Cultura

«Morgan? Un irresponsabile» parola di Aniceto, dj antidroga

Il personaggio consacrato dal Chiambretti Night

di Redazione

Bevete più latte e non drogatevi» è uno dei gridi di battaglia che Roberto “Robbie” Aniceto lancia dalle consolle di tutta Italia. Disc jockey, la cui fama è stata consacrata dal programma Chiambretti Night di cui è ospite fisso, oggi è un’icona della movida responsabile. Membro della Consulta antidroga a Palazzo Chigi, il dj ha deciso di raccontare il proprio impegno.
Da dove arriva dj Aniceto?
È il mio lavoro da trent’anni. Ho cominciato a Salerno, dove vivo. Poi sei anni fa tutto è cambiato. Partecipando come ospite fisso al programma Chiambretti Night sono diventato famoso e ho cominciato a girare in tutta Italia. Anche il mio nome d’arte viene dalla tv. Piero Chiambretti mi ha detto che Robbie Aniceto, il mio nome storico, non andava bene e mi ha ribattezzato dj Aniceto.
Da dove nasce il suo impegno contro la droga?
Facendo questo lavoro la incontri e la vedi spesso. Non ho mai fatto uso di sostanze nonostante ci siano voci che insinuano il contrario. Ma la verità è che ho perso tanti amici a causa loro. Da 15 anni mi impegno cercando, senza essere pesante o moralista, di lanciare dalla consolle messaggi positivi.
Lavora anche per il ministero…
Sì, mi hanno chiamato loro. All’inizio pensavo fosse uno scherzo. Mi ha stupito molto che la politica prendesse in considerazione e ascoltasse uno come me, che non ha studiato. Dal 2008 faccio parte della Consulta del dipartimento per le Politiche antidroga. Ho messo anche a disposizione una mail (djaniceto@gmail.com) che uso per portare istanze e problemi direttamente sul tavolo del ministro Giovanardi.
Questo tuo impegno le ha creato problemi lavorativi?
Quando dici la verità spesso capita che ci sia chi si offende. È chiaro che se mi scaglio contro la droga chi ne fa uso non può avermi in simpatia.
Come seleziona i locali?
Generalmente cerco di andare ovunque. Anche quando il cachet è basso. Merito di Piero Chiambretti che mi sprona sempre. Lui definisce quello che faccio “una missione”. Ovviamente però devo stare attento, anche alla luce del mio rapporto con il dipartimento. Se so che un posto mi vuole usare per ripulirsi l’immagine, evito di andarci. Per lo stesso motivo non ho mai fatto il testimonial.
Ci consigli un locale…
La cosa migliore è andare nei posti noti. È vero, costano di più, ma sono anche sotto controllo. Essendo famosi non si possono permettere di sgarre
are e rischiare la chiusura. È certo che non entra droga, che in caso di malore si verrà assistiti e che anche la violenza è quasi del tutto scongiurata.
Cosa ne pensa di uno come Morgan?
Non lo giudico come musicista, né come persona. Quello che mi limito a sottolineare è il suo essere anche un personaggio pubblico. Questo determina delle responsabilità, soprattutto per quello che dice. Non può permettersi di fare pubblicamente l’apologia del crack. È una cosa irresponsabile.

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