Croncache russe
Muratov “agente straniero”. Putin chiude le comunicazioni con l’Occidente
Il vincitore del Premio Nobel per la Pace nel 2021, caporedattore di Novaya Gazeta, è stato messo nell'elenco degli “agenti stranieri”. Mai Putin aveva osato toccare un personaggio così apprezzato e considerato in Occidente. Un gesto che segna un cambio di passo e la definitiva chiusura della Russia al dialogo con le democrazie. Intanto continuano le condanne a giornalisti e sacerdoti
Il ministero della Giustizia russo ha annunciato venerdì sera, il 1° settembre, il nuovo elenco di “agenti stranieri”. Il primo dell’elenco è il vincitore del Premio Nobel per la Pace nel 2021, Dmitry Muratov, il caporedattore di Novaya Gazeta, che è stata liquidata con sentenza del tribunale di Mosca nel 2022. Tutti i siti associati al giornale sono bloccati da Roskomnadzor (l’agenzia federale russa sui media) e il progetto Novaya Gazeta Europe, creato da giornalisti che hanno lasciato la Russia, è stato definito come “organizzazione indesiderabile”.
Pensavo che le autorità non osassero toccare Dmitry Muratov. Definire un giornalista di fama mondiale un “agente straniero” non significa solo contraddire la propria storia, Dmitry Muratov è stato infatti insignito di due onorificenze dello Stato Amicizia e Onore: questa decisione pone fine alle comunicazioni che erano ancora possibili con l’Occidente. Diventa chiaro che la Russia si sta chiudendo al mondo esterno. E questa è la decisione finale.
Dichiarare Dmitry Muratov un agente straniero è una vendetta per la sua partecipazione al film autobiografico, come racconta Alessandro Trocino nella Rassegna Corriere 22 agosto realizzato dal suo amico e regista Patrick Forbes, «The Price of Truth» (“Il prezzo della verità”), trasmesso il 21 agosto su Channel 4 nel Regno Unito. Nel film, Patrick Forbes spiega perché le autorità fino a quel momento non avevano toccato Muratov: «Prima di tutto, per il suo status di lungo corso come campione della libertà di parola. Il Cremlino non è stupido, non lo è mai stato. Le autorità sanno che se lo prendessero di mira direttamente, sarebbe un segnale troppo grave per il mondo e non vogliono fare quel passo. Il premio Nobel ha consolidato questo status. E poi c’è la sua intelligenza istintiva nel sapere esattamente dove si trova la linea da non oltrepassare».
A quanto pare, la rabbia, l’odio e la paura del Cremlino nei confronti di Muratov, dopo la proiezione del film, sono stati così grandi da superare questo limite.
Dmitry Muratov rimane per il momento a Mosca, per motivi personali: sua madre è malata e lui è figlio unico. Ma la sua permanenza in Russia ha un alto valore simbolico
Dmitry Muratov rimane per il momento a Mosca, per motivi personali: sua madre è malata e lui è figlio unico. Ma la sua permanenza in Russia ha un alto valore simbolico, che Tim Adams del Guardian definisce così: «La sua presenza a Mosca, anche senza voce, mostra l’immagine di un’altra Russia, diversa da quella putiniana. È una questione simbolica, ma in una guerra anche i simboli contano».
Ricordiamo la grande dignità con cui Muratov ha venduto la sua medaglia del Premio Nobel all’asta a New York per la cifra inimmaginabile di 103 milioni di dollari che ha donato all’Unicef per un programma a sostegno dei bambini rifugiati ucraini, o il suo coraggio nel viaggiare in areo di notte in Cecenia per andare a prendere la sua giornalista Elena Milashina, vittima di un attentato.
Nonostante gli attacchi, Muratov rimane il simbolo silenzioso dell’opposizione a Putin e alla sua compagnia mafiosa. Qui in Occidente «non ci resta che tacere e provare ammirazione e qualcosa di simile alla vergogna», come ha detto Rachel Cook, sul New Statement. Oggi Novaya Gazeta haa annunciato che il direttore del periodico e Premio Nobel per la Pace Dmitry Muratov si ritirerà temporaneamente dal suo ruolo alla guida del giornale per contestare in tribunale la sua inclusione nella lista degli “agenti stranieri” da parte del ministero della Giustizia russo.
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Nelle ultime due settimane, il tribunale di Mosca ha respinto il ricorso presentato dalla testata online Tayga Info (Siberia) per contestare la decisione del Ministero della Giustizia russo di includerla nel registro degli “agenti stranieri”. Il tribunale sta rigettando tutti i ricorsi presentati da persone giuridiche e fisiche su queste sentenze.
La scorsa settimana, il tribunale di Mosca ha condannato in contumacia i giornalisti Ruslan Leviev e Mihail Nacke, che avevano già lasciato la Russia, a 11 anni di reclusione ciascuno, ai sensi dell’articolo del codice penale sule fakenews sull’esercito russo.
Inoltre, il tribunale di San Pietroburgo ha condannato il sacerdote Ioann Kurmoyarov, di cui abbiamo parlato nel numero di giugno di Vita, a 3 anni di prigione.
Il mondo è fatto così: il potere e la società sono due realtà totalmente opposte. I nobili ideali della filantropia, il valore eterno della lotta per il proprio prossimo, la compassione per il dolore degli altri sono estranei al potere.L’indifferenza è la natura del potere, il suo fulcro e il suo sostegno
— Mihail Afanasyev, giornalista russo
Ad Abakan, capitale della Hakassia (una repubblica nazionale della Siberia orientale) è quasi terminato il processo contro Mihail Afanasyev, redattore capo della pubblicazione online Novyj Focus, sempre per pubblicazione di fake news sull’esercito russo. Nell’aprile 2022, Afanasyev aveva raccontato sul suo portale del rifiuto di 11 combattenti dell’Omon (reparti speciali) della Hakassia di andare a combattere contro l’Ucraina.
Mihail Afanasiev era stato quindi arrestato. È riconosciuto come prigioniero politico dalle organizzazioni internazionali per i diritti umani. Per il giornalista la Procura chiede al tribunale 6 anni di reclusione. Nel suo ultimo discorso, Afanasyev ha detto: «Il mondo è fatto così: il potere e la società sono due realtà totalmente opposte. I nobili ideali della filantropia, il valore eterno della lotta per il proprio prossimo, la compassione per il dolore degli altri sono estranei al potere. L’indifferenza è la natura del potere, il suo fulcro e il suo sostegno. Questo è naturale, l’erba è verde, non importa se vorremmo che fosse di un altro colore. Durante i periodi di rivolte politiche, sconvolgimenti e crisi, qualsiasi governo cerca di proteggere con tutte le sue forze solo i propri interessi. Il governo antepone i propri interessi ai valori umani universali e cambia tranquillamente direzione se ciò è vantaggioso per l’agenda politica. Ma la società e i portavoce dei suoi interessi – i giornalisti – non possono permettersi il privilegio di cambiare interessi per adattarli alle tendenze dei tempi. La società o lotta per la giustizia e per l’eradicazione delle piaghe comuni, oppure non vive affatto. In ogni cataclisma le persone si aiutano a vicenda, ed è questo che ci rende umani. Non può essere altrimenti, se no, come diceva Cechov, è la “paralisi dell’anima”. La società ha unici valori, e sono immutati da secoli. Interessamento, aiuto reciproco, misericordia e amore per il prossimo. Le autorità possono cambiare i propri interessi, ma la società non potrà mai cambiare i propri valori. Su 26 anni nel giornalismo, per 16 anni mi hanno colpito, processato, tenuto in prigione solo per il fatto che con la parola, con la penna, difendo la persona, i miei concittadini e con l’attività giornalistica attiro l’attenzione sulle piaghe, sulle ferite presenti nel corpo della società. Perseguitandomi per la mia parola in difesa del mio prossimo nei miei articoli, è come se cercassero di convincermi che la manifestazione di arbitrarietà, tirannia, illegalità, indifferenza e talvolta stupidità omicida da parte del potere non sono affari miei.
No, sono proprio affari miei.
Voglio rivolgermi ora ai miei figli. Non lasciate che ciò che mi è successo metta in dubbio in alcun modo la vostra fiducia nel bene che c’è nelle persone. Ricordatevi di ciò di cui abbiamo parlato: aiutare i deboli, la misericordia e l’amore sono il meglio che c’è in voi. Vi amo moltissimo! Tutto sicuramente si sistemerà, l’essenziale è che non perdiate la fiducia nell’essere umano». (Testo dalla Novaya Gazeta)
In apertura il Nobel per la pace Dmitry Muratov (AP Photo/Alexander Zemlianichenko)
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