Famiglia

Msf: “Fateci entrare in Birmania”

Il comunicato di Medici senza frontiere sottolinea la necessità di un libero e immediato accesso degli operatori umanitari nel Paese colpito dal ciclone Nargis

di Redazione

Il ciclone Nargis, che ha colpito diverse zone del Myanmar il 4 maggio, ha causato la morte di almeno 10mila persone e provocato ingenti danni materiali. Tre giorni dopo il ciclone, gran parte della popolazione resta ancora senza acqua potabile, cibo e ripari.

?Come fu per lo tsunami o per altre catastrofi naturali di questo tipo, il rischio di epidemie si può verificare solo nelle prossime settimane in caso di mancanza di aiuti adeguati. Le epidemie non sono la priorità di questi primi giorni?, dichiara Kostas Moschochoritis, direttore generale di MSF Italia. ?La priorità in questo momento è garantire l?approvvigionamento di cibo, la fornitura di acqua potabile e assicurare cure mediche ai feriti e a quanti necessitano di assistenza immediata come le donne incinte e i malati cronici. Le patologie più frequenti in queste prime fasi sono le infezioni respiratorie e le malattie diarroiche che colpiscono in primo luogo le fasce più vulnerabili della popolazione?.

Le equipe di MSF sono state finora in grado di valutare la situazione e di intervenire in tutti i settori di Yangoon, la più grande della città del Myanmar, e sono in procinto di operare nelle zone fuori Yangoon che si sospetta siano state maggiormente colpite. Oggi un?equipe di MSF si sta recando nelle regioni lungo la costa occidentale del paese, presumibilmente una delle più colpite. Per gli operatori umanitari è essenziale avere libero ed immediato accesso a tutte le regioni colpite, al fine di valutare le esigenze della popolazione civile e di agire di conseguenza.

I nostri team a Yangoon hanno iniziato a distribuire cibo, teli di plastica e pasticche di cloro per potabilizzare l?acqua. A Daala e a Twante, due città con una popolazione totale di 300 mila persone, le equipe di MSF hanno potuto constatare che l?80% delle case sono andate distrutte e alcune zone continuano a essere sotto un metro di acqua. In tali circostanze le malattie infettive come il colera potrebbero diffondersi facilmente se il sistema degli aiuti non dovesse funzionare in maniera adeguata. In queste città MSF sta organizzando una prima risposta all?emergenza, distribuendo cibo, acqua e beni di prima necessità ad oltre 5 mila persone.


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