Non profit

Monsieur Hulot, le president?

La star del piccolo schermo francese e leader ecologista si presenta alle presidenziali 2012

di Joshua Massarenti

“Percorro il mondo da trentacinque anni e l’ho visto cambiare. Ho esplorato le sue bellezze, ho condiviso le sue felicitià. Allo stesso tempo, ho misurato l’aggravarsi della situazione simultanea delle disuguaglianze e delle distruzioni della natura. L’umanità è diventata la preda di un’epidemia di crisi che opprime la maggior parte dei popoli. Gli equilibri sociali barcollano, quelli del clima sprofondano. Gli uomini e le donne della nostra epoca sono disorientati. Temono per il loro impiego, la loro sicurezza, il loro ambiente, la loro salute e il futuro dei loro figli. La marcia trionfante del progresso assomiglia a un gigantesco malinteso. L’urgenza e il dovere ci costringono a cambiare rotta”.

Ecco la sintesi del manifesto di Nicolas Hulot, l’ecologista più celebre della Francia. Un manifesto pubblicato su Internet pochi minuti prima del lancio ufficiale della sua campagna elettorale a Sevran, banlieue parigina, per conquistare l’Eliseo nel 2012.

Ma prima di sloggiare Nicolas Sarkozy, il leader ecologista, noto nel paese d’oltralpe per la sua trasmissione Ushuaia, dovrà superare l’ostacolo delle primarie che il partito dei Verdi (Europe Ecologie-Les Verts) organizza a giugno per decidere quale tra l’ex giudice e eurodeputata Eva Joly, Henri Stoll e ora Hulot (che sostituirà la candidatura del deputato parigino Yves Cochet).

Originario di Lille, Nicolas Hulot, 56 anni diventa prima fotoreporter per l’agenzia Sipa per poi approdare sul piccolo schermo nel 1987 con Ushuaia, una trasmissione che con il passare degli anni diventerà una delle pià seguite dai francesi. Forte dei suoi record di audience, Hulot crea nel 1990 la Fondation Ushuaia, ribattezzata Fondation Nicolas-Hulot pour la nature et l’homme con l’obiettivo di “influire sui decisori politici e economici, incitare i cittadini a adottare i gesti giusti al quotidiano e sostenere dei progetti (ecologici) in Francia e all’estero”.

Conscio che il suo impegno ecologista non può fare a meno di una intromissione nel campo politico, Hulot sottopone un “Patto ecologico” ai dieci candidati delle elezioni presidenziali del 2007. Tra le proposte firmate dai candidati e da 750mila cittadini francesi, spuntano la nomina di un vice ministro in carico dello sviluppo sostenibile, l’applicazione di un contributo clima-energia e il riorientamento delle sovvenzioni agricole a faviore di un’agricoltura di qualità.

Hulot raggiunge l’apice della sua influenza con la Grenelle de l’environnement, una serie di incontri che, sotto l’iniziativa del presidente Sarkozy riunisce tra settembre e ottobre 2007 lo Stato, le Ong, le collettività territoriali, sindacati e patronato con l’obiettivo di prendere decisioni sul lungo termine in tema di ambiente e sviluppo sostenibile.

Ma l’entusiasmo di Hulot viene messo a dura prova quando il governo Fillon decide di abbandonare nel marzo 2010 un progetto di legge sulla cosiddetta “tassa carbone”. Pochi mesi prima, il leader ambientalista porta sul grande schermo “La sindrome del Titanic” che suona come un manifesto politico. Il film si rivela un flop, e nello stesso anno emergono voci di dissenso nei confronti di Hulot, accusato di essere “un ambientalista sul piccolo schermo” e coltivare dietro le quinte relazioni sospette con le multinazionali (tra i sostenitori della sua fondazione figura il colosso energetico francese EDF).

Da oggi, Hulot avrà modo di rispondere apertamente a tutte le critiche e convincere i francesi che è lui l’uomo giusto per trainare la Francia verso un futuro migliore.


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