Famiglia

Muhammad Yunus è lui l’uomo del decennio

Oggi la sua Grameen Bank, la banca dei poveri, ha 30 milioni di clienti, la maggior parte donne.

di Paolo Manzo

Eccolo l?uomo del decennio: Muhammad Yunus, professore ordinario di economia politica del Bangladesh che, mentre insegnava, si chiese che senso avessero le sue teorie economiche se non potevano risolvere i problemi del suo popolo, povero e sotto la soglia della povertà. Questo una trentina d?anni fa. Poi, nel 1977, l?idea copernicana, quando fondò la Grameen Bank, conosciuta universalmente come la ?Banca dei poveri? perché ha come obiettivo quello di concedere crediti di piccolo importo (ossia microcrediti) ai più poveri del Bangladesh, e da cui tutte le ong e molte altre organizzazioni hanno tratto insegnamento. Insomma, l?istituzione faro che ha inventato lo strumento del microcredito, 27 anni fa. «Oggi la Grameen ha circa quattro milioni di borrowers, ossia clienti a cui abbiamo prestato in media 200 dollari. Il 96% è composto da donne», spiega a Vita il ?banchiere dei poveri?, che abbiamo incontrato a Bologna. Poche ore prima che gli venisse conferita l?ennesima laurea honoris causa in economia (a settembre Yunus era a Firenze per una cerimonia analoga). «Negli ultimi 12 mesi la Grameen ha concesso prestiti per circa mezzo miliardo di dollari», spiega lui ed è l?istituzione leader nel microcredito, un settore che sta vivendo un vero boom. E due numeri valgono più di mille parole: nel 1997, i borrowers erano 7,6 milioni al mondo, nel 2001 erano saliti a 26,8 milioni (21 milioni dei quali donne), nel 2004 la stima è di oltre 30 milioni. Vita: Yunus quest?anno cosa si è inventato d?altro? Muhammad Yunus: Il finanziamento ai mendicanti. Vita: Questa ce la deve proprio spiegare? Yunus: È semplice. Mi sono chiesto: quando i mendicanti vanno a chiedere l?elemosina porta a porta, perché non si portano un po? di prodotti – frutta, dolcetti, giocattoli – in modo da interessare sia le famiglie sia i bambini e, magari, vendere qualcosa? Poi, se il business del mendicante cresce, lui non avrà più bisogno di chiedere l?elemosina. La mia idea è nata da questa semplice domanda e così abbiamo iniziato a concedere ai mendicanti dei piccolissimi prestiti. Vita: Quando ha iniziato a concedere questo tipo di prestiti? Yunus: Quest?anno e, all?inizio, pensavamo di riuscire a coinvolgere nel nostro programma circa 5mila mendicanti nel 2004. Bene, ne abbiamo già 18mila. I prestiti che ottengono sono compresi tra i 3 e i 10 dollari e già molti di loro hanno smesso di mendicare, per concentrarsi solo sul business che, lo confesso, sta andando molto bene. Vita: Può spiegare qual è il metodo d?approccio per coinvolgere i mendicanti? Yunus: All?inizio non diciamo loro di smettere di elemosinare e di vendere. Assolutamente. Noi diciamo loro: fai cosa vuoi. Ma di fatto la stragrande maggioranza passa dalla mendicità al commercio e ci restituisce il microcredito. Pensi che abbiamo coinvolto anche molti mendicanti che non hanno gambe, che stanno seduti sotto un albero a pregare tutto il giorno, con il loro cappello per le offerte dove chi vuole mette lì dei soldi. Noi andiamo anche da loro e gli diciamo: «Ok, se tu fai qualcosa, noi possiamo aiutarti. Se vuoi puoi mettere qualche drink, qualche mela o banana vicino a te e, quando la gente passa, può scegliere se farti l?elemosina o comprarti una mela. Dipende. Ma se poi il business prende piede, tu puoi togliere il cappello per l?elemosina e sostituirlo con la cassetta degli incassi davanti alla tua merce. Tu puoi diventare un venditore e, solo perché non hai le gambe, non vuol dire che tu sia inutile. Sei ancora in grado di fare affari». Facciamo loro questo discorso e, credeteci o no, anche questo settore sta andando molto bene. Vita: Prospettive future per questo programma? Yunus: Entro la fine del 2004, probabilmente, avremo 25mila mendicanti nel nostro programma ma, con l?entusiasmo che c?è, potremmo arrivare a breve anche a centomila. Il punto è che vogliamo vedere quanto rapidamente loro possono cambiare la loro professione e diventare imprenditori e solo nel 2005 potremo vedere quanti dei 18mila saranno venditori e quanti continueranno a mendicare. Insomma, la ?percentuale di riscatto?. Vita: Altre idee alla Yunus, ossia semplici e rivoluzionarie? Yunus: Tra i mendicanti, molte sono le donne. Ebbene, abbiamo scelto i migliori negozi al mercato e abbiamo presentato le nostre ?donne-mendicanti? ai proprietari, dicendo loro che la donna in questione era un membro della Grameen. A lei abbiamo dato una garanzia di credito di 50 dollari e abbiamo detto al padrone: «di ogni cosa che lei ha nel negozio, la nostra ?donna-mendicante? può prenderne sino al raggiungimento della nostra garanzia. Ossia a 50 dollari. Poi, se lei non paga, avendo una nostra garanzia pagheremo noi, che siamo una banca». Vita: Scusi Yunus, ma la prima volta che avete portato una donna-mendicante nei negozi come hanno reagito i padroni? Yunus: Erano sorpresi, non capivano e ci chiedevano cosa fare. Persino dopo la nostra garanzia erano davvero preoccupati e si chiedevano se la ?donna-mendicante? sarebbe tornata indietro davvero. Noi abbiamo dato alle nostre clienti un badge, per rendere riconoscibile che sono membri Grameen e abbiamo tranquillizzato tutti. Anche con questa sperimentazione le cose vanno bene. Vita: In pratica, come si comportano le vostre clienti quando entrano nei negozi? Yunus: Arrivano, prendono tutto ciò che credono possa interessare i loro compaesani, e poi lo rivendono al villaggio. Al ?secondo giro? chiedono ai loro paesani di cosa hanno bisogno, se lo fanno scrivere su un foglio da chi sa scrivere e lo portano il giorno dopo in negozio. Insomma, raccolgono le ordinazioni e fanno da trasportatrici. Le nostre ?donne-mendicanti? sono diventate un legame tra il negozio e i compaesani e sono tutti soddisfatti: il padrone del negozio è felice perché aumenta le vendite, la ?donna-mendicante? è felice perché guadagna soldi facendo un mark up sulla merce, la gente dei villaggi è felice perché – soprattutto le donne – non può andare ogni giorno in città. Su questo programma non abbiamo perso un centesimo perché, de facto, non sborsiamo nulla e rilasciamo solo garanzie di credito. Incredibile vero? Vita: Un?ultima domanda sulla finanza etica, che sta crescendo nel mondo occidentale grazie ai fondi etici. Una sua opinione? Yunus: Di certo il microcredito è il tipo di finanza più etico che ci possa essere. La mia prima risposta alla sua domanda è: non so ancora abbastanza di ciò che si fa con i fondi etici. Se quei soldi vanno ai poveri è eccellente – che lo si chiami o no microcredito. Ma se vanno da qualche altra parte, allora le rispondo che i fondi etici potrebbero essere usati molto meglio soddisfacendo i bisogni e i servizi finanziari dei poveri. Il mio suggerimento è di concentrarsi su questo. E poi i cosiddetti fondi etici quali altri spazi di attività coinvolgono? Forse ad aiutare programmi sanitari o d?educazione. Ma l?educazione e la salute non sono di grande appeal per il sottoscritto, a meno che non si parli di salute per i poveri o di educazione per i poveri. Ma se mi si dice solo che i soldi che io do a un fondo etico vanno a contribuire alla sanità io chiedo, la sanità di chi? E questa è una distinzione che bisogna fare. Semplice no? Vita: Oggi decine di capi di Stato la chiamano a fare il consulente… Yunus: Mi considero fortunato perché qualcosa su cui ho lavorato tanto funziona, non solo in Bangladesh ma dappertutto. Però credo che il credito dovrebbe essere accettato come un diritto umano, affinché tutti possano avere accesso al credito per crearsi una nuova vita. Quindi, per rispondere alla sua domanda, mi sento bene, ma allo stesso tempo sono frustrato perché non si è ancora arrivati al momento che credevo vicino: far conoscere a tutti che si possono prestare soldi ai poveri, che se li presti li otterrai indietro, facendo pure del profitto. In ogni caso il microcredito non è carità ma allora, perché non lo si fa massicciamente? Perché non gli si presta attenzione?


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