Mondo

Morire di Riforma Sanitaria

di Emanuela Borzacchiello

Alpha Pam ha 28 anni, di cui otto passati a Mallorca, Baleari. Alpha Pam, un lavoro da cameriere o muratore, dove e quando ce n’è bisogno. Un ragazzo senegalese con la musica rap come passione intorno cui costruire una casa vicino al mare. Suo malgrado è diventato un simbolo: la prima vittima della riforma sanitaria spagnola.

Morire di Riforma Sanitaria si può. Facile il meccanismo, rapide le tappe e doloroso il finale.

Meccanismo facile. Agosto 2012 entra in vigore la riforma sanitaria targata Partido Popular. Obiettivo: tagliare trasformando. Ogni taglio di spesa deve essere direttamente proporzionale a un cambio di sistema. In solo quattro mesi un taglio complessivo di sette milioni di euro. Ma il bisturi è affondato sempre più nel profondo della carne viva del sistema sanitario (Vita Magazine, reportage agosto 2012). Prima è toccato alle sue gambe. Se la sanità si reggeva sull’essere pubblica e gratuita, oggi diventa privata e a pagamento. La gamba destra pubblica è stata tagliata attraverso la concessione a privati non solo della gestione di alcuni servizi, ma di intere strutture (vedi modello Alzira). La gamba sinistra della gratuità è stata amputata con l’introduzione del copago farmaceutico: tutti pagano senza distinzione, inclusi pensionati, disoccupati e malati gravi. Dalle gambe il bisturi è passato dritto al cuore. Prima universale, per tutte e tutti, oggi solo per coloro che possiedono una tessera sanitaria e per “conquistarla” devi: pagare contributi (anche se navighi a vista tra disoccupazione e precarietà), avere regolare permesso di soggiorno (anche se nesssuno più ti concede un contratto regolare di lavoro, cui il permesso è legato a stretto giro), o un certificato di indigenza economica assoluta. Se il certificato non ce l’hai, ne’ di indigenza ne’ di cittadinanza, rilanci il dado e finisci rapidamente alla tappa successiva.

Tappe rapide. La riforma sanitaria spagnola ha il merito indiscusso di avere bruciato tutte le tappe, sfatando l’antico pregiudizio secondo cui burocrazia è uguale a lentezza. Laddove c’era la possibilità di restringere gli e le aventi diritto di cura, ha energicamente dato vita a un nuovo sistema di certificazione adatto ad ogni evenienza. Ha complicato, arzigogolato, duplicato senza sosta. Così si creano i labirinti in cui la fiducia si disperde e si rinuncia a richiedere ciò che ci spetta di diritto. Come il diritto alla vita. è capitato a Alpha Pam. Perde il lavoro, perde il permesso di soggiorno, non riesce più a richiedere la tessera sanitaria. Malato, ma senza lavoro e permesso di soggiorno? non rilanci nessun dado e ti fermi al capolinea.

Finale doloroso. I giornali raccontano: “La morte si è verificata nel domicilio del malato, che ad aprile si era rivolto a quello che era il suo centro di salute affinchè gli diagnosticassero la malattia. Il centro rifiuta di assisterlo in quanto privo di tessera sanitaria”. La malattia imperterrita segue il suo corso e non quello perverso della burocrazia. Intanto Alpha Pam non ha più tempo, la sua condizione peggiora e si rivolge all’Hospital de Inca. Anche in ospedale i medici gli negano le cure perchè non “avente diritto”. Alpha Pam, muore a 28 anni per turbercolosi, per tagli alla spesa sanitaria e per non avere più accesso al diritto di cura.

11 maggio-18 maggio: giorni importanti per i movimenti sociali spagnoli. In molte città e piccoli centri, ognuno a suo modo, si organizzano eventi per festeggiare il compleanno del movimento de legli indignatx. Nato il 15 maggio 2011, compie due anni.

Come già vi abbiamo raccontato in questo blog, uno dei temi che più hanno caratterizzato e nominato questi due anni è stato: Toma la plaza. Prendi la piazza. Riprenditi lo spazio pubblico, ma cercando di riempirlo di contenuti, di proposte costruite a partire da esigenze concrete: il pignoramento della casa, la perdita della copertura sanitaria, l’impossibilità di pagarsi il diritto all’istruzione. Ed  così che la famosa foto dell’accampata di Plaza del Sol del 15 maggio 2011, oggi non potremmo più scattarla. Non perchè la gente non sia in piazza, al contrario. Perchè quella gente si è diramata in tutta la città, lavorando in piccoli gruppi includenti e propositivi, in costante connessione tra loro.

Un movimento che oggi si struttura in Maree. Una delle Maree è la blanca, che si occupa della difesa della sanità universale, pubblica e gratuita. Dall’entrata in vigore della riforma sanitaria, la Marea blanca aveva protestato e analizzato tutte le conseguenze dei tagli alla spesa sanitaria e avvertito: di riforma sanitaria si può morire. Oggi il suo lavoro di analisi, ricerca mai svincolato dalla protesta, è più che mai presente. Rappresentati della Marea Blanca, di ong in difesa dei diritti umani, e un sindacato (CGT) hanno deciso che il caso di Pam non deve essere lasciato alla cronaca di una morte annunciata. Lo hanno portato in tribunale, accusando di mancanza di soccorso non solo i medici coinvolti direttamente, ma sopratutto il direttore generale dell’Instituto Balear de la Salud (Ib-Salut), Miquel Tomàs, e il direttore de Salud Pública y Consumo del Govern, Luis Rafael Santiso. Per un “omicidio politico”, dicono, “è lo Stato che bisogna accusare per avere creato cause e condizioni”. I movimenti continuano in lotta, analisi e altre prospettive.

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