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MSF scrive a Gentiloni: la detenzione in Libia è vergognosa

Una lettera durissima ai leader europei, compreso il premier italiano, per denunciare le condizioni disumane a cui sono costretti i migranti nei centri di detenzione in Libia, dove Medici Senza Frontiere è presente da più di un anno. “Ho ascoltato storie che mi tormenteranno per giorni, se non per anni”, ha dichiarato la presidente dell’organizzazione di ritorno da Tripoli. A pagare il prezzo più caro le donne, costrette a stupri sistematici

di Ottavia Spaggiari

«Ho ascoltato storie che mi tormenteranno per giorni, se non per anni», così Joanne Liu, presidente internazionale di Medici Senza Frontiere ha raccontato la sua esperienza nei centri di detenzione di Tripoli, dove l’organizzazione presta assistenza ai migranti da più di un anno. Una descrizione dei campi documentata da video e immagini che lasciano, ancora una volta, senza parole e per chi ancora ne avesse, tolgono ogni dubbio sul trattamento dei migranti e il rispetto dei diritti umani oltre il Mediterraneo. Liu ha raccontato di persone che supplicavano di essere liberate. «Incapaci persino di stendere le proprie gambe per giorni. Affamate fino ad ammalarsi. Mi guardavano, con la disperazione nei loro occhi e mi sussurravano “Tirami fuori da qui”».

Proprio giovedì Medici Senza Frontiere ha inviato una lettera aperta ai leader e alle istituzioni dell’Unione Europea, compreso il Presidente del Consiglio, Gentiloni. “Accecati dall’obiettivo di tenere le persone fuori dall’Europa, le politiche e i finanziamenti europei stanno contribuendo a fermare i barconi in partenza dalla Libia, ma in questo modo non fanno che alimentare un sistema criminale di abusi”, si legge nella lettera firmata dalla stessa Joanne Liu e dal presidente di MSF in Italia, Loris De Filippi. «La detenzione di migranti e rifugiati in Libia è vergognosa. Dobbiamo avere il coraggio di chiamarla per quello che realmente è: un’attività fiorente che lucra su rapimenti, torture ed estorsioni. Le persone sono trattate come merci da sfruttare. Ammassate in stanze buie e sudicie, prive di ventilazione, costrette a vivere una sopra l’altra. Le donne vengono violentate e poi obbligate a chiamare le proprie famiglie e chiedere soldi per essere liberate. La loro disperazione è sconvolgente».

Il prezzo più caro è pagato dalle donne. Liu ha raccontato di aver parlato con una donna incinta che veniva costretta a stare in piedi nel mezzo del cortile, su un solo piede, sotto il sole, fino a quando cadeva a terra stremata. «Quella stessa donna mi ha detto: “ma la mia storia non è nemmeno la peggiore. C’era un uomo appeso con le mani in alto, picchiato di fronte a tutti. Hanno preso sua moglie, incinta, e l’hanno stuprata in un’altra stanza», ha spiegato Liu. « E poi mi ha guardato e mi ha detto: “Non rispettano nemmeno le donne incinte”».

La lettera si conclude con una domanda diretta al premier italiano: «Presidente Gentiloni, permettere che esseri umani siano destinati a subire stupri, torture e schiavitù è davvero il prezzo che, per fermare i flussi, i governi europei sono disposti a pagare?»

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