Immigrazione
Morte di Oussana, ispezione al Cpr di Palazzo San Gervasio
La situazione della struttura detentiva lucana è ai limiti della disumanità. Ostacolato l'accesso ad un consigliere regionale, nonostante la "Direttiva Lamorgese" lo consenta. E arriva anche la reazione della società civile
Dopo la morte del diciannovenne algerino, ieri pomeriggio il consigliere della regione Basilicata, Roberto Cifarelli, insieme a Nicola Cocco, medico esperto di medicina detentiva e delle migrazioni della Rete “Mai più lager – NO ai CPR” e Arturo Raffaele Covella, avvocato esperto di diritto dell’immigrazione, hanno effettuato un accesso alla struttura del Centro per il rimpatrio.
L’articolo 7 lettera F) della “Direttiva sui criteri per l’organizzazione dei Cpr” (la cosiddetta “Direttiva Lamorgese”), prevede infatti la possibilità per i consiglieri regionali di accedere ai centri di permanenza senza alcuna preventiva autorizzazione da parte della Prefettura.
Ma nonostante questo, i tre all’inizio sono stati bloccati all’ingresso «con un lungo e stancante diniego di accesso» e hanno dovuto aspettare «una non necessaria autorizzazione all’ingresso da parte della Prefettura di Potenza», come riferiscono Covella e Cifarelli che è consigliere regionale di minoranza per il Partito democratico. Dopo oltre un’ora di attesa, sono riusciti ad entrare.
«Sono numerose le criticità che sono emerse durante la visita e che saranno oggetto di approfondimento da parte mia», ha detto Cifarelli, che ha precisato che «sono troppi gli ostacoli che sono stati frapposti alle mie richieste e alla possibilità di ottenere chiarimenti. Non mi è stato consentito l’ingresso ai moduli abitativi. I colloqui con gli ospiti del Centro sono avvenuti ma solo attraverso le sbarre delle gabbie che circondano i diversi moduli abitativi».
«Non è stato possibile», continua, «comprendere se il giovane Belmaan Oussana fosse in condizioni idonee per poter essere ospitato in tale struttura, questione importante che esula dalle indagini che stanno svolgendo gli organi preposti. Non ho potuto visionare la documentazione richiesta, ma sono stato invitato a presentare richiesta di accesso agli atti alla Prefettura per essere autorizzato a visionare tali atti. Troppe domande sono rimaste senza risposta e dovranno essere oggetto, da parte mia, di opportuni approfondimenti. In definitiva, posso affermare che non sono stato messo nelle condizioni di esercitare in maniera piena il mandato di consigliere regionale, di rappresentante di una comunità che pretende di sapere cosa accade all’interno del Cpr di Palazzo San Gervasio. Tutto rinviato. Con il Pd nazionale e regionale, quindi con il responsabile nazionale per le politiche migratorie Pierfrancesco Maiorino, e il Segretario regionale Lettieri, nei prossimi giorni ci mobiliteremo sul tema delle condizioni dei CPR in Italia ed in Basilicata con manifestazioni e proposte insieme ad altre forze politiche associazioni e sindacati».
Abbiamo sentito l’avvocato Arturo Raffaele Covella, che è anche consulente di Asgi, dal quale abbiamo ricevuto le tristi conferme circa le «gravi carenze strutturali dei moduli abitativi, dell’infermeria e degli spazi comuni. Un vero e proprio lager. Abbiamo avuto modo di interagire con il personale che gestisce la struttura, con il personale dell’Ufficio immigrazione e con alcune delle persone detenute nel Cpr. Non abbiamo potuto visionare documenti che chiedevamo legittimamente di avere, quindi faremo una richiesta di accesso agli atti in Prefettura. Gli ospiti ci hanno purtroppo confermato tutte le carenze di cui soffrono, in particolare sull’assistenza medica».
La reazione della società civile e delle associazioni
Intanto, la Basilicata reagisce. «Tra il 2018 e il 2022 in quel girone infernale ci sono stati almeno 35 casi di maltrattamenti e una “menomazione della dignità umana” come accertato e definito dagli stessi inquirenti. Mentre in quei luoghi c’è una sospensione della civiltà umana, tutt’intorno c’è un mondo sonnolento, indifferente e silenzioso, come ad Auschwitz ottanta anni fa. E sappiamo infine che davanti a questo orrore c’è ancora chi afferma che bisogna lavorare per rendere dignitosa la permanenza in quei centri. L’inferno non lo si può rendere dignitoso, l’inferno bisogna chiuderlo. Ousamma è morto perché sta morendo l’umanità in questo nostro Paese. Allah il Misericordioso ci perdoni tutti», ha detto don Marcello Cozzi, presidente onorario del Centro studi e ricerche sulle realtà meridionali-Cestrim.
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Reagisce anche il Presidio Libera Vulture-Alto Bradano: «Sono tante le domande che meriterebbero una risposta sulle vicende che riguardano il Centro per il rimpatrio di Palazzo San Gervasio. Lo chiediamo da tempo. Lo pretendiamo. A queste domande, oggi, se ne aggiungono altre. In attesa che la Procura lavori nel coordinamento delle indagini che, come ha detto il Procuratore Curcio, “non esclude alcuna fattispecie di reato”, chi chiediamo quali sono state le vicende che hanno condotto Oussamma ad andare incontro ad una fine così atroce e repentina? Che tipo di assistenza sanitaria viene fornita all’interno del centro? Come vengono trattati i migranti durante la loro permanenza? Quali misure di sicurezza sono in atto per prevenire tragedie come queste? È essenziale che le istituzioni preposte si assumano la responsabilità di garantire la sicurezza e il benessere di ogni individuo presente nei centri di rimpatrio», si legge in una nota pubblicata nel profilo Facebook.
C’è anche l’Anpi provinciale di Potenza «Chiediamo con ancora più fermezza la chiusura del CPR di Palazzo San Gervasio e la realizzazione di strutture di vera assistenza per dare una risposta concreta e adeguata anche al tema dell’accoglienza stagionale, nel pieno rispetto dei diritti umani, della legalità e delle norme democratiche e civili».
«La questione è al centro dell’agenda della Regione Basilicata, impegnata a migliorare la condizione degli ospiti e a ottimizzare la gestione dell’emergenza. Nonostante le difficoltà, l’obiettivo resta quello di fornire un’accoglienza dignitosa e favorire l’integrazione dei migranti», ha detto in una nota il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi.
le foto sono di Basilicata24 che le ha concesse a VITA
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