Politica

Monti “impressiona” Merkozy

Positivo esordio europeo del premier, ma niente accordo

di Franco Bomprezzi

L’Italia torna forse ad avere un ruolo di rilievo nel contesto europeo, grazie alla credibilità e alla competenza economica del premier Mario Monti, anche se la situazione complessiva dei mercati, e la difficoltà nell’affrontare organicamente la crisi sta rendendo tutto molto difficile.

«Italia, riforme impressionanti». È il titolo di apertura della prima pagina del CORRIERE DELLA SERA. Nel sommario: «Vertice a Strasburgo con Monti. Sì a una maggiore integrazione sulle politiche di bilancio». Catenaccio: «Elogi da Merkel e Sarkozy. Resta la tensione sugli eurobond». Subito sotto la vignetta di Giannelli ritrae i tre primi ministri al tavolo da gioco, quarto convitato: la bara dell’euro. Didascalia: «Tressette col morto». A pagina 2 vengono sintetizzati i punti discussi ieri a Strasburgo: «Modifiche ai trattati che regolano la Ue»; «Più poteri alla Bce», su questo punto si è registrato il no della Germania; «lo scoglio degli Eurobond» e un «accordo su sanzioni e “unione fiscale”». Ma al di là dei temi trattati quella che si è registrata ieri per il Corriere è stata una vera e propria «svolta», con Monti che «incassa la fiducia dei leader», come si legge nel titolo di pagina 3, e assicura «L’Italia farà i suoi compiti a casa». Quali saranno le nuove misure adottate dal governo – e che hanno già impressionato la cancelliera – lo scrive Mario Sensini a pagina 5: «Mario Monti gioca d’anticipo sull’Unione Europea. Il governo potrebbe infatti istituire in tempi piuttosto brevi un ufficio autonomo per la verifica della spesa pubblica. La creazione di un’authority indipendente sui conti pubblici è stata proposta appena due giorni fa dalla Commissione europea tra gli strumenti di rafforzamento della vigilanza e di governo della zona euro con i quali accompagnare l’eventuale emissione degli eurobond. Ma senza aspettare le obbligazioni comunitarie, né tantomeno la discussione e poi l’adozione formale del regolamento della Commissione, l’Italia sembra già pronta a partire». Per il resto «Il menu è quello anticipato nei giorni scorsi, con una stretta fiscale sulla casa, la revisione delle rendite catastali, una patrimoniale leggera sulle grandi proprietà, forse anche un nuovo aumento dell’Iva». Intanto in prima pagina troviamo anche l’editoriale di Ernesto Galli Della Loggia che già sottolinea «le difficoltà del nuovo esecutivo». Titolo: «L’immagine che non c’è». Secondo il politologo «I governi tecnici non esistono. E dunque anche il governo Monti è, come tutti i governi, un governo politico. Ma a giudicare da questi primi giorni sembra che il primo a doversene convincere sia, paradossalmente, il governo stesso. Il quale, se crede nel senso della propria esistenza, deve al più presto, invece, porsi un obiettivo: acquisire – visto che un’identità politica di partenza gli manca – un’immagine politica».

“Merkel e Sarkozy: fiducia a Monti”: l’apertura de LA REPUBBLICA sottolinea il successo personale del neo presidente del Consiglio. Quelle presentate da Monti sono «riforme strutturali impressionanti» ha commentato la Cancelliera. Una ripartenza europea in piena regola per il governo del dopo Berlusconi: «niente più sorrisetti ironici dei partner, nessuna pubblica umiliazione, pur restando il paese sotto sorveglianza», sottolinea l’inviata Elena Polidori. Quanto alla sostanza però anche dopo il vertice di due ore le posizioni sono distanti. La Merkel non vuole gli eurobond, non c’è intesa sul ruolo della Bce. Unica convergenza è sulla necessità di rivedere i trattati per migliorare la governance europea. È comunque cambiato il clima, assicura Alberto D’Argenio, e il Belpaese è tornato un interlocutore europeo. Quanto alle iniziative, Monti, temendo il veto incrociato dei partiti, preferisce mettere a punto riforme giuste ed equilibrate che possano poi sfruttare la corsia preferenziale nelle Camere ed essere approvate entro Natale. Il commento è affidato ad Andrea Bonanni: “Il triangolo europeo”: «è bastato che Monti ricordasse, in termini anche duramente critici verso Francia e Germania, l’importanza del metodo comunitario per dissipare le ombre e i sospetti che un direttorio a tre si voglia sostituire al duopolio franco-tedesco».

IL GIORNALE apre la sua prima pagina con il titolone «In ginocchio dalla Merkel». Sommario: «Monti svela alla cancelliera i segreti del suo piano contro la crisi. Ma a Roma nessuno li conosce”. L’editoriale del direttore Alessandro Sallusti spiega la posizione del quotidiano: «Angela Merkel ieri ci ha informato che l’Italia sta per varare riforme impressionanti. Beata lo sappia lei [sic]. Noi, qui, in Italia, siamo al buio e pensavamo che il nostro presidente del Consiglio fosse Mario Monti». Sallusti ha però un auspicio: «Crediamo, speriamo, che all’ultimo momento in Consiglio dei ministri entri qualche provvedimento più utile al nostro Paese del trattato con le isole Mauritius. Perché altrimenti la questione comincia a diventare imbarazzante. A meno che Monti, in realtà, abbia in testa di seguire il modello del Belgio, che è di fatto senza governo da oltre un anno e mezzo. E tutto sommato non è che le cose da quelle parti vadano poi così male. Ma allora, se la ricetta è questa, che bisogno c’era di fare tutto questo pandemonio e cancellare la volontà degli elettori? La risposta è ovvia. Ma non è detto che sia quella giusta». Per Fratesco Cramer Monti è andato «in ginocchio dalla Merkel», con scarsi risultati: «il piano eurobond fallisce». Scrive l’inviato a Strasburgo: «Monti s’inchina davanti al “pastore tedesco” Angela: sugli eurobond cede di fronte al ringhio della Merkel mentre, per rassicurarla sui nostri conti pubblici, le svela un piano che la stessa cancelliera definisce “impressionante”. Una manovra «lacrime e sangue», quindi. Ma quando? E di quale entità poi? Monti glissa, in conferenza stampa non risponde alla domanda, preferendo assicurare che “l’Italia centrerà il pareggio di bilancio nel 2013”. Anche perché, e un professore non può dire altrimenti, “ogni Paese deve fare i compiti a casa”. Quanto siano gravosi questi compiti, il premier non l’ha ancora detto in Patria ma si mormora di una manovra da 30 miliardi in due anni. Notizie che provocano lo “stupore” di Silvio Berlusconi, che ai suoi avrebbe detto “quello di Monti è il mio programma di impegni assunti con l’Europa”».

In una prima pagina dominata dalla chiusura della fabbrica Fiat di Termini Imerese con il titolo di apertura “Lacrime e sangue”, il vertice tra Monti, Sarkozy e Merkel finisce a metà pagina de IL MANIFESTO con il titolo “Merkel e Sarkozy divisi su tutto. Monti, «riforme impressionanti»”, l’occhiello recita “Euro crack – Vertice di Strasburgo”. “Un teatrale nulla di fatto. Il «trilaterale» tra Angela Merkel, Nicolas Sarkozy e Mario Monti ha visto di nuovo l’Italia «protagonista rispettata», ma ha fatto registrare anche la radicale divergenza di vedute tra Berlino e Parigi sul ruolo da attribuire alla Bce (…)” anticipa il richiamo che rinvia alle pagine 4 e 5 che si aprono con il titolo “Una crisi senza uscita” e con, a cavallo tra le due, la foto della stretta di mano a tre dei tre leader. “Il vertice a tre vede l’Italia di Monti più vicina alla Merkel che non a Sarkozy. Il nuovo governo «farà i compiti a casa», ma chiede che gli investimenti strategici non siano calcolati sul tetto di spesa”. A dare il tono dell’incontro ci pensa nella fascia superiore della pagina il grande sommario “«Il professore» cancella l’immagine dell’Italietta berlusconiana ma illustra ai partner europei un «piano di riforme impressionanti»”. Che dal vertice sia uscito un sostanziale nulla di fatto lo sottolinea l’apertura dell’articolo «Pazienza. Bisognerà aspettare ancora per vederci più chiaro sulle eventuali proposte per uscire dalla crisi dell’euro. A pagina 5 il titolo è “Consensi a SuperMario”, mentre il sommario recita “Eurobond: l’Italia sta con Berlino. «La perdita di credibilità del patto di stabilità» colpa di Francia e Germania”. Si legge «Dalla riunione di Strasburgo è emersa una certezza: la subordinazione della politica ai mercati. Ovvero l’inadeguatezza della politica (molto di bottega) a dettare regole ai mercati stessi e a non farsi travolgere (…)» e più avanti «(…) Monti teoricamente era l’ultimo arrivato, il nuovo ospite, al tavolo dei grandi che da mesi condizionano i destini dell’Europa. (…) il professore sembra cercare la propria forza non tanto all’interno del duo franco – tedesco, quanto piuttosto nella rappresentanza dei piccoli paesi (…) Insomma, un Monti diplomatico e educato che, tuttavia, non ha risparmiato una pesante stoccata ai due interlocutori con lui sul palco (…)». Sempre a pagina 5 più di un quarto di pagina è dedicato alla “Controfinanziaria di Sbilanciamoci” che ieri ha presentato il 13° Rapporto. Nell’articolo si sottolineano alcuni passaggi di questo rapporto, come la critica alla manovra economica in cui «non si trova alcuna traccia di interventi per il rilancio di un piano di investimenti pubblici, nessun intervento a difesa del lavoro e dei redditi, nessuna misura per l’innovazione, la ricerca e lo sviluppo del capitale umano. Le risorse potrebbero esserci se si  andassero a prendere i soldi dove ci sono e dove 30 anni di politiche neoliberiste li hanno portati sottraendoli al lavoro e all’economia (…)» si presentano alcune proposte di Sbilanciamoci: lotta alla precarietà, riduzione dei programmi arma, tassa patrimoniale, Programma di piccole opere, fondo per la non autosufficienza, l’ultima proposta è quella di tassare i diritti televisivi per lo sport spettacolo. 

«Il veto tedesco agli eurobond»: questa la sottolineatura del SOLE24ORE sul vertice a tre di Strasburgo. Tuttavia il pezzo dell’inviato che ha seguito direttamente il vertice, Gerardo Pelosi, è più ottimista: «Parte bene la nuova stagione dell’Europa a guida franco-tedesca-italiana», scrive, e mette in luce «l’ottima accoglienza ottenuta dall’Italia» che, anche senza aver strappato alla Merkel il sì agli euro bond, ha comunque ammorbidito la Germania che ora farà un «un gesto di buona volontà» e lascerà più libera la Bce «di operare sul mercato dei titoli pubblici per aiutare i Paesi in difficoltà dell’Eurozona con tutti gli strumenti di cui dispone». Come mai sugli altri giornali la cosa non è passata? Il SOLE spiega che «nessuno dei partecipanti al vertice di ieri si è sentito di enfatizzare questa novità nella conferenza stampa per evitare seri problemi di politica interna alla stessa Merkel». Quanto alle ricadute della missione Monti sull’Italia, Stefano Folli fa il punto: nel ribadire con sollievo che «l’isolamento è finito, la fiducia riconquistata», evidenzia però un problema, ovvero il rischio di aprire una «forbice» fra «i temi di cui il premier discute negli incontri con i partner, ottenendo rispetto e incoraggiamento, e l’agenda del Parlamento a Roma: due momenti tra i quali non dovrebbe esistere una cesura». Guai, infatti, a far sentire le Camere «marginali e magari un po’ superflue». «Ieri, quando la Merkel si è detta «impressionata» dal piano di riforme esposto dal premier italiano, qualcuno a Roma si è risentito», continua Folli, e anche se in serata la cosa è rientrata «l’episodio dimostra che si cammina su una lastra di ghiaccio non solidissima», quindi le forme vanno rispettate, «il Parlamento va al più presto coinvolto» e anche la nomina dei sottosegretari che facciano da raccordo tra governo e Camere è sempre più urgente.

La maggiore sintonia Monti-Merkel su Bce ed Eurobond dimostra, su ITALIA OGGI, secondo l’analisi di Franco Adriano nel pezzo “Merkozy, Angela irrita Nicolas, «che tra Germania ed Italia la musica sembra essere cambiata».  Nella sezione “Commenti” a pag 2, Marco Bertoncini mette l’accento sulle difficoltà politiche sulla nomina dei sottosegretari e difficoltà tecniche sul caso dei decreti-leggi in cantiere. «Per ora» scrive Bertonicini nel pezzo “Il governo Monti si è già arenato”«si procede attraverso consultazioni singole: operazione che, se ripetuta per provvedimento, recherebbe alla paralisi». Pierluigi Magnaschi, nel pezzo “L’Europa dell’euro è a 17 e non di solo due paesi” non risparmia Francia, Germania e Barroso. «Sono i paesi più grandi degli altri, ma questo fatto non conferisce loro nessun diritto alla leadership che semmai spetta a Manuel Barroso, che però, oltre a essere una figura scialba è anche, sul piano economico, decisamente squalificato, essendo stato lui che, come ex premier del Portogallo, ha condotto allo stato pietoso la finanza pubblica del suo paese, anche se, nei sui incredibili predicozzi a destra e a manca, fa finta di non ricordarsi dei guasti che ha provato al Portogallo».

“L’Italia nella diga europea”, titola in prima pagina AVVENIRE. L’Europa ha promosso le misure di Mario Monti, che la Merkel ha definito “impressionanti”. E Monti si è anche riservato, alla fine, una «bacchettata a Merkozy», ricordando loro che «buona parte della perduta credibilità del patto di stabilità» sta nel fatto che nel 2003 erano stati loro a «passarvi sopra, con la complicità del governo italiano». Quindi da ieri, grazie a un Mario Monti «perfettamente all’altezza del suo compito», il duopolio Sarkò-Merkel si è riaperto all’Italia con il compito per Monti di fare anzi ora da «terza gamba del tavolo, un ponte che media fra i due grandi ma anche fra l’Europa del direttorio e i piccoli che raramente partecipano alle decisioni che contano». Insomma, chiosa AVVENIRE, «avreste mai detto che nel giro di poche settimane l’Italia sarebbe rientrata dalla porta principale nella business community europea?». Insomma, «nella cabina di regia siamo rientrati, ma fuori dalla tempesta non ci siamo ancora, anzi per niente. Per lo meno adesso siamo in buona compagnia». 

“Merkel-Sarkozy, fiducia in Monti”. «Il figliol prodigo che torna nella famiglia europea ha i modi pacati e un po’ rigidi di Mario Monti» è l’attacco a pagina 2 dell’inviato de LA STAMPA a Strasburgo, che apre i servizi sulla performance italiana nell’Ue. “La lezione del professore ai “padroni” dell’Europa” titola in modo quasi trionfale il reportage di Fabio Martini a pagina 4, che parla di un «rovesciamento dei ruoli consumato davanti alle telecamere e ai giornalisti di tutta Europa», con Monti che ricorda alla Francia e alla Germania di essere passati sopra le regole del patto di stabilità nel 2003 e che poi nell’annunciare le riforme dice «faremo i compiti a casa». La Germania non è così forte come si crede, è la sintesi del pezzo da Berlino di Tonia Mastrobuoni: basta uno sguardo all’andamento dei titoli tedeschi per capire che rischia di diventare nelle prossime settimane il «paziente di prima classe del Titanic». Una previsione contenuta anche nell’editoriale di Deaglio: “Il gigante dai piedi d’argilla”: la Germania è vissuta finora sulle esportazioni e non su un aumento ordinato e consistente dei consumi interni, cresce la disoccupazione e la produzione si è di nuovo fermata. Forse la Merkel dovrà rinunciare all’inflessibilità finora dimostrata.

E inoltre sui giornali di oggi:
 
CITTADINANZA
IL MANIFESTO – Richiamo in prima pagina per il neoministro Riccardi che “ricorda Masslo”. A pagina 6 di taglio centrale un ampio articolo dal titolo “Riccardi parte dalla tomba giusta” e nell’occhiello si spiega “Il ministro a Villa Linterno per Jerry Masslo, vittima del razzismo e del caporalato”, nel sommario “Impegno: «Porteremo avanti l’integrazione». Intanto porta Morcone al ministero. Zanotelli: cancelliamo la Bossi-Fini”. Nell’articolo accanto alla cronaca della prima uscita del ministro anche un pensiero sulle proposta Napolitano che Riccardi ha ammesso non essere «una priorità per il governo: “Credo che questo discorso debba maturare in parlamento, anche se ciò non significa unanimismo”. Insomma ci vuole la società civile per smuovere la politica (…)».

LA STAMPA – “Il ministro Riccardi: Un dovere la cittadinanza ai figli degli immigrati”. Ieri la prima uscita del titolare dell’Integrazione con visita a Villa Literno sulla tomba dei Jerry Masslo, rifugiato africano assassinato nel 1989 da una banda di criminali. Durante la in Campania il vescovo di Capua Schettino ha parlato delle nuove povertà: «Oggi il lavoro scarseggia, si cominciano a vedere immigrati che chiedono l’elemosina fuori dalle chiese e prendono piede malattie mentali, respiratorie e gastriche». Riccardi ripete che «l’integrazione è una necessità», di un processo che non può aspettare.

FIAT
SOLE 24 ORE – Cresce la tensione dopo lo stop definitivo, ieri sera alle 22, alla produzione nello stabilimento di termini Imerese. Gli operai hanno bloccato l’uscita delle bisarche con le nuove Ypsilon (da oggi prodotte solo in Polonia), e da oggi sono in cassa integrazione in 1.566 in attesa che arrivi nella fabbrica la Dr Motor che dovrebbe assumere molti degli operai. Fiat ne «accompagnerà» all’uscita (prepensionamento) circa 650, ma i sindacati dubitano e si è in attesa dell’incontro al ministero dello Sviluppo  Economico, in programma per il 30 novembre. Il ministro Elsa Fornero nel frattempo si è detta disponibile «a offrire un contributo costruttivo, se richiesto, alla soluzione della vicenda».

RIFORMA FISCALE
AVVENIRE – Il tavolo tecnico sull’erosione fiscale, a cui hanno partecipato 30 espressioni della società civile tra cui il Forum delle associazioni familiari, ha consegnato il suo lavoro di catalogazione delle oltre 700 “tax expenditures” e consegnato i risultati al ministero dell’economia. Un lavoro imponente che è servito innanzitutto a far chiarezza in una giungla di normative. La loro sistematizzazione sarà la base per la prossima riforma fiscale. Per Belletti c’è la necessità di definire in esse una scala di priorità, per cui le agevolazioni fiscali che rispondono a un dettato costituzionale come il sostegno alle famiglie non possono essere toccate.

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