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Mozambico, ora il colera fa paura. Al via le vaccinazioni

La Comunità di Sant’Egidio è presente nel Paese dagli anni Ottanta, nel 2002 ha preso il via il Programma Dream per la prevenzione e cura dell’Hiv. Ora dopo il passaggio del ciclone Idai che ha danneggiato anche il centro Polivalente a Beira cui facevano riferimento 11mila pazienti, i volontari mozambicani e i cooperanti sono all’opera per assistere gli sfollati. Il racconto di Fausto Ciccacci, referente di Dream per il Mozambico

di Antonietta Nembri

«Mercoledì avviamo la campagna di vaccinazioni a tappeto d’accordo con il ministero della Sanità nei due centri di Beira città e Manga Chingussura» annuncia Fausto Ciccacci, referente del Programma Dream di Sant’Egidio in Mozambico. «Solo nelle ultime 24 ore sembra ci siano stati oltre 300 nuovi casi e un morto», continua ricordando che i casi sono in crescita e che le autorità sanitarie temono che i casi di colera arrivino a essere tra i 5mila e i 10mila.

Una delle premi azioni di Sant’Egidio che a Beira ha subito anche un pesante danneggiamento del proprio centro polivalente (nella foto il centro invaso dalle acque) è quella di cercare di ritrovare le persone seguite dal programma Dream. «I nostri pazienti con Hiv sono persone particolarmente fragili, tra di loro ci sono bambini e donne incinte che adesso sono dispersi nei vari centri per sfollati: scuole e tendopoli. Li stiamo cercando per permettere loro di proseguire con la terapia che per loro è fondamentale» spiega Ciccacci. Sono circa 11mila i pazienti seguiti dal Programma Dream. La terapia antiretrovirale richiede aderenza terapeutica. «il rischio è che la malattia peggiori» conferma Ciccacci che spiega così la necessità di riuscire a ritrovare i pazienti per permettere loro di curarsi.

A due settimane dal ciclone la situazione è ancora di emergenza, «e non si sa per quanto durerà», ammette. «A breve le scuole riapriranno e gli sfollati che vi erano rifugiati devono essere ricollocati nelle tendopoli. La gente continua a spostarsi. I nostri centri sono dei punti di riferimento non solo per i nostri pazienti».


Sopra distribuzione di cibo a Beira – foto ©Tino Veneziano In basso l’arrivo degli aiuti (foto Sant’Egidio)

La città di Beira è stata pesantemente danneggiata, come tutta la provincia di Sofala di cui è capitale «ci sono distretti che sono ancora allagati e pensare che da dopo il ciclone non ha mai piovuto e c’è una media di 30 gradi. La gente cerca di ripartire, di ricostruire. Lo vedo nei giovani volontari di Sant’Egidio mozambicani, nella loro voglia di rialzarsi», continua Ciccacci. Nel distretto di Buzi, per esempio, è stata inviata un’équipe con volontari mozambicani. La Comunità è presente nel Paese dai primi anni Ottanta attraverso la cooperazione, poi sono sorte le comunità locali di Sant’Egidio e nel 2002 ha preso il via il Programma Dream di prevenzione e cura dell’Hiv.
Al di là della ricostruzione sono due le emergenze cui occorre rispondere: la prima è sanitaria, mentre la seconda è alimentare. «In questi giorni il nostro centro nutrizionale sfama circa mille bambini al giorno, prima erano 250. Stiamo cercando di far arrivare i farmaci nelle località fuori Beira per i pazienti del programma Dream e tutta una serie di presidi per scongiurare il diffondersi del colera» conclude Ciccacci nel ricordare che è anche iniziata la distribuzione di acqua e clorina (un disinfettante) «spieghiamo come usarla, quali norme igieniche seguire perché bisogna cercare di contenere il contagio».


Qui e in apertura immagini di ©Tino Veneziano – Beira Mozambico

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