Cultura

Monsignor Crociata, ma il cognome non fa testo

Chi è il nuovo segretario generale della Cei

di Redazione

L’arrivo del vescovo di Noto mons. Mariano Crociata alla Segreteria Generale della Cei, in sostituzione di mons. Giuseppe Betori, ha destato curiosita’ per una figura che fino ad oggi era stata distante dalle stanze romane del quartier generale dei vescovi italiani. Negli atti compiuti nel suo breve periodo (meno di un anno) alla guida della diocesi di Noto, mons. Crociata, a dispetto del cognome impegnativo ha messo l’accento sull’ascolto, tema scelto per il suo primo anno di episcopato e oggetto di numerosi messaggi inviati ai fedeli. Insediandosi in diocesi, mons. Crociata aveva significativamente voluto rivolgere una parola anche a quanti ”per vari motivi, di convinzione personale o di diversa appartenenza, non si riconoscono nella fede e nella vita della nostra comunita’ ecclesiale”. ”Sappiano – aveva aggiunto – il nostro desiderio di rispetto reciproco e di dialogo franco e cordiale”. Difficile dire quale potra’ essere lo stile o l’approccio del nuovo Segretario Generale della Cei. Un segnale si puo’ forse rintracciare nel messaggio inviato per l’Avvento del 2007, in cui aveva ammonito i cristiani a non farsi prendere dalla ”fretta di proclamare, se cio’ che annunciamo non trova ancora un terreno pronto e disponibile”. La posizione geografica della diocesi di Noto, all’estrema punta meridionale della Sicilia, lo ha messo costantemente a contatto con le tragedie dei clandestini che naufragano in mare cercando di raggiungere l’Italia. In un’omelia pronunciata a Pozzallo nell’estate di quest’anno, mons. Crociata aveva rivolto il suo pensiero ”alle masse sterminate e senza voce dei popoli che si affacciano sul Mediterraneo o vi cercano sbocco, di cui noi abbiamo modo di vedere, in televisione se non di persona sulle nostre coste, i volti emaciati e induriti dalla fatica e dalla sofferenza”. ”Bisogna credere nella forza racchiusa nella solidarieta’ dei deboli, degli sconfitti, dei piccoli”, aveva aggiunto, ricordando che ”la via di Dio” e’ ”la via dei piccoli e dei sofferenti, perche’ tutti scopriamo e dobbiamo scoprire alla fine di essere piccoli e sofferenti”. Per il nuovo Segretario Generale della Cei, il messaggio della Chiesa ”pur espresso da una parte”, deve dire ”chiaramente il suo non essere di parte”. Ma, aveva aggiunto, ”se parzialita’ esso dovesse esprimere, questa consisterebbe unicamente nel privilegio riservato alla parte piu’ debole e piu’ trascurata della societa’, come cifra riassuntiva esemplare di tutto l’umano, dell’umano integrale”.

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