Salute

Morti bianche, Bettoni: «Servono azioni forti e condivise. Luana deve essere l’inizio di un cambiamento»

Il presidente dell'Inail interviene dopo la «straziante vicenda» della mamma 22enne morta in un'azienda tessile di Prato. «Purtroppo ogni giorno siamo costretti ad onorare la memoria di due persone cui il lavoro ha strappato la vita o privato dell’affetto di un familiare»

di Lorenzo Maria Alvaro

Il presidente dell'Istituto nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro interviene sulla «straziante vicenda» della mamma 22enne morta in un'azienda tessile di Prato, cui a stretto giro si è aggiunto il decesso di Christian Martinelli, che ha 49 anni ha perso la vita in un incidente nell'azienda di estrusione di materie plastiche di Busto Arsizio dove lavorava. «Purtroppo ogni giorno siamo costretti ad onorare la memoria di due persone cui il lavoro ha strappato la vita o privato dell’affetto di un familiare», sottolinea Franco Bettoni, «È necessario un coinvolgimento più attivo di istituzioni, parti sociali, enti e organismi del settore per un rafforzamento concreto e reale degli interventi di prevenzione e controllo».


In queste ore il tema della sicurezza sul lavoro è tornato su tutte le prime pagine per la tragica vicenda di Luana D'Orazio. I morti però continuano ad essere moltissimi. Quali i numeri sulle morti bianche?
Il bilancio del fenomeno infortunistico è purtroppo ancora preoccupante. Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Istituto tra gennaio e marzo 2021 sono state 185, 19 in più rispetto alle 166 denunce registrate nel primo trimestre del 2020. Sottolineo però che sono dati ancora provvisori ed è necessario attendere il consolidamento dei dati dell’intero 2021. Prendendo invece in considerazione il 2020, l’andamento infortunistico nel complesso è stato fortemente alterato a seguito del riconoscimento della piena tutela dell’Inail per i casi accertati di infezione in ambito lavorativo da Covid19, così come è stato alterato il numero delle morti sul lavoro. Infatti, gli incidenti mortali denunciati nel 2020, sono stati 1.270, con un aumento di 181 casi rispetto ai 1.089 registrati nel 2019 (+16,6%).

Come si spiega che calano gli incidenti e invece aumentano le morti?
Il calo delle denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail nel 2020 (554.340, in diminuzione di oltre 87mila casi rispetto alle 641.638 del 2019 registrando un – 13,6%) è dovuto alla sospensione su tutto il territorio nazionale tra il 9 marzo e parte del mese di maggio del 2020, ai fini del contenimento dell’epidemia da nuovo Coronavirus, di ogni attività produttiva considerata non essenziale, la chiusura delle scuole, il blocco della circolazione stradale durante il lockdown e il ricorso allo smartworking. Invece, dopo una diminuzione dei decessi sui luoghi di lavoro registrata nel quinquennio 2015-2019, a dimostrazione della validità delle politiche di prevenzione, nel 2020 abbiamo assistito ad un aumento delle morti sul lavoro a causa dell’emergenza sanitaria. L’incremento degli incidenti mortali nel 2020, come dicevo, è stato infatti causato dalle morti avvenute a causa dell’infezione da Covid-19 in ambito lavorativo.

Come mai questo bollettino così drammatico nonostante la pandemia e le chiusure?
Al di là dei freddi dati statistici che dimostrano come la pandemia abbia influenzato l’andamento infortunistico, il bollettino è drammatico perché ancora non esiste una reale cultura della sicurezza. La prevenzione non è un costo ma un investimento: questo è il messaggio che deve essere rafforzato. È fondamentale operare per favorire una significativa riduzione del costo umano, sociale ed economico che gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali hanno per i singoli lavoratori, per le imprese e per il sistema produttivo del Paese.

Una strage silenziosa che troppo spesso non fa notizia. Cosa deve significare il sacrificio di questa giovane mamma che invece ha commosso tutti?
Questa straziante vicenda deve far comprendere che non si fa ancora abbastanza sotto diversi punti di vista per combattere la piaga degli incidenti sul lavoro. Così come accaduto a Luana e Cristian, purtroppo ogni giorno siamo costretti ad onorare la memoria di due persone cui il lavoro ha strappato la vita o privato dell’affetto di un familiare e, in questo periodo di pandemia, anche di tutti i lavoratori che hanno combattuto contro il covid e che purtroppo ne sono stati sconfitti. Ogni singola vita persa sul lavoro è inaccettabile. Non si può morire svolgendo il proprio compito quotidiano.

L'Italia, grazie anche al Next Generation Eu, si prepara a grandi cambiamenti e trasformazioni. Sul fronte della sicurezza del lavoro quali sono i cambiamenti concreti da mettere in campo?
Servono azioni forti e condivise. C’è bisogno della volontà e della collaborazione di tutti i soggetti che, ciascuno per il proprio ruolo, hanno la responsabilità della tutela della salute dei lavoratori. È necessario un coinvolgimento più attivo di istituzioni, parti sociali, enti e organismi del settore per un rafforzamento concreto e reale degli interventi di prevenzione e controllo. L'Inail non ha competenze dirette di vigilanza in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro ma promuove con determinazione la cultura della prevenzione, rafforzando sempre di più l’informazione, la formazione, la ricerca e gli interventi a sostegno delle imprese. Alla luce di questi drammatici eventi, l’Istituto si impegnerà ad individuare ulteriori risorse da destinare alle attività di prevenzione.

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