Sostenibilità

Mosca brucia, la profezia di Philippe Jaccottet

di Redazione

FUOCO. «Un’immensa distesa a est del cuore, ecco ciò che rimane di quella preziosa, tragica ferita che ha nome Russia». Parole quasi profetiche, quelle del poeta svizzero Philippe Jaccottet, che anziché evocare freddo, spazi bianchi e lontananze infinite ricordava che la Russia – ahinoi – sa anche bruciare. Niente di più vicino alla cronaca di questo agosto che, visto da Mosca, ha tutta la forma di un’inedita e drammatica presa d’assedio. Colpita da temperature ben al di sopra della media stagionale, la Russia ha assistito impotente a una distruzione senza precedenti. Dove né Napoleone né Hitler erano riusciti a arrivare, sono arrivate le fiamme, spinte dal vento e da qualche piromane di troppo. Ne hanno fatto le spese i villaggi nel Voronesh, nel Nizhny Novgorod e nella regione di Ryazan, i boschi, i campi di grano e solo per poco è stata scongiurata la catastrofe atomica, con le fiamme che hanno lambito reattori e depositi di scorie negli Urali, lasciando col fiato sospeso anche i più radicali sostenitori del nucleare libero e “sicuro”.
ACQUA. Le cifre, si usa dire, non comunicano emozioni. Fino a un certo punto. Quando a essere colpite da una catastrofe – che le Nazioni Unite reputano di entità addirittura maggiore dello tsunami del dicembre 2004 – sono quasi 14 milioni di persone nel solo Pakistan, le emozioni ci sono, eccome. Migliaia i morti causati dall’alluvione e dalle inondazioni che il 9 agosto scorso hanno colpito, oltre al Pakistan, il Kashmir indiano e la provincia cinese di Gansu, nel Nord-Ovest del Paese, dove interi villaggi sono stati sommersi da acqua, fango, massi? e cifre.
VENTO. Tira brutta aria sull’eolico. A detta di Legambiente, il settore è finito al centro di un querelle più mediatica, che giudiziaria. Secondo l’associazione quello del vento è il settore meno colpito dalle “attenzioni” della criminalità. Comparando le cifre – ancora loro! – si scopre che l’eolico in Sicilia, Calabria e Puglia è di gran lunga il settore economico meno condizionato da infiltrazioni. Basterebbe confrontare i suoi numeri con quelli del traffico illecito di rifiuti oppure con quelli del ciclo illegale del cemento. Nel periodo che va dal gennaio 2006 al luglio 2010, infatti, sono state compiute in Italia 111 operazioni contro i trafficanti di rifiuti con 609 arresti e 360 sono state le aziende coinvolte. Delle indagini in corso sull’eolico, invece, soltanto una si è già conclusa con una sentenza di condanna in primo grado, mentre diverse non sono nemmeno arrivate alla fase del rinvio a giudizio. Peccato che giornali e tv abbiano già dato la loro sentenza.


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