Politica

Multi utilities, come ti spremo il cittadino

Così i Comuni si rifanno dai tagli con le municipalizzate dagli utili d’oro

di Maurizio Regosa

Ci sono due modi per favorire il carovita. Alzare i prezzi anche quando non ci sarebbe la necessità. Non abbassarli quando pure sarebbe lecito e, per i consumatori, auspicabile.

Intuitivo, no? Certo, messa così l?economia sarebbe semplice e comprensibile anche ai più. Invece le cose sono molto, ma molto più complicate. E in fondo piene di aspettative destinate talvolta a rimanere deluse.

Un esempio? È luogo comune che il ?pubblico? (che appartiene, o tutto o in massima parte, allo Stato o agli enti locali) non abbia gli stessi obiettivi del privato for profit, che si distingua per scelte e comportamenti da chi mira essenzialmente agli utili.

In fondo la scelta delle privatizzazioni e la logica delle società di scopo create dai Comuni, le cosiddette municipalizzate, puntavano a un avvicinamento fra un virtuoso libero mercato e un pubblico dal comportamento più random e meno rigoroso. Siamo sicuri sia andata effettivamente così?

Guardando i risultati dei consuntivi 2005 o quelli delle relazioni semestrali 2006 di alcune municipalizzate, qualche dubbio viene e nasce una domanda: non è che anche queste aziende, che certamente svolgono una funzione pubblica, hanno anche loro contribuito al disagio crescente dei cittadini?

Intendiamoci: offrono senz?altro un servizio necessario, in taluni casi ottimo, spesso utile per rimpinguare le casse dei Comuni soci. Gestito in modo imprenditoriale. Con scelte importanti, specie per le sinergie e le fusioni, strategie anche molto diversificate.

Un esempio. Il Comune di Firenze qualche anno fa ha scelto di creare un gruppo di società partecipate (in rete con altri centri della provincia). Fra queste quelle che si occupano di fornire l?acqua, l?illuminazione, il riscaldamento. I risultati economici paiono però contenuti. Così Publiacqua (nomen omen) ha chiuso il consuntivo 2005 con un utile di 137.799 euro (in diminuzione rispetto all?anno precedente, a fronte anche di investimenti).

Certo risultati ben più notevoli hanno festeggiato a Torino, dove il Consiglio d?amministrazione dell?Aem qualche settimana fa ha esaminato i risultati consolidati del primo semestre 2006. A fronte di un considerevole incremento del volume d?affari (+ 44%, ovvero 825 milioni di euro), fra energia elettrica e teleriscaldamento è stato raggiunto un utile netto di 36 milioni, con una crescita del 27%. Complimentoni e una domanda: non si poteva guadagnare meno e semmai ridurre le tariffe?

Qualcuno direbbe che non è difficile raggiungere risultati così, in assenza di concorrenza? E forse chiederebbe: queste imprese non dovevano piuttosto frenare gli eventuali comportamenti opportunistici di imprenditori senza scrupoli? Non dovevano puntare a sostenere il potere d?acquisto dei consumatori?

Non è facile moralismo. Non è questo il punto. Il punto ce lo suggerisce Luciano Gallino, professore ordinario di sociologia e autore, fra l?altro, di un bel saggio intitolato L?impresa irresponsabile (pubblicato da Einaudi nel 2005).

L?impresa irresponsabile, in sintesi, è quella che vuole continuamente crescere e che, per raggiungere questo obiettivo, rimpinza di stock option i suoi dirigenti, e «al di là degli elementari obblighi di legge suppone di non dover rispondere ad alcuna autorità pubblica e privata, né all?opinione pubblica, in merito alle conseguenze in campo economico, sociale e ambientale delle sue attività». Bella definizione, no?

Non è tutto. A un certo punto Gallino spiega che secondo numerosi studi il rendimento minimo che gli investitori pretendono dalle imprese di cui detengono titoli in portafoglio è circa del 15%. E aggiunge: «Detta percentuale è di per sé dissennata quanto indicativa della svolta verso la finanziarizzazione dell?economia, perché in economie che crescono al più del 3-4% l?anno? è impossibile realizzare stabilmente tassi di profitto così alti».
Ma profitti anche più alti sono quelli che caratterizzano altre municipalizzate. È questo il bello della sussidiarietà?

Il ?risicato? utile del 10% del Gruppo Amga, municipalizzata di Udine (bilancio 2005), e il risultato operativo analogo raggiunto lo scorso anno dal Gruppo Amiu di Genova, impallidiscono di fronte ai risultati di altre società omologhe.

Quella di Bologna e di altri 14 Comuni, il Gruppo Hera, ad esempio, ha appena approvato la semestrale 2006: ricavi a 1.179 milioni di euro (+ 33,7%), utile netto a 59,4 milioni (+ 26,7%). Risultati cui hanno contribuito le sinergie e l?integrazione della multi utility di Modena, realizzata a fine 2005.
Stesso discorso per le aziende di servizi di Brescia e Milano, che hanno annunciato una fusione e ne stanno studiando i termini. La prima ha incrementato, nei primi sei mesi di quest?anno, i ricavi del 34,4% e l?utile netto del 35,7% (è salito a 142,5 milioni di euro da 105 milioni). La milanese Aem, anch?essa nella semestrale 2006, segnala ricavi pari a 3,55 miliardi di euro e un risultato operativo lordo a 764 milioni di euro, con un incremento – rispetto al giugno 2005 – del 164%. Avete letto bene: 164% (anche grazie al consolidamento al 50% del gruppo Delmi).

Ma non sono solo i lombardi a far bene di conto. Anche i veneti non scherzano. Pure il Gruppo Agsm, municipalizzata di Verona, ha raggiunto risultati come si suol dire ?superiori alle aspettative?. Il bilancio 2005 registra un utile netto dopo imposte del valore di 8,2 milioni di euro: il 365% in più rispetto al 2004. 365%: un punto percentuale al giorno?

Il 29 marzo 2006 il Gruppo ha comunicato l?adeguamento delle sue tariffe, approfittando del via libera dato il 28 marzo dall?Autorità per l?energia elettrica e il gas.

Perché il tempismo nella vita è tutto…

Geminello Alvi dixit

Anche Geminello Alvi, economista eclettico che firma tutte le settimane dalla prima pagina del Corriere economia, segnala l?anomalia delle municipalizzate in Italia. Scrive Alvi analizzando la Finanziaria: «Agli operai tocca un minimo sollievo fiscale, che le tasse degli enti locali e le rendite delle municipalizzate, volentieri di sinistra, si rimangeranno».

Conclusione: questa è una Finanziaria che premia e induce alle rendite.

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