Welfare

Mondo senza diritti e con troppe pene

Il rapporto annuale di Amnesty International sulle violazioni

di Paolo Giovannelli

Emergenze per Amnesty International e per tutti coloro che ergono baluardi in difesa dei diritti umani. Tante, sicuramente troppe per un mondo che vorrebbe definirsi civile. Al punto che la partita può dirsi senza fine. Esecuzioni senza processo, torture, maltrattamenti, ?sparizioni?, omicidi politici, pena di morte, prigionia per motivi d?opinione. I luoghi dove i diritti umani sono stati calpestati all?estremo negli ultimi mesi sono Kosovo, Algeria, Colombia, Afghanistan, Turchia (dove non esiste solo il dramma del leader del Pkk Abdullah Ocalan, ma anche quello di 10 attivisti dell?Associazione turca per i diritti umani più vari sindacalisti), Sierra Leone, Zimbabwe, Congo, Kenia. Ma, in totale, sono ben 142 i Paesi e i territori dove la comunità internazionale dovrebbe oggi intervenire, almeno secondo le testimonianze e i dati raccolti nel 1998 e nei primi sei mesi di quest?anno. Le cifre contenute nel Rapporto 1999 di Amnesty International sono tremende tracce inequivocabili delle atrocità commesse da governi e da gruppi di opposizione armata in tutto il pianeta.
A cinquant?anni dalla Dichiarazione dei diritti dell?uomo, in 47 Paesi gli imputati vengono uccisi senza alcun processo; la pena di morte ?fa parte del gioco? in 36; almeno 78 Stati hanno sbattuto in una cella persone ?incriminate? per motivi d?opinione, mentre i dittatori di 37 Paesi usano la tortura e le percosse per allineare i cittadini al pensiero di regime. E si tratta di dati incompleti, che raccontano solo a metà la triste realtà delle violazioni.
Il Rapporto Amnesty 1999 tratta poi dei crimini di guerra, commessi deliberatamente contro le popolazioni civili e ingiustificati poiché privi di qualsiasi motivazione strettamente strategica. La comunità internazionale iniziò ad accorgersene con il conflitto africano dei Grandi Laghi, dove i gruppi etnici di potere in lotta fra loro, oltre ai soliti kalashnikov, lavorarono soprattutto di machete. Le armi da taglio come strumenti di tortura sono state largamente impiegate anche nella crisi dei Balcani, non ancora terminata.
Il mondo, quasi 50 anni dopo Hitler, rivedendo le deportazioni, le uccisioni di massa, lo stupro etnico, i campi di concentramento ha cercato di potenziare i suoi anticorpi alla barbarie. Fra questi vanno annoverati i tentativi fatti con la creazione dei recenti Tribunali internazionali per giudicare i crimini contro l?umanità, come quelli dell?Aja e di Arusha. «L?approvazione dello Statuto del Tribunale penale internazionale permanente avvenuta nel luglio dello scorso anno», afferma il presidente della sezione italiana di Amnesty, Daniele Scaglione, «è anche un esempio di come la pressione pubblica possa agire in favore di importanti cambiamenti. Certo l?arresto a Londra dell? ex presidente cileno Pinochet è un segno importante, ma è ancora presto per dire se la nascita di questa Corte favorirà davvero la giustizia internazionale». Intanto cambiano le guerre e diventa negazione dei diritti umani anche impedire ai profughi di tornare alle proprie case, o arruolare i bambini in formazioni paramilitari, fenomeno presente soprattutto in alcuni Stati africani. Fra tante tragedie, una speranza: già per il 2000 Amnesty ha pronto una nuova meta decisamente ambiziosa, la moratoria mondiale delle esecuzioni. Primo passo per giungere all?abolizione della pena di morte.

Violazioni Paesi
Condanne a morte pronunciate 77
Esecuzioni conosciute 36
Esecuzioni extragiudiziarie 47
Persone scomparse 37
Prigionieri politici 35
Prigionieri per reati d?opinione 78
Tortura e maltrattamento 125
Arresti e detenzioni arbitrarie 66
Decessi in detenzione 51
Profughi dal Kosovo 800.000
Bambini soldato nel mondo 300.000

fonte: Rapporto 1999 Amnesty

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