Famiglia

Multiutilities? L’impresa sociale scenda in campo

Intervista Pierluigi Stefanini, presidente Unipol

di Maurizio Regosa

Trasformare le ex municipalizzate in imprese sociali è una stimolante ipotesi di lavoro», afferma Pierluigi Stefanini, presidente di Unipol, che subito aggiunge: «Per innovare servono coraggio, idee e apertura al nuovo, ma anche responsabilità sociale». Responsabilità e innovazione, un collegamento non scontato ma essenziale che lui, presidente anche di Impronta Etica, ha sviluppato in un intervento a Bertinoro: «Nel 2003 abbiamo scritto un manifesto sulla responsabilità sociale, nella convinzione che possa promuovere una migliore qualità delle prestazioni economiche dell?impresa, permettendo maggiore attenzione al prodotto, qualunque esso sia. Inoltre può stimolare chi gestisce l?azienda, compresi i lavoratori, a cercare nuovi traguardi, a individuare nuove modalità gestionali e operative».

Vita: Uno strumento completo?
Pierluigi Stefanini: Permette all?impresa di riflettere su se stessa, di costruire con il territorio una consapevolezza più alta. Se l?azienda si occupa di finanza e si interroga su quali prodotti siano più in sintonia con le esigenze del territorio, potrà ricavare benefici anche in termini di consenso.
Vita: Parlando di servizi bancari. C?è un rapporto fra responsabilità sociale e singoli target?
Stefanini: Questo tema è una frontiera di grande interesse e prospettiva. Non è al momento molto esplorata. Ci stiamo provando come gruppo Unipol. Ad esempio realizzando prodotti rivolti alle giovani coppie, polizze Rca per i giovani, proposte per anziani. Stiamo realizzando insieme all?Abi una ricerca sui lavoratori stranieri per capire quali servizi potremmo erogare.

Vita: E prodotti specifici per il terzo settore?
Stefanini: C?è ancora bisogno di approfondire. Rapporti ne abbiamo già, con diverse associazioni, enti, con il volontariato: dobbiamo proseguire su questa strada.
Vita: Dove sta andando il movimento cooperativo?
Stefanini: Noto capacità di crescita, radicamento sul territorio e voglia di scommettere. E quindi vedo grandi potenzialità. D?altro canto mi pare opportuna qualche riflessione di tipo politico-strategico: credo che possa essere ricercata una strada per consolidare le relazioni verso il terzo settore e verso la cooperazione cosiddetta bianca.

Vita: In effetti non si parla più della proposta di far convergere i due mondi cooperativi…
Stefanini: Legacoop ne ha discusso anche al congresso di quest?anno. Bisogna però essere più conseguenti: benissimo aver affermato un orizzonte, adesso bisogna fare dei passi concreti.

Vita: È una prospettiva praticabile?
Stefanini: Sì. Ma sono processi che richiedono molta disponibilità al confronto con altre esperienze e molta serietà. Se no il rischio è che nessuno segua i vertici. Mi auguro che possa prender vigore nei prossimi mesi.

Vita: Secondo alcuni, l?impresa sociale potrebbe far convergere profit e non profit verso nuovi progetti.
Stefanini: Credo che questa convergenza sia un punto nodale. O riusciamo a qualificare l?Italia come Paese di punta in questa sperimentazione oppure ci saranno anche rischi reali di declino. Le imprese profit e il non profit devono però conoscersi di più. Come l?impresa profit ha bisogno di capire cosa succede fuori da sé, allo stesso modo l?impresa sociale ha bisogno di acquisire capacità gestionali e manageriali superiori.

Vita: Cosa pensa della proposta di trasformare le ex municipalizzate in imprese sociali?
Stefanini: È un?ipotesi di lavoro sicuramente stimolante. Ci sarebbe bisogno della mano pubblica per incentivare questa prospettiva.

Vita: Se Bologna facesse questo passo?
Stefanini: Sarebbe molto interessante. Tenga conto che Hera, azienda interregionale, ha un ottimo bilancio sociale, è socia di Impronta Etica e fa bellissime cose sul fronte ambientale della csr.


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