Famiglia

Monterrey: la sintesi della giornata

Da Annan a Fidel, ecco cosa hanno detto i leader

di A. Capannini

IL PUNTO; MONTERREY, UNA RISPOSTA AL TERRORISMO/ANSA ULTIMI AVVENIMENTI PROVANO CHE SI NUTRE ANCHE DI INEGUAGLIANZE La Conferenza delle Nazioni Unite sul finanziamento per lo sviluppo nella città messicana di Monterrey, ogi entra nella sua fase cruciale. L’obbiettivo del summit è quello di rilanciare il progetto teso a ridurre drasticamente il numero delle persone – oltre un miliardo – che sul pianeta soffrono la fame, hanno un livello di istruzione inaccettabile e vivono in condizioni sanitarie disastrose. Il rischio è che il summit si concluda solo con qualche annuncio spettacolare e una dichiarazione di buone intenzioni. Lo stesso documento finale – preparato da qualche settimana – è già finito sotto accusa perché non contiene impegni precisi. Sarebbe un errore imperdonabile ed una grossa occasione perduta, soprattutto perché la Conferenza di Monterrey è la prima – sul tema della lotta contro la povertà – che si tiene dopo gli attentati terroristici dell’11 settembre scorso e molti dei partecipanti hanno opportunamente avvertito che il terrorismo si nutre anche nell’enorme solco che separa, nel pianeta, i ricchi dai poveri. ”Siamo tutti nello stesso mondo e nessuno può sentirsi al sicuro se qualcun’altro vive in povertà e miseria”, ha detto il segretario generale dell’Onu Kofi Annan nel suo intervento. ”Non ci saranno una pace solida e duratura, né uno sviluppo sostenibile se il mondo non affronterà in modo fermo e deciso, dandole la massima priorità, la lotta contro la fame, che è la manifestazione più cruda della povertà ”, ha scritto Jacques Diouf, direttore generale della Fao, l’organizzazione dell’Onu che si occupa dell’agricoltura e dell’alimentazione. ”Gli avvenimenti dell’11 settembre hanno rafforzato la convinzione che per sradicare la violenza, il terrorismo ed i conflitti, bisogna anche liberare il mondo da tutti i fenomeni dell’esclusione, causa di vulnerabilità e di illegalità, e crearne uno dove ciascuno abbia la sua chance”,ha segnalato Jean-Claude Faure, presidente del comitato di aiuto dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) in un documento presentato al vertice messicano. A Monterrey, quindi, i riflettori sono puntati sui paesi ricchi e, purtroppo, anche sulle divisioni riemerse, in particolare, tra Stati Uniti e l’Unione europea. Il governo di Washington è accusato di essere il meno generoso del mondo. E’ al ventiduesimo posto nella classifica dei donatori ed è criticato perché segue una politica che tende a privilegiare America Latina ed Asia, secondo un progetto legato alle sue aree di interesse. Gli Stati Uniti hanno anche preannunciato che i loro aiuti andranno solo a paesi democratici e efficienti, con preferenza per investimenti privati rispetto a quelli pubblici. Una politica che non convince totalmente l’Ue – al primo posto tra i donatori – perché punirebbe milioni di persone solo perché governate da regimi autoritari e corrotti, dei quali sono le prime vittime. ”Noi sappiamo cosa bisogna fare con i soldi. Occorre operare come si fa attualmente in Afghanistan, ma dobbiamo anche dare aiuti, come contributo alla pace, allo Sri Lanka ed al Congo che escono ugualmente da dei conflitti”, ha commentato Poul Nielson, commissario Ue per lo sviluppo. La Conferenza di Monterrey sembra aver intanto stimolato una specie di asta a chi offre di più, sia pure sempre limitata all’Europa e agli Stati Uniti. Ma, come ha rilevato Mark Malloch, amministratore generale del Programma dell’Onu per lo sviluppo (Undp), qualche miliardo ”non cambia nulla”. Quello che ci vuole, su un tema drammatico come questo, è un messaggio chiaro su come i paesi sviluppati intendono ridurre il baratro che li divide da quelli poveri. Il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, ha assicurato ai Paesi ricchi presenti alla Conferenza internazionale per il finanziamento allo sviluppo, organizzata dalle Nazioni Unite, che gli “aiuti funzionano” e che sostenere i disperati del mondo non è buttare danaro al vento. Annan, che a Monterrey, in Messico, è riuscito a portare una cinquantita tra capi di Stato e di governo, tra cui il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, e il leader cubano, Fidel Castro, nel sul discorso ha sollecitato a raddoppiare gli sforzi. Ma non tutti sono sembrati cosi’ disponibili, anche se ancora prima che la discussione sul ‘Consensus’, il documento finale del vertice, entrasse nel vivo, Unione Europea e Stati Uniti hanno fatto a gara per annunciare i propri piani di aiuti ai Paesi piu’ poveri. “Alcuni donatori potrebbero essere restii a impegnarsi, perché non sono certi che gli aiuti funzionino”, ha affermato Annan, “a loro io dico: ‘Guardate i dati, vi sono prove in abbondanza che gli aiuti funzionano, eccome”. “Gli aiuti portano miglioramenti spettacolari nell’alfabetizzazione e un declino spettacolare nella mortalita’ infantile, quando sono veicolati verso Paesi guidati da leader illuminati e da istituzioni efficienti”, ha proseguito il numero uno del Palazzo di Vetro, mentre i lavori della conferenza entravano nel vivo. Il presidente messicano, Vicente Fox, ha rafforzato l’appello di Annan dicendo che “in questa nuova era di progresso condiviso, tutti devono assumersi le loro responsabilità”. Per centrare l’obiettivo di Annan, i 22 Paesi industriali che costituiscono la comunità di donatori dovrebbero decidere uno stanziamento extra di 50 miliardi di dollari l’anno. Nonostante i significativi impegni promessi da Ue e Usa, il loro contributo ammonterebbe a meno di un quarto di ciò che Annan chiede, secondo fonti Onu. Il Giappone, principale Paese donatore al mondo -con un contributo annuo attuale di circa 13 miliardi di dollari, contro i 10 miliardi degli Stati Uniti e i 23 dei ‘quindici’ dell’Ue- non si e’ ancora pronunciato, ma si sa che Tokyo fara’ presente le proprie difficolta’ economiche. Il presidente dell’Organizzazione mondiale per il Commercio (Wto), Michael Moore, ha affermato che “la povertà in tutte le sue forme è la più grande minaccia alla pace, alla sicurezza, alla democrazia, ai diritti umani, all’ambiente. E’ una bomba a orologeria piazzata al cuore dela libertà”. Sia Moore sia il direttore generale del Fondo monetario internazionale, Horst Koehler, così come il presidente della Banca mondiale, James Wolfensohn, le tre organizzazioni nel miriro degli anti-global, hanno sottolineato che i Paesi ricchi devono assolutamente allentare le barriere commerciali e allo stesso tempo sborsare più soldi. Per il presidente nigeriano, Olsegun Obasanjo, l’obiettivo di Annan è ragionevole, anche se non così generoso come vorrebbero le altre nazioni povere. “La maggior parte dell’umanità non può essere ignorata”, ha detto il presidente, “non è concepibile la sicurezza nazionale senza la sicurezza umana. Combattere efficacemente il terrorismo, che è diventato un compito globale così primario, alla fine si rivelerà impossibile se non si combatte la povertà”. ”L’attuale sistema economico mondiale si basa sul saccheggio e sullo sfruttamento”, secondo il presidente cubano Fidel Castro che ha pronunciato, quale tredicesimo oratore, il suo intervento al vertice dei capi di stato e di governo della Conferenza Onu sul finanziamento agli aiuti di Monterrey. ”L’economia mondiale è nel caos”, ha detto Castro, secondo il quale ”per ogni dollaro speso nel commercio mondiale altri cento vengono usati in operazioni speculative”. Il presidente cubano ha invitato i Paesi ricchi ”a cancellare il debito estero ai Paesi poveri e concedere nuovi prestiti per promuovere lo sviluppo”. Il ‘lider maximo’ della rivoluzione cubana, che si è presentato sul palco con la tradizionale divisa verde-oliva, ha definito il Fondo monetario internazionale ”una funesta istituzione” ed ha invitato i leader dei paesi in via di sviluppo ”a non rassegnarsi ad una elemosina umiliante”. Castro ha concluso il suo intervento lanciando un appello ”ad abbandonare le armi”, declamando ad alta voce che ”un mondo migliore è possibile”.


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