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Mondiali, tutti guardano al Sudafrica

Inizia oggi la grande parata del calcio, fra sport e politica

di Franco Bomprezzi

E’ il giorno dei Mondiali. All’improvviso irrompe nella cronaca quotidiana il peso e la portata mediatica di questo evento non solo sportivo, soprattutto in questa circostanza, che vede le nazioni del pallone cimentarsi in Sudafrica, il paese di Nelson Mandela.

Colonnino di destra in prima pagina interamente dedicato ai Mondiali sul CORRIERE DELLA SERA di oggi sotto il titolo “I mondiali di Mandela con la foto di Cristiano Ronaldo sorridente alle spalle di un altrettanto sorridente Nelson Mandela. I servizi vanno dalla pagina 58 alle pag 65. “Il sogno si avvera” è il titolo di apertura affidato alla penna di Domenico Calcagno: «Al campo di allenamento i Bafana Bafana hanno trovato il presidente Jacob Zuma, difensore e capitano dei Rangers a Robben Island, che considera questo mondiale «la cosa più importante capitata al Sudafrica dopo le elezioni del ‘94 che misero fine all’apartheid». Interessante anche l’affondo di taglio economico di Fabio Monti: “Il pallone di Blatter vale oro. Superato un miliardo di dollari”: «…La Federcalcio mondiale per la prima volta nella sua storia ha tagliato il traguardo del miliardo di dollari di ricavi: 1059 milioni (883 milioni di euro) con un attivo di 163 milioni di euro. Nel 2003 i ricavi erano 480 milioni di euro e l’attivo 95 milioni». Mandela, lo segnala il sito del CORRIERE, però non sarà alla cerimonia inaugurale del torneo a causa della morte della pronipote di 13 anni Zenani Mandela: «Zenani Mandela, ha perso la vita in un incidente stradale a Soweto, mentre tornava a casa dopo il concerto di inaugurazione della Coppa. Secondo quanto riporta la stampa locale, Zenani, una delle nove pronipoti di Mandela, era in auto con l’ex moglie del premio Nobel per la pace, Winnie Madikizela, rimasta illesa. L’uomo che era al volante della vettura che ha provocato lo scontro è stato arrestato con l’accusa di omicidio». “Il viaggio a ritroso di Rto’o, uomo d’oro dell’Africa povera” è infine il bel ritratto che Roberto Perrone firma sul centroavanti del Camerun che dice: «Per me è incredibile giocare nella terra del mio idolo Mandela».

Foto notizia di spalla su LA REPUBBLICA: “Mondiali al via, Africa nella storia Gli azzurri: ora basta critiche”. I servizi nelle pagine sportive (ben 8): inizia Vittorio Zucconi da Johannesburg: prende il via un mondiale cui partecipano non solo squadre di calcio ma un continente intero. Venduti tutti i biglietti, disagi già sperimentati (ad esempio i collegamenti telefonici e telematici), ma «questo è il primo evento africano non cruento del quale finalmente il mondo si interesserà, non per provare pietà, per lanciare verbose iniziative di pace o per offrire prediche moralistiche condite da qualche sacco di riso». Quanto al calcio, sono 6 le squadre africane in gara, ma al di là dei calciatori star (Eto’o ad esempio) non sembrano in gran forma, anzi. Sono in un «momento di bassa marea tecnica». Gabriele Romagnoli invece si dedica a Mandela, con il quale l’inaugurazione del mondiale si accende. È lui l’uomo del giorno, rispetto al quale tutti gli altri sono comparse. «Finché lui esiste i neri possono credere che tutto è veramente successo, non hanno sognato ecco lì la prova. E i bianchi possono sperare che quel che accadrà domani non sarà poi così brutto». Gianni Mura invece si occupa della nazionale: «il calcio italiano arriva in Sudafrica a fari spenti, come spesso le è accaduto… tra la politiche e gli azzurri solo parole acide o prese di distanza, o interventi populistici che nemmeno Peron avrebbe immaginato, ma Calderoli sì». Ma gli azzurri accogliendo l’appello del ministro leghista (diminuire i premi) hanno deciso di devolvere alla Fondazione per la celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia una parte degli eventuali premi.

“Sono i mondiali del pallone, non di Mandela”, titola in taglio basso IL GIORNALE per il pezzo di Giuseppe De Bellis che scrive: «Al netto della retorica è il giorno del pallone. Si comincia, si gioca. Perché questi non sono i mondiali di Mandela, della fine dell’apartheid, delle scuse collettive del pianeta a un Paese. Sono i mondiali del calcio: il Sudafrica non è la notizia, ma il contorno. Oggi comincia un rito collettivo fatto di giocatori, di tifosi, di gol, di spettacolo. Si gioca per vincere. Il resto è un tentativo un po’ troppo facile di dare al pallone la responsabilità che non può prendersi: quella di sostituirsi alla politica e alla storia. Mandela non è rimasto in carcere 27 anni per diventare un simbolo del pallone. Qui c’è la nostra arroganza snob, la presunzione di dare un volto a un evento, un’immagine seria a un appuntamento che serio non è. Il Sudafrica è merce buona per far credere a chi detesta il pallone che dietro a un partita cui sia la sconfitta del razzismo, la rinascita di un Paese che era la vergogna del pianeta. No. Il calcio non è diplomazia, la Fifa non è una piccola Onu. Hanno caricato questi Mondiali di una aspettativa che il pallone non può soddisfare senza snaturare se stesso. Non si può chiedere al calcio di rendersi sobriamente intellettuale in onore di un appuntamento che è per sua natura la massima espressione del circo pallonaro.

IL MANIFESTO inve titola: «I Have a team. Buone ragioni per tifare…», questo il titolo dell’articolo di Alberto Piccini che inizia in prima pagina e poi prosegue nelle due pagine (la 8 e la 9) dedicate all’avvio dei Mondiali 2010. Una foto di Mandela e l’annuncio dei servizi alle pagine interne «Elettrico Sudafrica, la star è Madiba» completano il richiamo. «L’ultima volta, quattro anni fa, avevamo suggerito di tifare Ghana tanto per cominciare», scrive Piccinini «(…) l’occasione di tifare Africa a prescindere, al Mondiale che si apre stasera, è cosa persino troppo ovvia. (…) Non c’è niente da fare, gli azzurri sono sempre più una squadra di “un paese per vecchi”. Senza popstar, senza un briciolo di avventurosità politica e /o immaginaria (il negroitaliano Balotelli e il genietto Cassano a casa), attaccati come le cozze al concetto di “gruppo” che Lippi predica da anni come un guru del management (…), attaccati infine alle coincidenze della buona stella che nel 1982 partorirono un Paolo Rossi e nel 2006 una squadra intera, per dire. Tifereste voi per questi uomini benché azzurri? Boh» scrive ancora Piccinini. Tra gli articoli anche un ritratto della nazionale francese e del suo ct in campo questa sera dopo la partita di esordio Sudafrica Messico, non manca il calendario dei mondiali e le formazioni delle quattro nazionali in campo oggi. 

Al via il campionato mondiale di calcio, il primo nel continente africano. Si parte da qui e dai pronostici di Billy Costacurta e Gigi Garanzini in prima che aprono il servizio di pagina 18 e 19 del SOLE 24 ORE. Due pagine che raccolgono le schede di tutte le squadre, i pro e i contro di ognuna, con un filo di ironia. A supporto, un articolo dedicato a lui: Diego Armando Maradona. Il mito, el pibe de oro, l’eterna star tra inferno e paradiso. E con lui la squadra alboceleste, l’Argentina, favorita per la finale dell’11 luglio. Un mese di distrazioni, tifo, polemiche, vittorie e sconfitte. Ma anche di Africa, collegamenti con le township, con una realtà troppo spesso patinata o drammatizzata che in questa occasione si muove sul tavolo delle grandi manifestazioni mondiali, occhi puntati del resto del mondo, e che vuole dimostrare il meglio: che in Africa un evento del genere si può organizzare e, anzi, che proprio qui ritrova la sua ragion d’essere. Vincerà la Spagna, secondo Costacurta, e deluderanno le africane. Per Garanzini, invece, un solo commento: «Torna in palio da questo pomeriggio a Johannesburg una coppa del mondo che l’Italia farà fatica a difendere. Molta fatica. Ci proverà con non eccelse risorse tecniche, inferiori comunque a larga parte della concorrenza. Ma con l’orgoglio di chi non vuol rassegnarsi ad abdicare, e la consapevolezza che le partenze a fari spenti sono storicamente le più congeniali al nostro calcio». Detto ciò, non rimane che il tempo per un monito scaramantico da parte dello stesso Garanzini (a cui ci associamo non svelandone il senso), sulla data della finale in programma l’11 luglio: «Per chi ha buona memoria azzurra, non esattamente una data qualunque».

Editoriale in prima pagina di AVVENIRE e doppia pagina nello sport dedicati all’avvio di Sudafrica 2010. L’editoriale di Alberto Caprotti parla di «un mondiale da guardare, un mondo da capire», con «il circo dello sport-business più ricco del mondo paracadutato in una delle terre più derelitte del pianeta». Caprotti paragona la portata storica del primo mondiale africano addirittura a quella del primo presidente americano nero: «inutile però scomodare concetti troppo lontani per essere veri: una pallone non sconfigge il razzismo, l’Aids, la miseria e la delinquenza. Non lo ha mai fatto, né si illude di poterlo fare», anche perché «a conti fatti spesso il bilancio finale non è così idilliaco»: tuttavia «spesso porta messaggi positivi, belle storie, umanità diversa». All’interno intervista a Marcello Fiasconaro, ex primatista mondiale degli 800m, che è nato e vive a Città del Capo: «questo è il nostro anno zero. Se i Bafana Bafana dovessero vincere la coppa del mondo, in questo paese il cammino di pace sarebbe più breve e meno faticoso». Italo Cucci sottolinea come questi mondiali siano un «risarcimento per il Continente nero» e per tutte le giovani promesse calcistiche di cui ci siamo «impossessati, schiavizzandoli». Il tono generale e ripetuto è che in ogni caso, comunque vada, «il gol più grande è quello di Mandela, e lo ha già segnato».

L’allegra foto di un bambino che mostra con orgoglio la sua cresta con i colori del Sudafrica annuncia in prima de LA STAMPA le dieci pagine dedicate agli storici Mondiali di calcio africani. La grande festa del Sudafrica inizia oggi con il match d’esordio tra i padroni di casa e il Messico. Nelson Mandela aveva fatto sapere che sarebbe venuto allo stadio, magari anche solo per pochi minuti, per «celebrare il riconoscimento che l’Africa ha le potenzialità per smettere di essere il bambino malato del mondo» (notizia poi drammaticamente smentita in queste ore, per la morte di una pronipote in un incidente stradale ieri sera, ndr).  In un messaggio, il padre del nuovo Sudafrica scrive: «Lo sport ha il potere di ispirare e di unire i popoli. In Africa il calcio ha molta popolarità e ccupa un posto particolare nel cuore della gente. Ecco perché è così importante che la Coppa del Mondo sia ospitata, e per la prima volta, dal Continente africano. Dobbiamo sforzarci per dimostrare la nostra eccellenza e allo stesso tempo assicurarci che l’evento lasci un duraturo beneficio a tutta la nostra popolazione». Intanto il protocollo Fifa per la cerimonia di apertura è andato in tilt per i troppi capi di Stato, dittatori e rispettive mogli al seguito e rischia di diventare un’enorme fonte di imbarazzo. Un palco speciale è stato allestito per il presidente Zuma, le tre consorti e la nuova fidanzata, mentre il leader del Sudan Omar al-Bashir, su cui pesa un mandato di cattura, ha rinunciato a intervenire. Definito come “Special One”, il Mondiale mai visto ha tanti valori aggiunti, con sei squadre africane in lizza, le due Coree al via insieme e Maradona ct. La diversità sta anche nel luogo e nella lontananza dalla geografia ortodossa. Si torna a giocare in altura (non succedeva da Messico 1986) e si torna in inverno (ultima volta, Argentina 1978). Ci sono tutte le nazioni che hanno alzato almeno una coppa, ma, ricorda nel suo articolo Roberto Beccantini «saranno Mondiali al buio, come garba a Blatter, senza moviole ufficiali o supporti tecnologici, senza i giudici di porta, con il quarto uomo che avrà poteri da terzo assistente. Nove volte ha vinto l’Europa, nove il Sud America: l’Africa traccerà un confine soprattutto qui, tra gli imperi che hanno scritto la storia dello sport e, non di rado, sfigurato la sua. I pronostici son bussole che possono scivolare di mano… E poi chi sarà il nuovo Re Leone?». Una pagina è dedicata alla nazionale italiana e alla decisione dei giocatori di devolvere una quota dei premi ai festeggiamenti per i 150 dell’Unità d’Italia, una decisione giudicata “già sufficientemente spiazzante da considerarla una vittoria. Un’idea semplice, venuta a Buffon, su cui il gruppo si è subito trovato d’accordo: «È un valore, ci mettiamo la faccia e  soldi», ha commentato Cannavaro. Un bel reportage di Giulia Zonca racconta infine il misterioso ritiro della squadra della Corea del Nord che si allena tra le baracche della township di Tembisa in un campo presidiato da uomini con il mitra in mano. Di politica i giocatori non parlano, ma hanno una missione: ripetere il Mondiale del 1966.

E inoltre sui giornali di oggi:

INTERCETTAZIONI
LA REPUBBLICA – Controcopertina bianca per il quotidiano diretto da Ezio Mauro che in seconda scrive un editoriale: “Il perché di una pagina bianca”. «Per testimoniare ai lettori e al Paese che ieri è intervenuta per legge una violenza nel circuito democratico attraverso il quale i giornali informano e i cittadini giudicano e controllano… Tutto questo mentre infuria lo scandalo della Protezione Civile, nato con le risate intercettate ai costruttori legati al “sistema” di governo,  felici per le scosse che squassavano L’Aquila».

IL MANIFESTO – Apertura «Senza parole» affidata a una vignetta di Vauro che ha proprio questo titolo e che su un fondo completamente nero disegna il classico omino di Vauro strangolato da una nuvoletta completamente bianca. «La legge bavaglio sulle intercettazioni passa al Senato. La destra vota compatta lo scempio delle libertà. Il Pd non partecipa al voto, l’Idv protesta: “Realizzato un punto del programma della P2”. Anche i giornalisti di Mediaset si schierano contro il loro editore, tg Sky listati a lutto. La Federazione della stampa chiama allo sciopero giornali, radio e televisioni: il 9 luglio la giornata di un rumoroso silenzio». Due le pagine dedicate al tema e il commento in prima pagina dell’eloquente titolo «Ora disobbedire» a firma Giuseppe Di Lello che conclude: «(…) questa destra non ha paura di nessuno e marcia compatta verso la propria meta, anche perché nessuno a sinistra sembra in grado di farle paura, di saper difendere la Costituzione e i diritti civili e sociali che essa riconosce e garantisce: prima che si concretizzi il secondo ventennio berlusconiano che vorrebbe distruggere quanto di positivo per la democrazia si era costruito dopo il criminale ventennio fascista». 

STIPENDI D’ORO
IL GIORNALE – Vittorio Feltri definisce quella di ieri «La giornata memorabile per il Palazzo. In Consiglio dei ministri hanno realizzato un colpo degno della banda bassotti. Mentre i signori del governo erano indaffarati a  capire perchè stavano là, è passata una proposta indecente senza che nessuno abbia eccepito alcunchè. Si tratta della inviolabilità del superstipendio  percepito da centinaia, forse migliaia, di burocrati d’alta rango e probabilmente di basso rendimento. In base al principio che i notabili conviene tenerseli buoni, non si tocchino i loro stipendi. Mentre la grana di chiunque altro venga pure ridotta tanto sono povericristi. Stupefacene che nessuno abbia battuto ciglio davanti a simile schifezza». 

MEDIA
ITALIA OGGI – “Stipendi, la Rai non bada a spese”. Il giornale dei professionisti dedica una pagina intera all’inchiesta del settimanale  L’Espresso in uscita oggi sulle star della Rai pagate a peso d’oro. Alcuni esempi: i compensi di Carlo Conti, Antonella Clerici superano il milione di euro. Santoro percepisce 700 mila euro, Baudo 900 mila, Floris 560 mila, Minzolini 600 mila. La Gabanelli invece, con 150 mila euro all’anno, guadagna un quinto di quello che percepisce Serena Dandini il cui stipendio è di 700 mila euro. Emanuele Filiberto di Savoia si accontenta di 20 mila euro a comparsata. Claudio Cappon, che è l’ex d.g. è assunto a tempo indeterminato ma di fatto senza un incarico preciso. Anche se non si sa cosa faccia, si sa che guadagna 448 mila euro. Titolo dell’inchiesta Star a peso d’oro. La fonte, secondo quello scritto dall’articolo di ITALIA OGGI « è un alto dirigente Rai».

DONNE E PENSIONI
IL MANIFESTO – Un piccolo richiamo in prima pagina e un ampio articolo a pagina 6 per raccontare la decisione del governo che porta l’età pensionabile delle dipendenti pubbliche a 65 anni a partire dal 2012 «La finta parità tra uomini e donne» è il titolo dell’articolo di Galapagos. A contorno una serie di articoli che analizzano la situazione in alcuni paesi europei: Germania, Francia e Gran Bretagna. Insomma, scrive nel sommario il MANIFESTO: «L’Italia risponde così alla richiesta di “parità” avanzata da Bruxelles. Ma ad essere ossequiato è solo il totem paritario: tutto il resto resta dispari. Diversamente dal resto d’Europa».

IMMIGRAZIONE
LA REPUBBLICA – La Consulta boccia l’aggravante clandestinità, ma dà il via libera al reato d’immigrazione clandestina. Il primo pacchetto sicurezza prevedeva che se fatto da un clandestino un reato dovesse essere sanzionato con pene aumentate di un terzo. Diverso il discorso per il reato di immigrazione clandestina che invece è stato ammesso. Ieri il Cdm ha approvato il Piano nazionale per l’integrazione e l’accordo che introdurrà il permesso di soggiorno a punti.

CORRIERE DELLA SERA – “Reato di clandestinità: sì della Consulta, ma senza l’aggravante”. Non può esistere l’aggravante di clandestinità. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale  smentendo un passaggio del decreto sicurezza approvato nel 2008 dal governo Berlusconi. La Corte ha dato il via libera al reato in sé. Spiega il quotidiano: «Le motivazioni delle due decisioni si conosceranno quando i giudici relatori, Gaetano Silvestri e Giuseppe Frigo, le avranno messe nero su bianco. Al momento, tuttavia, si sa che l’aggravante di clandestinità (art. 61, numero 11 bis, del codice penale introdotto dalla legge 125 del 24 luglio 2008) sarebbe stata bocciata per violazione degli articoli 3 e 25 della Costituzione. In primo luogo, dunque, per irragionevolezza perché – sarebbe stato questo il ragionamento dei giudici della Consulta – in base al principio del ‘ne bis in idem’ l’aggravamento della pena andrebbe a collidere con il reato di clandestinità introdotto nel 2009 dal “pacchetto sicurezza”. Inoltre, l’aumento di pena violerebbe il principio costituzionale del «fatto materiale» quale presupposto della responsabilità penale, nel senso che l’aumento di pena sarebbe collegato esclusivamente allo ‘status’ del reo (il trovarsi irregolarmente in Italia) e non alla maggiore gravità del reato, nè alla maggiore pericolosità dell’autore (è il caso dei recidivi o dei latitanti)».

GIOCHI TV
IL GIORNALE – Emanuele Filiberto annuncia in un’intervista  che condurrà Ricchi di energia, un game show in onda dal 21 giugno su Rai 2, alle 14.30. Le regole del gioco: ogni concorrente gioca una giornata virtuale e vincerà chi consumerà di meno in termini di kilowatt. Alla domanda sui compensi degli uomini tv Filiberto risponde: «Di solito non mi piace parlare di soldi. Comunque credo in questo progetto e quindi ci lavoro gratis».

ZANZARIERE
CORRIERE DELLA SERA – Giuseppe Remuzzi firma una un’inchiesta sul calo della mortalità infantile  ottenuta grazie alla diffusione di zanzariere riprendendo i dati pubblicati da Lancet. Oggi nel mondo (ma quasi esclusivamente in Africa) muoiono 8 milioni di bimbi prima dei 5 anni, la metà rispetto a 40 anni fa. Secondo l’articolo però questi decessi si potrebbe evitare quasi del tutto: l’allattamento al seno salverebbe 1,3 milioni di bambini e solo le zanzariere si eviterebbero 800mila decessi. 


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