Cultura

Morin, perché ritorno marxiano

di Redazione

Sarà in libreria il 20 maggio il nuovo libro di Edgar Morin, Pro e contro Marx. Ritrovarlo sotto le macerie dei marxismi (Edizioni Erickson). Morin sulla soglia dei 90 anni (è nato nel 1921) spiega perché è «ridiventato marxiano».

Il dover essere può dissolversi in fantasticheria nostalgica. Ma è anche un laboratorio del reale. Il dover fare viene dal dover essere. Il «bisogna cambiare il mondo» significa esattamente quel che significa. L’azione nasce nel momento drammatico in cui le volontà umane affrontano la realtà oggettiva delle cose. Il reale si fa nel momento in cui il dover essere si incontra con un reale che si può disfare. È necessario reintrodurre il “sollen” nella nostra visione del reale se non si vuole cadere nel più ridicolo degli idealismi: quello di chi si crede materialista. Reciprocamente, l’irrealismo (o l’idealismo) sterilizza l’azione: si può produrre una grande agitazione ma il reale non è mai fecondato da coloro che fremono eternamente d’impazienza e d’impotenza? Dobbiamo, oggi, in fatto e in diritto, reintegrare nel reale il calunniato dover essere. Ora bisognerà prestare attenzione alle impotenze «realiste». Il reale non si riproduce affatto attraverso l’ammirazione della propria immagine, per narcisismo o partenogenesi. Per agire, bisogna volere, e per volere bisogna volere il dover essere e amarlo. [?] Il «realismo» che accetta tutto e tutto lascia fare ci separa sempre da quella realtà primaria che è l’azione. Per essere realisti, non bisogna capitolare davanti al reale. È necessario rispettare la realtà, ma non bisogna mai inginocchiarsi davanti a essa.

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