Politica
Monti bye bye, la diaspora dei parlamentari social di Scelta Civica
Ilaria Buitoni Borletti non commenta, ma il suo approdo nel Pd è dato per certo. Il vicecapogruppo alla Camera Bruno Molea dichiara «in questo momento mi sento molto renziano» anche se «ogni decisione è rimandata al Congresso di domenica». Così si sgretola il partito fondato appena 2 anni fa dall'ex premier
Febbraio 2013, elezioni politiche. Monti decide di creare un suo partito. Gli elettori gli danno credito: oltre 2,8 milioni di voti e una pattuglia molto qualificata di parlamentari provenienti dal mondo del Terzo settore e dell’economia civile. Fra gli altri l’ex portavoce del Forum nazionale del Terzo settore ed ex presidente Acli Andrea Olivero; Mario Marazziti (allora portavoce della Comunità di Sant’Egidio); Milena Santerini (anche lei membro della comunità di Sant’Egidio); Mario Sberna (associazione “Famiglie numerose”); Bruno Molea (Presidente Nazionale dell'Associazione Italiana Cultura Sport) e l’ex presidente del Fai Ilaria Borletti Buitoni.
Febbraio 2015, Mattarella è appena salito al Colle. Domenica è convocato il primo congresso di Scelta Civica. Mancano 48 ore, ma alla meta rischiano di arrivarci in pochi. Sicuramente non ci saranno gli otto parlamentari che in questi minuti stanno aderendo al Partito Democratico. Fra loro anche il sottosegretario Borletti Buitoni. Per le agenzie di stampa il dado è tratto. Raggiunta da Vita.it lei si chiude in un asciutto no comment («Non è il momento di parlarne, quando lo sarà dirò quello che devo dire»). Più loquace il vicepresidente dei deputati montiani, Bruno Molea. «Io non sono uno di quelli che salta da un cavallo all’altro senza prima spiegare la scelta nei momenti e nei luoghi opportuni, che non possono essere che quelli del Congresso». Il recinto però è spalancato. «Il fatto che otto persone prendano una strada, non significa che Scelta Civica sia al de profundis». Magari non ai titoli di coda, ma forse sta andando in onda la scena finale. Ancora Molea: «A livello di contenuti in questo momento mi sento molto renziano». Monti? «Una grande delusione, io sono in parlamento grazie a lui, poi lui ha deciso di dimettersi dalla presidenza, ma le motivazioni che mi hanno portato in Scelta Civica, quelle rimangono». Il futuro, dopo domenica? «Dovremo capire i modi e le forme, ma Scelta civica non smobilita». Diventa una corrente del Pd? «Vedremo, ripeto: per quanto mi riguarda nell’area di centro che sta presidiando il premier, mi ci ritrovo».
Non la pensa così, Mario Sberna, deputato che da Scelta Civica è uscito quattordici mesi fa per confluire (e con lui Andrea Olivero, Mario Marazziti, il sottosegretario agli esteri Mario Giro nche lui di Sant’Egidio, Milena Santerini, Federico Fauttilli -ex direttore dell’Ufficio nazionale del Servizio civile) per confluire nel Centro democratico per l’Italia (13 deputati + 3 senatori, fra cui il docente di bioetica Lucio Romano) sotto la guida di Lorenzo Dellai e Bruno Tabacci. Presto solo Centro democratico (la modifica sarà ufficializzata fra pochi giorni). «L’implosione di Scelta Civica non mi sorprende, però entrare nel partito democratico non mi sembra una soluzione utile per tenere dritta il timone si certi temi. Nel partito della Nazione evocato da Renzi c’è spazio per tutto e per il suo contrario, io invece su gender, famiglia F35 voglio avere una posizione chiara». Un avvertimento al premier? «Noi siamo nella maggioranza e qui staremo, semplicemente vogliamo avere piena libertà di azione e di parola sui nostri temi».
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