarti attorno, fermare le persone che sembrano aspettare qualcosa o qualcuno. Poi ti sfiori il ventre e spieghi: “Sono incinta puoi aiutarmi?” E le offerte arrivano, pastiglie da prendere a manciate o indirizzi di medici compiacenti: “bravi, italiani, fanno tutto a casa loro”. Nel centro di Milano, in mezzo alla gente, in un pomeriggio qualsiasi. La soluzione più economica si chiama “Cytotec”, un farmaco contro l’ulcera che preso a dosi massicce provoca le contrazioni fino a provocare l’aborto» nell’inchiesta firmata da Elena Lisa si osserva che questa pratica viene seguita sia da clandestine sia da italiane. La denuncia arriva anche dagli ospedali, per esempio il San Carlo dove ha visto aumentare il numero delle donne che si fanno ricoverare per aborti spontanei che i medici riconoscono però come aborti indotti da Cytotec, si riporta il caso di una brasiliana che ha rischiato la vita dopo aver ingerito 27 pastiglie e ai medici raccontano poi del mercato nero. Mauro Buscaglia primario di Ostetricia al San Carlo denuncia il fatto che le italiane che ricorrono all’aborto clandestino sono rare, ma ci sono soprattutto minorenni o donne che hanno superato il limite dei tre mesi. E poi i tempi che si allungano «con l’aumento dei medici obiettori, non è facile formare l’équipe per eseguire l’intervento». 

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