Formazione
Movimento Consumatori: “Studiare fuori sede costa una fortuna”
Un'indagine dell'associazione mette in luce costi proibitivi per le famiglie
Avere un figlio che frequenta un’università diversa da quella della propria città o vivere in un paese lontano dall’ateneo in cui vorrebbe laurearsi può rappresentare per le famiglie una spesa consistente e spesso non affrontabile. Il Movimento Consumatori, ha realizzato un’indagine su quanto costa annualmente far studiare il proprio figlio in un’università fuori sede. La ricerca è stata effettuata partendo da un dettaglio sul prezzo degli alloggi in diverse città, sedi di università molto frequentate in Italia. Per ogni città è stato rilevato il costo più basso e quello più alto relativo all’affitto mensile di un posto letto in camera doppia e di una camera ad uso privato, ed è stata calcolata la media. I prezzi degli alloggi sono comprensivi anche delle cosiddette “spese aggiuntive” (condominio e utenze). Dalla ricerca risulta che le città più care sono Milano (prima in classifica per il prezzo più alto di un posto letto in camera doppia) e Roma (primato capitolino per il prezzo di una camera ad uso privato), mentre quella dove si risparmia di più è Palermo in entrambe le soluzioni. Per avere un dato complessivo di quanto sia oneroso per una famiglia mantenere uno studente fuori sede alle spese per un affitto annuale sono state aggiunte quelle relative alle tasse universitarie (1000 euro circa annue per gli atenei pubblici italiani), all’acquisto dei libri di testo (500 euro circa annui negli atenei pubblici italiani) e al vitto (2400 euro circa annui).
Se si prende come esempio Milano (in cui un posto letto in camera doppia costa 372 euro al mese e una camera ad uso privato ne costa 590) si calcola che un nucleo familiare con reddito medio di 32.148 euro annui (dato Bankitalia riferito al biennio 2006-2008) può arrivare a pagare dagli 8.364 euro ai 10.980 euro all’anno per permettere al proprio figlio di frequentare l’università in una città diversa da quella di residenza. La percentuale di incidenza sul reddito familiare è, quindi, altissima: si va dal 26 al 34%. Il dato si riferisce ad un solo figlio, quindi, se si dovessero mantenere agli studi più di uno studente la spesa da affrontare sarebbe a dir poco insostenibile. “Il nostro Paese soffre un abbandono universitario molto elevato e questo crea un notevole rallentamento alla competitività del sistema Italia – commenta Lorenzo Miozzi, presidente del Movimento Consumatori – Lasciando di fatto i costi dello studio, a carico delle famiglie già in difficoltà per la crisi che le colpisce da dieci anni a questa parte, l’abbandono è decisamente favorito e non combattuto. Con i tagli alle regioni, si sono per di più penalizzati gli enti per il diritto allo studio, tagliando così ulteriori servizi. Nel nostro Paese non mancano gli atenei dove studiare, ma i fuori sede rappresentano lo spostamento di studenti verso le eccellenze universitarie. In Italia, sembra ormai un triste dato di fatto, investire nella ricerca e nella formazione interessa poco ai governi. Il risultato è che registriamo zero politiche di sostegno per chi studia e zero opportunità per i rinomati “cervelli” nostrani usciti con merito da università prestigiose, che spesso sono costretti ad emigrare all’estero”.
L’indagine è presente sul sito www.movimentoconsumatori.it
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